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20 aprile 2024

Italia

"Berlusconi gestì evasione fiscale"

L'ex premier: motivazioni surreali

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ROMA - ''Vi è la piena prova, orale e documentale, che Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale per così dire del gruppo B (Società del comparto estero riservato di Fininvest, ndr), e quindi dell'enorme evasione fiscale realizzata con le societa' off shore di cui si è lungamente detto''. Lo scrivono i giudici della Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza che negli scorsi giorni ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale. ''Questa fase è stata condotta da persone di sicura fiducia nell'imputato e quando Mills non ha potuto proseguire, a causa della vicenda Edsaco, i tramiti sono stati spostati a Malta sotto il controllo di Del Bue. Il meccanismo di frode è proseguito - concludono i giudici - sotto la stessa regia, con ulteriori nuovi soggetti e con i metodi gia' sperimentati''.

Un sistema ''portato avanti per molti anni'', ''proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti e condotto in posizione di assoluto vertice''. Così i giudici della Corte d'Appello si esprimono poi a proposito dell'operazione diritti tv portata a termine costituendo società e conti esteri, nelle motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale con interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. ''La pena stabilita in prime cure - proseguono - è del tutto proporzionata alla gravita' materiale dell'addebito e all'intensita' del dolo dimostrato''. Sempre secondo quanto scrivono i giudici, ''e' ben chiara l'impossibilita' di concedere le attenuanti generiche''.

Immediata la replica dell'ex premier che parla di motivazioni surreali dietro la condanna. "Le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Milano nella vicenda 'Diritti' sono davvero surreali", dice il Cavaliere: "Mai ho avuto conti all'estero come risulta indiscutibilmente dagli atti. Mai neppure un centesimo delle asserite violazioni fiscali mi è pervenuto, così come parimenti risulta dagli atti".

Intanto la VI sezione penale della Cassazione mette nero su bianco perché, lo scorso 6 maggio, ha bocciato la richiesta della difesa dell'ex premier di spostare i processi Ruby e Mediaset sui diritti tv da Milano a Brescia per legittimo sospetto.

Silvio Berlusconi, nel chiedere di spostare i suoi processi da Milano a Brescia, muove nei confronti dei giudici "un'accusa infamante, perché colpisce un presupposto o una precondizione irrinunciabili della professionalità e dell'onorabilità del giudice, quali il dovere di imparzialità e l'indipendenza di giudizio".

In particolare, l'ordinanza 22112, rispondendo ai rilievi della difesa di Berlusconi su "contesti deliberatamente persecutori o complottistici dell'intera autorita' giudiziaria milanese", fa presente che si tratta di un "assunto che, per palese assenza di una pur parcellare e seria dimostrazione fattuale e logica, si traduce in una sommaria e ingiusta accusa" ancora "più grave -scrive la Suprema Corte- per il ruolo pubblico e politico ricoperto dal richiedente, mosso in sostanza a tutti i magistrati degli uffici giudicanti milanesi che per avventura e loro malgrado si siano occupati o si stiano occupando delle numerose vicende giudiziarie del senatore Berlusconi".

La Cassazione, inoltre, nelle motivazioni, coglie l'occasione per evidenziare come Berlusconi, avendo definito i magistrati donne 'giudicesse femministe', le abbia "superficialmente dileggiate". Nelle due ordinanze depositate oggi, piazza Cavour spiega che non è possibile ricavare un clima di sospetto nei confronti di Berlusconi nemmeno dalle vicende giudiziarie civili (causa di separazione coniugale, causa per il risarcimento dell'imprenditore De Benedetti), sviluppatesi, chiariscono gli ermellini, "nel pieno rispetto, formale e sostanziale delle discipline dei relativi procedimenti". Nessuna ragione "di perplessità può trarsi in margine alla reazione, di supposta natura 'corporativa' e che si assume indebita, espressa dal presidente del Tribunale e dal presidente della Corte di Appello alle parole di stupita critica del senatore Berlusconi per l'elevata entità della somma posta dai giudici civili a suo carico per il mantenimento del coniuge separato". In proposito la Cassazione fa notare che "non si è trattato di una semplice critica ad una decisione giudiziaria, certamente legittima, ma di gratuiti apprezzamenti personali sui giudici".

Su entrambe le motivazioni intervengono in serata Niccolò Ghedini e Piero Longo, avvocati dell'ex premier. "La motivazione della Corte di Cassazione in merito alla richiesta di spostamento del processo a Brescia non appare in alcun modo condivisibile e i successivi accadimenti, in particolare la decisione assunta dalla Corte di Appello di Milano, dimostrano la fondatezza delle ragioni del presidente Berlusconi", attaccano i legali: "E, a proposito della sentenza della Corte di Appello di Milano -aggiungono- si deve sottolineare come nella motivazione depositata quest'oggi le argomentazioni utilizzate siano del tutto erronee e sconnesse rispetto alla realtà fattuale e processuale e saranno oggetto di impugnazione nella certezza di una ben diversa decisione nel prosieguo del processo che riconoscerà l'insussistenza del fatto e l'estraneità del presidente Berlusconi".

(Adnkronos)

 


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