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24 aprile 2024

Montebelluna

Banche: Consoli attacca Bankitalia: “Spinse su Vicenza”

Incontro con vertici Etruria: “Cercai Renzi per popolari ma invano”

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Consoli

CASTELFRANCO/MONTEBELLUNA - Un nuovo, pesante e prevedibile attacco contro la Banca d'Italia è arrivato dall'ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli che l'ha accusata di aver trattato l'istituto 'peggio degli altri' per poi spingerla nelle braccia della Popolare di Vicenza, che pure era in una condizione peggiore. Una versione in contrapposizione frontale con quella del capo della vigilanza Carmelo Barbagallo e che ha spinto il Pd e il M5s a chiedere un nuovo confronto con un nuovo testimone per capire "chi ha detto la verità". Ancora una volta lo scenario è quello della Commissione d'Inchiesta sulle banche dove Consoli, indagato per il crac dell'istituto trevigiano e audito dopo un accordo fra Pd e gli altri gruppi con la contrarietà del presidente Casini.

 

Consoli rivela anche i contatti con Banca Etruria a inizio 2014 e la riunione nella casa della famiglia Boschi a marzo dove l'appena nominata ministro Maria Elena partecipò per "quarto d'ora senza proferire parola". I presidenti dei due istituti Flavio Trinca e Giuseppe Fornasari, accomunati dalla militanza passata nella Dc volevano capire come muoversi di fronte alla pressione della Banca d'Italia che spingeva per un'aggregazione e un cambio dei vertici pur non avendo in quel momento ancora i poteri di rimozione. Consoli chiamerà poi Pier Luigi Boschi in un'altra occasione per avere più notizie sul decreto delle popolari e tentare di arrivare al premier Matteo Renzi in modo da modificare il provvedimento. Un tentativo, dice Consoli, che non ebbe però successo e l'incontro non ebbe luogo. In quei 14 mesi fra il novembre 2013 e l'inizio del 2015 la pressione della Banca d'Italia si quindi fa sempre maggiore anche in vista dell'arrivo della vigilanza unica europea della Bce e del varo del decreto di riforma delle popolari.

 

La popolare di Montebelluna, secondo la versione di Consoli, riceve così una ispezione nel 2013 al termine della quale, a novembre, il capo della vigilanza Barbagallo consegna una perentoria lettera del governatore Visco in cui viene sollecitata unì'aggregazione. Barbagallo, sostiene Consoli, "sottovoce" di fronte a un Trinca furioso che chiede lumi fa il nome della Vicenza. Il presidente poi lo ripete di fronte a altri testimoni fra cui l'allora vicepresidente Franco Antiga. Ed è quest'ultimo che la commissione d'inchiesta dovrà forse sentire (si deciderà lunedì) per avere una conferma o meno. Barbagallo a dicembre a Roma ripeterà, rileva l'ex ad, l'esortazione indicando di mettersi in contatto con il presidente di Popolare Vicenza Gianni Zonin. E così come rivela poi il manager di Bim Pietro D'Aguì anche'esso accusatore di Bankitalia ('ci mandò un'ispezione killer' dice) Zonin nell'incontro di dicembre fu "arrogante" e disse che in un "lunga telefonata, il governatore Visco aveva largamente caldeggiato" la fusione.

 

Una chiamata che Zonin non aveva pienamente smentito dicendo di aver incontrato Visco solo "due volte" in tanti anni e pur non ricordando escludendo di aver parlato di un tema così al telefono. In ogni caso mentre i vertici di Veneto Banca si dichiararono contrari alla fusione con Vicenza e poi si dimisero, quelli di Etruria rimasero in carica, rigettando l'aggregazione con Zonin in estate e finendo commissariati nel febbraio 2015 dopo l'emersione di gravi perdite a seguito di una nuova ispezione. Arezzo finì quindi in risoluzione mentre per le due venete arrivò prima Atlante e poi la liquidazione.

 


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