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28 marzo 2024

Economia e Finanza

Calenda: "Senza ritiro ricorso Ilva chiude il 9 gennaio"

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Calenda:

"Se la richiesta di sospensiva fosse accolta dal Tar il 9 gennaio l'Ilva di Taranto si avvierebbe allo spegnimento". Così il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, spiega la conseguenza che avrebbe il mancato ritiro da parte della Regione Puglia e del Comune di Taranto del ricorso contro il Dpcm con cui il governo ha prorogato l'autorizzazione integrata ambientale per l'Ilva.

Calenda minaccia di mettere la parola fine al confronto con Arcelor Mittal per l'acquisizione dell'Ilva e il rilancio del territorio se il governatore della Puglia e il sindaco di Taranto non ritireranno il ricorso. Uno degli effetti del ricorso, infatti, sarebbe quello di subordinare l'avvio degli investimenti previsti da AmInvestco per circa 2,2 miliardi di euro al rilascio di idonee garanzie rispetto al rischio legato allo stato di incertezza che deriverebbe dalla impossibilità di proseguire l'attività degli impianti produttivi.

Garanzie che ammonterebbero dunque a 2,2 miliardi di euro e che Calenda non intende pagare. "Io non sono disposto a buttare 2,2 miliardi di euro per pagare il conto della politica dei ricorsi del governatore della Puglia e del sindaco di Taranto", scandisce al termine dell'incontro.

"Io da qui non vado avanti. Governatore e sindaco si assumeranno le loro responsabilità mentre io non posso assumermi quella di far pagare allo Stato 2,2 miliardi solo per permettere ad Emiliano e a Melucci di fare ricorso", denuncia puntando il dito contro una spada di Damocle inaccettabile". Emiliano e Melucci, infatti, aggiunge ancora Calenda, si sono detti disponibili "a ritirare solo la richiesta di sospensiva ma non il ricorso nel merito e che questo lo valuteranno nel tempo". "Una posizione inaccettabile, questo non può essere il metodo", conclude.

Calenda interviene anche con una nota. "Se seguissimo la linea indicata dal governatore dovremmo annullare il piano ambientale, ovvero lo stesso effetto dell'accoglimento del ricorso al Tar. E' del tutto evidente come il Governatore, nonostante gli impegni presi sull'anticipo della copertura dei parchi, sul danno sanitario e le bonifiche, avesse già maturato l'intenzione di non raggiungere l'accordo al tavolo" scrive il ministro.

EMILIANO - Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ricostruisce così il tavolo istituzionale sull’Ilva di Taranto: “Il clima era positivo da parte di tutti poi a un certo punto c’è stato uno scambio di sms tra Calenda e De Vincenti e Calenda ha avuto una crisi nervosa. Si è alzato, ha fatto un intervento durissimo ed è andato via”.

“E’ necessaria una sdrammatizzazione. Se Calenda fa questa pantomima perché ha capito che questa operazione può avere altre problematiche e pensa di dare la colpa alla regione Puglia e al comune di Taranto si sta comportando in modo immaturo e ne risponderà nelle sedi competenti”, dice Emiliano che smentisce anche la ricostruzione del ministro circa gli effetti del ricorso. “Non è vero che il ricorso blocchi alcunché. Sono delle sciocchezze che non so chi gli ha raccontato”, prosegue rigettando anche l’eventualità che a fronte di una incertezza su un investimento da 2,2 miliardi di euro Mittal abbandonerebbe il progetto: “Non è vero. Con Mittal, dopo la sceneggiata di Calenda, ci siamo salutati e ci siamo proposti di vederci al più presto, quindi quel che dice Calenda non è vero”.

“E’ stato un percorso positivo e noi siamo dell’idea che siccome Calenda è un ministro pro tempore il tavolo si è insediato e può essere anche essere autogestito da tutti quelli che vogliono partecipare - dice Emiliano - Abbiamo intenzione di trovare una soluzione, e visto che Calenda è solo un mediatore noi facciamo anche senza di lui per trovare tranquillamente una soluzione”.

 



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