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24 aprile 2024

Treviso

25 aprile: le testimonianze e le ragioni di una festa

| Davide Bellacicco |

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| Davide Bellacicco |

25 aprile: le testimonianze e le ragioni di una festa

TREVISO- In una Piazza dei Signori gremita e commossa, alla presenza delle autorità civili e militari del territorio, l’ing. Aldo Tognana ha inteso ripercorrere, nella sua orazione, quei fatti terribili avvenuti nella nostra città e custoditi nel cuore di un allora giovane partigiano. Il nostro concittadino Aldo, il testimone di una storia bella, la liberazione, ma preceduta da quel male assoluto che tante vite ha falciato. Li ricorda bene quei giovani eroi che, infiammati di quell’ardente desiderio di libertà partirono ma non tornarono. Quei giorni decisivi di settant’anni fa in cui si saliva sulla torre civica per avvistare le manovre dei tedeschi e si sperava, pur temendo il peggio. La Chiesa trevigiana, che tanto e attivamente contribuì negli anni della Resistenza, il senso del bene comune che faceva sì che uomini e donne culturalmente e ideologicamente anche assai distanti scegliessero di anteporre alle differenze l’obiettivo di un ritorno all’uguaglianza, alla giustizia sociale, alla sovranità popolare. Assai significativo e denso di riferimenti al presente, il discorso ufficiale di Umberto Lorenzoni, il Presidente provinciale dell’ANPI, associazione che, in un’ottica di rappresentatività delle diverse culture che contribuirono alla Resistenza, condivide con l’AVL, presieduta sul territorio dallo stesso Tognana, la responsabilità del mantenere viva non solo la memoria ma anche le ragioni e lo spirito che indusse tanti a scegliere di costruire l’alternativa democratica per il futuro della nazione.

Il 25 aprile ricorda coloro i quali sacrificarono ogni cosa, anche la vita per riaffermare quei valori che saranno poi a fondamento della nostra Carta Costituzionale. La resistenza e ciò che la animò permane come patrimonio della comunità, giacché se è vero che furono proporzionalmente pochi i partigiani come li ricordiamo (quelli, per intenderci, che combattevano sui monti, armati, cobelligeranti con le forze alleate), non va dimenticato il tributo decisivo di quanti, ciascuno nel proprio piccolo, si adoperarono per comunicare informazioni, nascondere ebrei e dissidenti nelle proprie dimore o in ciò che di esse restava. Oggi, a distanza di quasi tre quarti di secolo, la Festa della Liberazione, come anche il Presidente Mattarella ha ricordato, è semplicemente degli italiani, di tutti gli italiani, non della sola tradizione comunista, come pure in alcuni frangenti della storia repubblicana la retorica semplicistica mediatica ha forse malamente sintetizzato, ma anche e persino di quelle aree del pensiero politico che tendono a recare continuo discredito a quell’esperienza, elevando l’eccezione a emblema, ricordando eccidi e barbarie indicibili che si commisero in quei giorni e che vanno consegnate alla storia come tali, senza remore revisioniste alcune, e questo perché oggi, fatte salve nicchie nostalgiche, non c’è destra o sinistra che tanto in nome di istanze liberali, quanto in virtù di un portato storico cristiano sociale o socialcomunista non fondi la propria libertà di espressione e la possibilità di partecipare al confronto dialettico negli ideali di democrazia e partecipazione frutto delle scelte di chi seppe dire no. Aldo Tognana ha, infatti, ricordato con lucidità la necessità che vi fu da parte del Comitato di Liberazione Nazionale di affermare in città un potere riconosciuto e capace di colmare il vuoto lasciato dalla fuga delle forze nazifasciste, e questo proprio in ragione di intervenire ed evitare le reazioni delle frange più intransigenti e che in alcuni casi risposero con l’imperdonabile eccesso a venti lunghi, atroci e drammatici anni di inqualificabili soprusi e violenze.  A Treviso il dovere morale di ricordare alle generazioni attuali e a quelle che verranno che vi sono valori grandi che vanno difesi con coraggio, perché ne va della dignità della persona umana, e l’onore per l’eroicità dei suoi concittadini che, settanta anni fa, determinati e speranzosi eppure umani, quindi provati dalla guerra e dalla fame e terrorizzati, risposero sì alla chiamata per la libertà.  

 



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Davide Bellacicco

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