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28 marzo 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Cannoni antigrandine per salvare il Prosecco? "Non servono a nulla"

Il parere dell'esperto Andrea Costantini, 30enne vittoriese, laurea in fisica dell’atmosfera e meteorologia

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

Cannoni antigrandine per salvare il Prosecco?

VALDOBBIADENE - VITTORIO VENETO – Cannoni anti-grandine per salvare il prosecco: ma servono veramente? Negli ultimi mesi, dopo le numerose grandinate che hanno duramente segnato il territorio dell’Alta Marca, si è parlato molto di questi cannoni che, più leggendariamente che scientificamente, avrebbero la capacità, “sparando” delle onde acustiche in aria, di rompere le nuvole ed evitare che la grandine cada o almeno sia di dimensioni minime.

 

Cosa dicono invece gli studi scientifici? Il punto con Andrea Costantini, 30enne vittoriese, laurea in fisica dell’atmosfera e meteorologia, grande appassionato di meteo e un lavoro alla Nesa di Vidor nel campo della progettazione, costruzione e installazione in tutto il mondo di stazioni e strumenti per monitoraggio, anche meteorologico.

 

Andrea, i cannoni anti-grandine funzionano? Se fosse così, innanzitutto, ci sarebbero in tutto il mondo, non solo per il prosecco, ma pensiamo anche per i meleti e ogni altra coltivazione. E invece così non è. Se fosse vero che le onde acustiche lanciate da 10-20 metri di quota effettivamente avessero degli effetti, allora i tuoni all’interno delle nubi che farebbero? Tradotto: il temperale ha centinaia di “cannoni” al suo interno, che agiscono proprio nel cuore della nube e pure la grandine si crea e si accresce comunque. Come dimostrato da studi scientifici e pratici, le forze di un temporale sono del tutto sproporzionate rispetto all’onda d’urto di un cannone emessa dal suolo. Ci sono dunque numerosi studi eseguiti da enti di ricerca indipendenti che ne testimoniano l’inefficacia (tra cui Groupement Interdépartemental d'Etudes des Fléaux Atmosphériques di Valence e l'Ecole Nationale Supérieure d'Arts et Métiers di Parigi).

 

E allora perché si continuano ad usare? Capire il perché non è facile, credo sia legato alla storia del luogo.

 

Questa è stata un’estate segnata da tanti episodi di grandine, segno dei cambiamenti climatici?

 

Sì perché l’aumento delle temperature, e quindi dell’energia, aumentano la probabilità che all’interno delle nubi ci siano strutture di grandine più grandi. L’argomento è stato adeguatamente analizzato già nel 2010, grazie ad uno studio statistico condotto dall’Istituto Agrario di San Michele all'Adige

 

Si sta per chiudere la stagione estiva: che bilancio possiamo fare? È stata la seconda estate più calda in Italia – dopo quella del 2003 - che si è verificata da inizio ‘800 ad oggi, da quando cioè abbiamo delle registrazioni da parte del CNR-ISAC di Bologna. È stato inoltre un anno durissimo per i ghiacciai delle Alpi, pensiamo a quello della Marmolada, con fusione legata anche alle scarse precipitazioni invernali. La massa d’acqua sulla Terra è sempre quella, ma la sua distribuzione è sempre più irregolare, creando impatti diversi.

 

E i prossimi giorni come saranno? Avremo un peggioramento sostanzioso che determinerà la chiusura definitiva del caldo. Noteremo un cambio di passo, ma è un evento normale per settembre.

 

Come tenersi aggiornati sul meteo? Meglio smettere di guardare le app e preferire le previsioni di chi dietro ha un centro di ricerca come l’Arpav.

 



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Claudia Borsoi

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