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18 aprile 2024

Vittorio Veneto

Cambiamenti climatici, ecco perchè gli oceani sono così importanti

L'intervista all'oceanografo Sandro Carniel, autore di "Oceani - il futuro scritto nell'acqua"

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Cambiamenti climatici, ecco perchè gli oceani sono così importanti

VITTORIO VENETO - Sandro Carniel, oceanografo, è Primo Ricercatore presso l'Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sede di Venezia. Affronta i temi dei rapporti tra oceani e clima con un approccio multi- e interdisciplinare. Autore di oltre 200 tra pubblicazioni e contributi scientifici su riviste internazionali di settore, si occupa anche di divulgare il ruolo degli Oceani attraverso scrittura (riviste Focus, Istituto Enciclopedico Treccani, Sapere), video (trasmissioni RAI “Nautilus”, “Memex”, “SuperQuark”) e rete (blog AGI). Il 14 luglio è uscito il suo ultimo libro, “Oceani – il futuro scritto nell’acqua”, Hoepli edizioni. Non un manuale, ma storie di mare vissute che contengono alcune verità sui nostri oceani, presentate in modo coinvolgente e discorsivo.

 

Mai come in questa torrida estate si sente parlare ogni giorno di “meteo” e di “clima”. Sono la stessa cosa?

In effetti esiste una certa confusione tra i due termini, ed è meglio eliminarla subito. Mark Twain diceva che “il clima è ciò che ti aspetti, il meteo ciò che ti becchi”. Il tempo meteorologico è una successione di eventi atmosferici (pioggia, vento, neve, eccetera) a una scala temporale relativamente piccola, tipicamente ore o giorni. Il clima esprime invece la statistica dei molteplici eventi meteorologici su di un periodo più lungo: 30 anni, per convenzione. Ed è per questo che è tutto sommato più facile prevedere gli andamenti climatici, piuttosto che il meteo che si verificherà tra una settimana. Anche se, in entrambi i casi, bisogna ricordare che abbiamo a che fare con un “sistema climatico” costituito da miliardi di componenti che interagiscono tra loro… lo vediamo già ad un tavolo di biliardo, come sia impossibile prevedere la traiettoria delle 15 palle quando inizi la partita: puoi provarci mille e mille volte, ogni volta finiranno in posizioni diverse, e questo solo per piccole variazioni della loro posizione, dell’intensità del colpo, etc. Figurarsi quindi quando abbiamo a che fare con enormi masse d’aria, le foreste, i ghiacci e gli oceani…

 

Anche il tema dei cambiamenti climatici è sempre più discusso in TV e sui giornali. Cosa c’è di vero?

Non ci sono più dubbi sul fatto che il clima del nostro Pianeta stia cambiando, e che lo stia facendo in modo più rapido di quanto si pensasse anche solo qualche anno fa. Si può discutere dell’entità di questo cambiamento, o di quanti anni passeranno prima che la temperatura media aumenti di un altro grado, ma su alcune evidenze non ci sono più incertezze. Le temperature medie superficiali registrate nelle tre decadi a partire dal 1980 fino al 2010 sono state le più alte in assoluto a partire dal 1850, con l’ultima (2000-10) che è stata la più calda di tutte. In poco più di 100 anni la abbiamo guadagnato un grado e mezzo… Ma mica solo l’aria si riscalda! Anche gli oceani, e facendolo si espandono, così che il livello del mare negli ultimi anni è cresciuto di più di 3 mm l’anno, mentre ogni giorno perdiamo ghiacci dalle regioni polari per un peso pari a quello di 2400 volte il Colosseo! Le variazioni di temperatura e di salinità degli oceani influiscono pesantemente non solo sull’innalzamento del livello del mare, ma direttamente sui percorsi delle correnti mondiali che sono alla base del nostro clima attuale.

 

A causa dell’innalzamento delle temperature del Pianeta sono sempre più vaste le aree degli oceani polari che perdono enormi quantità di ghiaccio, con effetti sempre più marcati sulle specie animali che li popolano ma anche sul clima globale

 

Possiamo dire quale sia il peso che ha l’uomo in questi cambiamenti?

Il clima sulla Terra è sempre cambiato; sempre. Non parliamo di una cosa stabile. Però è cambiato in conseguenza di fenomeni esterni (variazione dell’attività del Sole, cambiamenti dell’asse terrestre) o interni (come eruzioni vulcaniche che hanno cambiato la composizione atmosferica) generalmente lenti, e comunque non dipendenti direttamente dall’uomo. Attualmente la situazione è molto diversa: oltre ad essere oramai certi che il clima stia cambiando in modo rapido, gli scienziati hanno portato tutte le evidenze di come questi cambiamenti si stiano verificando in conseguenza di azioni dirette dell’uomo. Ed è la prima volta che questo accade, cioè che una specie del Pianeta modifichi il clima della biosfera in pochi decenni.

