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19 aprile 2024

Treviso

Basta al pane surgelato spacciato per fresco, arriva la norma

Confartigianato: "Finalmente tutelati i 280 fornai trevigiani"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Basta al pane surgelato spacciato per fresco, arriva la norma

TREVISO - “Basta al pane surgelato spacciato per fresco. Ora i consumatori potranno scegliere tra l’ottimo prodotto artigiano e quello proveniente da altre nazioni europee”. Arriva la norma nazionale che tutelerà anche i 280 fornai trevigiani.

“La norma valorizza e riqualifica il pane fresco, grazie a questa i panificatori saranno tutelati, così come le loro produzioni artigianali, definitivamente distinte da quelle precotte, surgelate ed estere”. È il commento di Vendemiano Sartor, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale del regolamento che disciplina le denominazioni di panificio, pane fresco e dell’adozione della dicitura “pane conservato”. Il regolamento (decreto interministeriale n.131), chiesto a gran voce dai panificatori veneti, il cui iter è partito nella scorsa legislatura, entrato in vigore il 19 dicembre.

“In Veneto -spiega Sartor- negli ultimi 5 anni sono calati di 95 unità i veri “forni” artigiani. La qualità ci ha in parte salvaguardato ma, con il calo dei consumi ed il boom dell’import di prodotti semilavorati e congelati dall’Est Europa +79% solo nel 2017 e +433% dal 2012, senza una norma che distingua il pane fresco da quello precotto e i forni dalle rivendite rischiavamo di perdere una fetta importante del nostro patrimonio di sapienza nella panificazione”.

Nel 2017 ulteriormente esploso da 9 a 16 milioni di euro (+79%) l’import veneto di prodotti da forno e farinacei dall’Est Europa (Ungheria, Slovenia, Polonia Repubblica Ceca Slovacchia e Romania), erano 3 milioni nel 2012 (+433%). Nel Nordest si spendono oltre 24 milioni all’anno in prodotti alimentari e 4,6 milioni per pane e grissini.

Nel 2017 in Veneto (ed in Italia) è letteralmente esploso l’import di prodotti da forno e farinacei dall’Est Europa (Ungheria, Slovenia, Polonia Repubblica Ceca Slovacchia e Romania). Si è passati dai 9milioni di euro del 2016 agli oltre 16 milioni del 2017. Un fenomeno che si lega, e spiega, al boom della produzione di “pane appena sfornato” da parte soprattutto della grande distribuzione. Se l’import aumenta, il numero di panificatori artigiani veneti diminuisce (-2,6% rispetto a fine 2017).

Oggi lavorano in Veneto 1.538 imprese, la maggior parte delle quali sono forni che producono pane fresco (1.449). Venezia è la provincia con il numero maggiore di imprese di panificazione 329. Rovigo, Treviso e Verona sono le province dove si è concentrata maggiormente la riduzione di imprese negli ultimi anni (rispettivamente -9,4%, -9,1% e -10,3% rispetto al 2014). Il calo ha interessato anche le altre province venete, in misura inferiore. La spesa media mensile delle famiglie nordestine per prodotti alimentari è tornata a crescere negli ultimi quattro anni, raggiungendo quota 413 euro. Pure quella specifica per pane e cereali è cresciuta del 3,3% passando da 75,4 euro a 77,9 euro. Dato questo però da imputare più alla crescita dei prezzi ed alla ricerca di pani più ricercati e quindi più costosi che ad un aumento delle quantità di prodotto. Nel Nordest si spendono oltre 24 milioni all’anno in prodotti alimentari e 4,6 milioni per pane e grissini.

In base alle nuove disposizioni, che portano un po’ di chiarezza nel settore della panificazione, il termine “panificio” indica l’impresa che, con i suoi impianti, svolge l’intero ciclo di produzione, dalla lavorazione delle materie prime fino alla cottura finale. Da qui anche l’introduzione della definizione di “pane fresco”, specificandone il significato: il pane ottenuto secondo un processo di produzione continuo, senza che vi siano interruzioni per il congelamento o la surgelazione, fatta eccezione per il rallentamento del processo di lievitazione, senza l’utilizzo di additivi o altri trattamenti conservanti.

 


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