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28 marzo 2024

Treviso

“La buona scuola”: la preside del "Duca degli Abruzzi" sulle novità annunciate dal Governo Renzi

L'analisi della dott.ssa Antonia Piva sui punti più critici

| Davide Bellacicco |

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| Davide Bellacicco |

antonia piva

TREVISO- Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini e il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi hanno annunciato, alcuni giorni fa, un corposo intervento nel settore di competenza con l’ambizione di rinnovare radicalmente non solo il sistema delle assunzioni, eliminando il precariato, ma anche intervenendo sulla valutazione del personale e sulla didattica. Seguirà una fase di confronto sulle idee presentate e di coinvolgimento dei cittadini. La dott.ssa Antonia Piva, dirigente scolastico del Liceo Statale “Duca degli Abruzzi”, noto istituto del capoluogo, ci aiuta a focalizzare i punti dotati di maggiore complessità. A lei un ringraziamento per aver concesso l’intervista.


Dottoressa, parliamo delle riforme annunciate dal Governo in materia di istruzione: quale giudizio trae dalle prime indiscrezioni?


 “Per quanto concerne il personale, più del 90% dei nostri docenti sono di ruolo.  Una delle questioni più calde da affrontare quanto prima e che ci interesserà più da vicino riguarderà invece il corso di scienze applicate e il liceo economico: due indirizzi nuovi che, a cinque anni dall’istituzione non hanno visto un intervento del Ministero atto a definire le modalità dell’esame di stato. Ad ogni modo la riforma annunciata in queste ore potrebbe stravolgere le modalità di accertamento al termine del ciclo di studi in modo radicale. Per il resto probabilmente c’è del vero quando si dice che solo chi la scuola la vive nel quotidiano, ne conosce anche gli aspetti da curare: vedo una realtà di macrosistema che può essere molto valida ma che rischia di mancare di concretezza”.


Forse utopisticamente, considerato il dato storico, la dott.ssa si augura un futuro denso di capi di dicastero meno avvezzi a interventi radicali e dimostrazioni di genio e più propensi a meditate e puntuali correzioni.


Esiste, a suo avviso, nel nostro territorio un diffuso fenomeno di calo di iscrizioni, come si registra altrove o i problemi sono da ricondurre ad altro?


“Paradossalmente abbiamo dovuto rinunciare noi a diverse iscrizioni per motivi di spazio. Le difficoltà logistiche sono vissute su tutto il territorio nazionale e rappresentano una delle principali note dolenti del sistema scuola italiano. D’altronde, queste difficoltà non sono che il riflesso della situazione complessa in cui versa il Paese e da amministratore dialogo con le istituzioni e non fatico a comprenderne il disagio, condiviso, nella gestione della cosa pubblica puntando al miglior risultato in un tempo di crisi e di scarsità di risorse”.


Nelle proposte del governo si denota un’apertura ad un modello di scuola innovativo, più aperto ad esperienze diversificate.  Va detto che, in via sperimentale, diversi istituti già quest’anno hanno avviato interessanti progetti in merito, in particolare nel periodo estivo. Possiamo già tracciare un profilo della situazione attuale?


“85 studenti del quinto anno sono stati per quindici giorni nel Regno Unito per conoscere la lingua particolare dei diversi settori professionali (tecnologia, medicina, psicologia), progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo, in controtendenza rispetto al dato statistico che vede l’Italia fanalino di coda nell’utilizzo di tali risorse”.


L’ intervista continua. Per quanto concerne l’alternanza scuola lavoro, presente nelle proposte di riforma, la dirigente, sottolineando come tale esperienza sia già realtà sul territorio, spiega come anche per gli studenti liceali, dotati di una formazione più teorica, possa risultare proficua, citando una maggiore conoscenza del mondo dell’imprenditoria, con le sue eccellenze, e  delle  complessità della vita lavorativa.


Lo sottolinea più volte il dirigente scolastico: ravvisa negli ultimi anni una forte partecipazione delle famiglie alla vita della scuola, un senso di solidarietà concreta nella sfida educativa. Per una formazione completa della persona l’alleanza fra educatori è fondamentale, non meno dell’innovazione metodologica.


Molto critica, invece, sul tema del merito: “Quando pensiamo alla scuola dei nostri nonni, pensiamo ad un sistema nel quale non vigevano categorie di merito. È un’idea aziendalistica che poco si confà al mondo dell’istruzione. Non è scontato, insomma, che il docente plurititolato e particolarmente attivo sul versante dei progetti sia didatticamente più efficace e competente del collega che preferisce un approccio più classico in aula”.


Ad opinione di chi scrive, molto dipenderà da come il testo che si andrà ad approvare declinerà il concetto di merito e da quali criteri si sceglierà di adottare , onde evitare di lasciare sacche potenzialmente ambigue di potere discrezionale a chi dovrà fattivamente valutare ma cercando anche di restare il più possibile aderenti alla situazione reale, un tema che, peraltro, già si era posto in passato con gli interventi dell’allora ministro Brunetta in materia di pubblica amministrazione e che non aveva mancato di sollevare interrogativi. 


 



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Davide Bellacicco

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