 

In particolare, quale ruolo svolgono i cosiddetti “gas serra” nell’ambito del riscaldamento globale del Pianeta?

Siamo certi che gli alti livelli di “gas serra” (in primis l’anidride carbonica, CO 2 , ma anche il metano e il vapor acqueo) rafforzino l’effetto serra naturale, cioè la capacità della nostra atmosfera di trattenere parte del calore prima che se ne torni verso il gelido spazio. Di fatto però alti valori di “gas serra” agiscono come una enorme coperta trasparente sulle nostre teste, che impedisce alla radiazione di andarsene velocemente, e che sta rapidamente innalzando la temperatura di tutto quello che sta sotto di essa. L’elevata concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, che con un valore di oltre 410 parti per milione è di sicuro la più alta in assoluto dell’ultimo milione di anni, è tra i principali responsabili del riscaldamento ed è frutto dell’utilizzo massiccio di combustibili fossili da parte dell’uomo.

 

Le evidenze di questo cambiamento sono, appunto, enormi e globali. Questo viene spesso usato come giustificazione per dire che non ha senso quindi cercare di occuparsi del problema alla piccola scala…

Al contrario! I processi climatici sono molto complessi e spesso “si parlano” a distanza, una caratteristica che si chiama “teleconnessione”, cioè collegamento a distanza, appunto. Questo vuol dire che quanto caldo farà a Vittorio Veneto o quanto pioverà a Conegliano non è principalmente o solamente collegato, per esempio, a quanta acqua sia evaporata in queste due città. I grossi movimenti di aria umida e si originano in mezzo agli oceani, e poi si muovono in atmosfera. E’ tutto molto più collegato e connesso di quanto si pensi. Ed è proprio per questo che il problema del clima va affrontato su scala globale, avendo in mente azioni corali. E’ per questo che anche a chi vive in Veneto deve interessare cosa accade in atmosfera in Cina o in Australia, o quale sia la temperatura in mezzo al vicino mare Adriatico. Un famoso climatologo del secolo scorso diceva che “un battito di una farfalla in Giappone Texas può provocare un uragano in “, per sintetizzare come le cose possono essere collegate anche a migliaia di chilometri di distanza. Nel mio libro affronto questo tema già nel primo capitolo, partendo da un viaggio alle isole Hawaii, sulle tracce di alcuni paesaggi che comparivano in uno dei miei telefilm preferito, Magnum P.I.; è in zone come queste che si avverte ancora più chiaramente come terra, acqua e aria siano aspetti “collegati” che si parlano tra loro.

 

La splendida spiaggia di Waimanalo (Hawaii), dove tra onde altissime e la splendida barriera corallina viene ambientato il primo dei capitoli del libro “Oceani” (foto di Clark Davis)

 

Stiamo vivendo un’estate molto calda e secca; è “normale”? E come è possibile che si passi rapidamente, anche nella stessa giornata, da temperature elevatissime a pioggia o addirittura grandine eccezionale, come avvenuto di recente?

La risposta dovrebbe essere molto articolata, e tirare in ballo la posizione della linea di convergenza intertropicale… ma possiamo provare a dare una chiave interpretativa molto semplice. I nostri oceani sono un po’ come una grande pentola di acqua salata che progressivamente viene scaldata sempre di più. La quantità di acqua che evapora è quindi sempre maggiore, e tutto il ciclo che essa va a percorrere (evaporazione, condensazione, ricaduta come pioggia) viene, per così dire, accelerato. Questo di fatto si traduce con l’aumento di eventi molto più rapidi ed intensi. Allo stesso modo, giornate di caldo eccessivo riescono a generare velocità di risalita dell’aria calda tali che, con sempre maggior frequenza, queste masse umide e surriscaldate riescono ad avere energia tale da spingere i normali chicchi di grandine nuovamente in alta quota, aumentandone progressivamente le dimensioni fino a quelle di palle da baseball come successo diverse volte in veneto questa estate. Questo induce a pensare che fenomeni di grandine, anche intensa e soprattutto di grosse dimensioni, saranno sempre più frequenti nei prossimi anni. Insomma, nonostante sia tutto molto complesso, qualche cosa la conosciamo, e anche in questo caso più procediamo con gli studi e più ci rendiamo conto di quanto gli oceani siano importanti in tutto questo.

 

Quando si parla di cambiamenti climatici tutti guardano verso l’alto, a quello che accade al cielo o in atmosfera. Nel tuo libro dedichi un intero capitolo (peraltro condito da uno spassoso dialogo in dialetto veneziano) al tema “oceani e clima”. Ma i mari sono davvero così importanti?

