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19 aprile 2024

Vittorio Veneto

Aiuta i profughi. Espulso dalla città, fa ricorso al Tar

"Così impediscono anche di fare lezioni di italiano ai ragazzi". Parrinello promuove raccolta firme

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Aiuta i profughi. Espulso dalla città, fa ricorso al Tar

Pier Lorenzo Parrinello al Gallo Rosso

VITTORIO VENETO - Sono state raccolte 300 firme tra i vittoriesi e 50 tra i profughi ospitati al Ceis e lunedì verrà presentato il ricorso al Tar contro il foglio di via da Vittorio Venneto che, ad inizio agosto, ha colpito Pier Lorenzo Parrinello, impedendogli di mettere piede in città e di continuare a svolgere la sua attività con i migranti.

Parrinello, che vive a Fregona, da tempo si era dato da fare per aiutare i profughi nelle pratiche burocratiche inerenti la loro condizione e nella denuncia di situazioni di cui erano vittime. Teneva inoltre, presso il Gallo Rosso a Fregona, lezioni di italiano per qualche migrante che lui stesso andava a prendere e riaccompagnava al Centro di accoglienza.

Troppo.

 

Parrinello si era spinto talmente in là da ricevere un foglio di via firmato dal Questore Cacciapaglia che gli impediva di mettere piede in città per in prossimi tre anni poiché, in quanto "abituale frequentatore della Coperativa Integra di Vittorio Veneto, si faceva arbitrariamente portavoce dei profughi presenti, così provocando in più occasioni proteste da parte dei medesimi".

Dato che queste proteste - tranne l'episodio isolato dell'11 febbraio - non sono mai avvenute (come hanno confermato i Carabinieri di Vittorio Veneto) e dal momento che Parrinello non si è mai autoproclamato portavoce dei ragazzi, il provvedimento del Questore è stato ritenuto ingiusto non solo da Parrinello ma da moltissimi cittadini che hanno firmato per ottenere l'annullamento di una restrizione che "colpisce tutti, limita l'esercizio della democrazia - come si legge nell'appello della raccolta firme - e allontana la possibilità di un epilogo dignitoso alla vicenza dei richiedenti asilo che soggiornano in città".

"Come cittadini riteniamo ingiusto - scrivono i firmatari - impedire l'accesso in città di una persona che ha aperto uno squarcio su quanto accadeva all'intreno dei Ceis e ha saputo interpretare le giuste richieste di chi scappa da guerre e persecuzioni portandole all'attenzione delle istituzioni".

 

"E' proprio questo il punto - sottolinea Parrinello - i migranti scappano da situazioni che noi stessi abbiamo contribuito a creare. Migliaia di multinazionali europee sostengono dittature in Africa e finanziano e creano fronti di guerra da cui poi, le persone, sono costrette a scappare. Dovrebbero essere loro, i finanziatori di questo sistema, obiettivo delle proteste dei cittadini, e non i profughi o chi cerca di aiutarli".

In molti comunque dalla sua parte.

"Le persone stanno prendendo sempre più coscienza della situazione e si sta creando un grande fronte di cittadini responsabili e partecipi delle tragedie che abbiamo contribuito a creare. La marcia delle donne e degli uomini scalzi che si terrà venerdì a Venezia, a cui invito calorosamente a partecipare, è un grande passo. Una speranza. Anche alcuni profughi del Ceis si recheranno a Venezia per dimostrare che qualcosa si può davvero fare".

 

Insieme alla firme, Parrinello ha raccolto le testimonianze scritte di quei ragazzi che, causa il foglio di via, non hanno potuto proseguire il percorso didattico avviato a inizio giugno presso il Gallo Rosso. "E' diventato impensabile - spiega Pier Lorenzo - continuare le lezioni di italiano se non potevo andare a prendere i ragazzi. Ci sono rimasti malissimo perché il percorso intrapreso, con l'aiuto di audio e video, stava già dando i suoi frutti. Ogni tanto, per firmare alcune carte o parlare con i profughi, ci siamo dati appuntamento ad Anzano, al confine con Vittorio Veneto".

 

Ma è difficile aiutare da lontano. E è impossibile capire senza vedere. Per questo Pier Lorenzo e moltissimi altri si stanno muovendo per fa sì che il provvedimento venga immediatamente ritirato. Perché, a detta dei firmatari dell'appello, non è pensabile che la Questura di Treviso "si renda responsabile di una gestione dell'ordine pubblico volta a contenere, scoraggiare, porre restrizioni a quanti democraticamente dimostrano la loro vicinanza e solidarietà coi profughi". Mentre non punisce chi, ad esempio, brucia materassi e mobili destinati ai migranti e impedisce ai volontari di portare loro il pane.

 


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