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28 marzo 2024

Treviso

Accoglienza, Calò al ministro Salvini: "Non cancelli anni di lavoro"

Antonio Calò, insegnante del liceo Canova che ospita nella sua casa 6 migranti, chiede la revisione del decreto sicurezza

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Accoglienza, Calò al ministro Salvini:

Antonio Silvio Calò

TREVISO - "Rinnovo con ancora più convinzione il mio appello al Ministro dell’interno Matteo Salvini, perché riveda l'impianto del decreto per quello che riguarda l'accoglienza, che deve essere ferma ma giusta".

Lo afferma Antonio Silvio Calò, il professore trevigiano che insegna storia e filosofia al liceo classico Canova di Treviso, insignito pochi mesi fa del premio di Cittadino Europeo 2018, che dal giugno 2015 ha aperto le porte della sua casa a sei immigrati africani. Calò qualche giorno fa ha rivolto un appello al Ministro Salvini in merito al decreto sicurezza approvato dalla camera e dal senato definendolo “una legge ingiusta”, e chiedendo di rivedere i contenuti del decreto in riferimento alla questione dei profughi, dicendosi pronto a dare il proprio contributo di proposte al responsabile del Viminale.

"Il decreto sulla sicurezza di fatto cancella anni di lavoro, cancella qualsiasi ipotesi di accoglienza diffusa, cancella l’accoglienza di tanti italiani a partire dalle forze dell’ordine per giungere fino si singoli cittadini, cancella l’accoglienza in quanto tale, quella che anche Lei rappresenta perché è ministro non solo di una parte degli italiani ma di tutti gli italiani - scrive Calò - Tutto ciò lascia presagire un futuro dove inevitabilmente ci saranno momenti delicati sul piano sociale. Credo profondamente che tutti gli italiani siano d’accordo nel non permettere che situazioni di disagio sociale sfocino in violenza che vada a colpire degli innocenti, gli ultimi, italiani non”. “La storia ci aiuta a capire che oggi tocca a loro, ieri è toccato a noi, domani potrebbe riaccadere”.

“Capisco le sue ragioni di mettere ordine li dove non c’era. E su questo non ho dubbi - continua la letta di Calò - Le persone che bussano alla nostra porta sono persone/uomini prima di tutto. Ho aperto la mia porta perché ho immaginato che fossero i miei figli a bussare e mi sono augurato che qualcuno dall’altra parte aprisse. La nostra esperienza dimostra che si può accogliere, nel rispetto delle leggi e degli italiani, creando sinergie utili sia per coloro che sono accolti che per coloro che accolgono. Sono disposto a girare l’Italia per dimostrare che si può, se si vuole. Se non si vuole non si potrà mai... Capisco le ragioni politiche, le ragioni elettorali, capisco tutto, ciò che non riesco a capire è il silenzio del suo cuore cristiano”.

 


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