Questa domanda mi viene posta ad ogni presentazione del libro, perché deriva da una visione totalmente inesatta, dal fatto che l’uomo è un animale soprattutto terrestre, e che esplorare il mare è oggettivamente difficile. Lo scrivo descrivendo alcuni episodi divertenti che accadono a bordo di una nave oceanografica durante una campagna di misura. Gli oceani sono fondamentali nel clima attuale e lo saranno ancor di più nel decidere quale sarà il clima del futuro. Non a caso questo è parte proprio del titolo del libro! Gli oceani trattengono una quantità enorme di calore; nei primi due metri di acqua si trova tutto il calore dell’intera atmosfera terrestre! Controllano il ciclo del carbonio (fondamentale per la CO2), che viene trattenuto nelle alghe, nei coralli e nei sedimenti in quantità superiore al 90% di quella totale (cioè 5 volte più delle piante e 50 volte di più dell’atmosfera!). Inoltre gli oceani assorbono il 40% della CO2 che l’uomo emette in eccesso in questi anni bruciando risorse fossili. Non sorprende quindi che gli oceani possano influenzare il clima di intere regioni, come accade per la corrente del Golfo.

 

In effetti gli oceani sono così vasti e profondi da essere stati ritenuti a lungo in grado di ricevere qualsiasi attacco…

Si, gli oceani sono dei veri giganti, rispetto l’atmosfera e anche rispetto alle foreste, e per questo hanno risentito dell’aumento dei gas serra in modo molto più lento. Ma non sono in grado di resistere a tutto, e ora si stanno svegliando. E il loro risveglio può non essere per nulla tranquillo, dato che il 97% dell’acqua del pianeta si trova nei nostri oceani. Sono di gran lunga il serbatoio principale da dove evapora l’acqua non salata, e quindi sono loro che controllano l’umidità e le piogge del Pianeta! Ovviamente nel cercare di aiutarci rallentando gli effetti di un clima che cambia, i mari si stanno sacrificando. Ne parlo a lungo nel capitolo Gli Oceani minacciati del libro, dove emerge che per i nostri mari il pericolo maggiore è proprio quello di subire degli “attacchi multipli”; sovrasfruttamento della pesca, microplastiche, bombe sottomarine, acidificazione, estrazione incontrollata di minerali dagli abissi sono solo alcuni esempi.

 

Le barriere coralline sono tra i luoghi più ricchi di vita e più fragili dei nostri oceani. Il riscaldamento degli oceani mette in crisi i coralli che li abitano e la crescente quantità di CO 2 assorbita dalle acque le rende via via sempre più acide. Alle minacce che i nostri Oceani subiscono, il libro “Oceani” dedica un capitolo molto realistico ma anche con note di speranza.

 

Il libro si apre e si chiude con un Prologo ed un Epilogo dove vengono presentati due personaggi (Romolo e Angie) che vivono “nel mare” e “di mare”, ma in epoche diverse. Senza svelare troppo a chi ci legge, puoi dirci qualche cosa in più e che ruolo hanno nel tessuto narrativo?

Romolo e Angie sono due “camei” a cui sono molto affezionato, due ruoli brevi ambientati appunto in luoghi ed epoche diverse. L’uno è un possibile nostro antenato di un paio di migliaia di anni fa, l’altra è una donna che vive ai nostri giorni ma dall’altra parte del Pianeta. Il loro ruolo nel libro è presentare due rapporti diversi col mare, mostrare quanto essi siano distanti, e come di fatto per l’uomo moderno sia molto, molto più difficile pensare di adattarsi ai cambiamenti veloci. Perché le nostre esigenze sono di molto cresciute, perché siamo oramai più di sette miliardi e il nostro livello di confort viene facilmente intaccato: una pioggia intensa, una forte grandinata, l’innalzamento dei mari di 50 centimetri rappresenta oggi un problema molto più serio, che coinvolge centinaia di migliaia di persone. L’Epilogo non è quindi un inno “ai bei tempi andati”, ma piuttosto un richiamo alla nostra responsabilità, ed alle scelte consapevoli, che possono permetterci di stare su questo Pianeta in modo sostenibile. E grazie agli oceani. Anche sotto l’ombrellone, cercando un po’ di refrigerio a questa torrida estate.

 

L’innalzamento del livello del mare ha già compromesso molti atolli e isole oceaniche situate quasi al livello del mare, come le isole Marshall o Salomone. Entro il 2100, gli scenari più probabili stimano in almeno 70- 100 cm l’innalzamento dei mari rispetto al 1700, con inevitabili conseguenze in molte città costiere, come New York o Venezia.

 



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