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19 marzo 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

«Banca Prealpi rapinata dalla riforma»

La rivoluzione delle Bcc vista da Tarzo

| Andrea De Polo |

| Andrea De Polo |

«Banca Prealpi rapinata dalla riforma»

TARZO - Scoppia il caos attorno alle banche di credito cooperativo, e anche Banca Prealpi si interroga sul proprio futuro. La riforma al vaglio del governo in queste ore prevede la creazione di una holding unica per le Bcc italiane, una sorta di maxi organismo bancario in grado di intervenire a sostegno di eventuali criticità delle singole banche. Soluzione ottima per gli istituti di credito in difficoltà, che in questo modo avrebbero le spalle coperte, ma invisa a chi ha i conti in ordine, come Banca Prealpi, e si sente chiamato a ripianare i debiti altrui. Esiste la scappatoia, la “Way Out”: le Bcc con almeno 200 milioni di euro di patrimonio potranno defilarsi dal “calderone” della holding, e trasformarsi in Spa. Banca Prealpi ne avrebbe i requisiti: al momento la trasformazione in Spa è difficile, ma non impossibile, secondo il presidente Carlo Antiga.

 

I dubbi dei soci

 

Mario Azzalini è un socio vittoriese di Banca Prealpi. Prendendo spunto dalla lettera con cui alcuni senatori Pd (tra cui Felice Casson) evidenziano una serie di criticità della riforma in corso, Azzalini traduce a livello locale i timori della maxi riforma al vaglio del governo Renzi: «Le Bcc non sono tutte uguali. Molte sono alla frutta, altre invece sono come alveari pieni di miele fabbricato dai risparmiatori del territorio: è il caso della nostra Prealpi. Nel momento in cui tutto viene livellato, ecco che il miele delle Prealpi viene rapinato e distribuito a Roma, in Emilia, e al Sud». Insomma, come avviene già per i Comuni virtuosi (che con il fondo di solidarietà finiscono con il regalare, letteralmente, risorse agli enti spendaccioni), anche per le banche chi sta meglio potrebbe essere costretto a mettere mano al portafoglio per salvare gli altri.

 

Se sarà un carrozzone, diremo di no

Il presidente di Banca Prealpi conferma i timori di Azzalini: «Le sue osservazioni sono pertinenti» riconosce Carlo Antiga. «L’Europa non apprezza la frammentazione delle banche cooperative, e ci vuole sotto una unica holding, un organismo al di sopra di tutte che possa intervenire nelle situazioni di crisi. E questo va a discapito delle banche più virtuose. Siamo sempre riusciti a far crescere il nostro patrimonio di eccedenze, ora questo potrebbe essere messo in discussione ed essere utilizzato dalla holding per salvare le realtà più precarie». Tanto semplice quanto disarmante. La scrittura della riforma, anche a causa delle polemiche generate, è ancora in corso: le lobby vicine alle realtà come Banca Prealpi spingono perché sia garantita, nel caso di istituti con i conti in ordine, la massima autonomia della banca. In realtà, le banche hanno già una sorta di fondo di solidarietà, tanto è vero che nel 2015 la Prealpi è intervenuta con circa 3 milioni di euro contribuendo al salvataggio di altre realtà in crisi, tra cui Banca Marche, Banca Etruria, Cari Ferrara e Cari Chieti. E quindi, un universo delle Bcc sano farebbe comodo a tutti.

 

Ma la holding può funzionare solo se «gestita con un sistema diverso da quello utilizzato finora dai grandi colossi bancari» spiega Antiga «e cioè con una nuova logica di efficienza. La “Way Out” comporterebbe, per noi, difficoltà operative (diventare una Spa significherebbe dover creare da zero nuove strutture) ma anche dilemmi etici: tradiremmo chi ci ha dato questo patrimonio nelle scorse generazioni, privatizzandolo a vantaggio dei soli soci di oggi. Però, se questo progetto nazionale diventasse un “carrozzone”, la Way Out sarebbe l’unica via di fuga da una morte certa. I dettagli del progetto di riforma sono già in ritardo, ci riserviamo di vederli in 15-20 giorni e poi decidere».

 


| modificato il:

Andrea De Polo

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