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24 aprile 2024

Treviso

Calò, il prof che ospita i profughi a casa è cittadino europeo dell'anno

Venerdì a Firenze la cerimonia di premiazione per quattro italiani

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

antonio calò

Foto da Facebook

TREVISO - Sono passati più di tre anni, era giugno 2015, da quando Antonio Silvio Calò, professore di storia e filosofia al liceo Canova di Treviso, ha deciso, con la moglie Nicoletta con i loro figli, di aprire per la prima volta la loro casa di Camalò di Povegliano, a sei richiedenti asilo africani. Il suo gesto è ancora oggi un modello di buona accoglienza e per questo, venerdì 21 settembre,  a Villa Salviati, sede degli Archivi storici dell'Ue a Firenze, il prof Calò sarà premiato come “Cittadino europeo 2018” insieme ad altre tre italiani. 

Il premio Cittadino europeo è stato lanciato dal Parlamento europeo nel 2008 come riconoscimento per cittadini, associazioni e organizzazioni che, spiega una nota, "con le loro attività si sono distinti per l'eccezionale impegno nell'agevolare la cooperazione transfrontaliera o transnazionale nell'Ue, promuovendo una migliore comprensione reciproca e una maggiore integrazione tra gli abitanti degli Stati membri. Il premio è conferito anche per attività quotidiane che mettono in pratica i valori custoditi dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea".

Per l'edizione 2018, 50 i premiati tra i 28 Stati membri dell'Ue, tra i quali i quattro italiani. Tra i premiati italiani oltre a Antonio Calò, anche la Fondazione bresciana Assistenza psicodisabili (Bap onlus) sostiene e promuove il Centro Francesco Faroni rivolto a ragazzi e bambini affetti da disturbo dello spettro autistico: 90 i minori seguiti a titolo gratuito; Paola Scagnelli, primario di radiologia dell'ospedale di Lodi, durante i suoi periodi di ferie svolge il suo operato di medico a Tabora (Tanzania) in una casa famiglia per l'infanzia abbandonata e Don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità ed ex direttore della Caritas Lombardia, è attivo sin dagli anni Ottanta come fondatore di comunità di accoglienza nel campo della sofferenza psichica e dei minori e si è anche contraddistinto per un forte impegno a favore del reinserimento lavorativo dei detenuti.

 


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