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20 aprile 2024

Oderzo Motta

Caso de Marchi, l’accusa: «Gravi carenze strutturali»

I legali dello studio 3A tornano sull’episodio della 94enne deceduta dopo essere caduta con la sedia a rotelle dalle scale della casa di riposo

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Caso de Marchi, l’accusa: «Gravi carenze strutturali»

MOTTA DI LIVENZA - Anziana cade con la sedia rotelle e muove: appena depositata la consulenza tecnica disposta dalla Procura appena depositata.

 

I fatti. Amelia De Marchi, 94enne non autosufficiente di Gorgo al Monticano, morì il 10 agosto all’ospedale di Oderzo due giorni dopo essere caduta con la sedia a rotelle dalle scale della casa di riposo “Tomitano e Boccassin” di Motta di Livenza, dove viveva dal 2005.

 

L'autopsia sul corpo dell’anziana disabile, disposta dal Pm della Procura di Treviso Mara De Donà ed effettuata dal medico legale Alberto Furlanetto, confermò che il decesso fu causato da un politrauma cranico facciale. 

 

La ricostruzione. La donna si trovava al piano superiore della struttura con altri anziani che dovevano essere accompagnati in giardino. Il dramma si sarebbe consumato mentre l’inserviente stava facendo la spola in ascensore per portare al piano di sotto gli ospiti. La signora De Marchi, dopo la caduta, venne trasportata all’ospedale di Oderzo, dove morì.

 

Le conseguenze. Un episodio che ebbe come conseguenza anche due i sopralluoghi da parte dei Carabinieri. Il figlio dell’anziana, che vuole andare in fondo alla questione, ha dunque chiesto una consulenza allo Studio 3A, società specializzata nella valutazione delle responsabilità civili e penali.

 

La procedura. Al momento è iscritta nel registro degli indagati la 46enne S.D., dipendente della casa di riposo.

 

La perizia tecnica. La 3A, tramite una nota al vetriolo, ieri ha reso note le conclusioni del medico legale Furlanetto appena depositate: «La dinamica dei fatti permette di rilevare gravi carenze strutturali, costituite dalla mancanza di adeguate protezioni atte a prevenire cadute accidentali, e organizzative: non risultano infatti adeguatamente definiti i compiti degli operatori sanitari, le singole responsabilità nonché il loro coordinamento».

 

L’accusa. Il presidente della 3A, Ermes Trovò: «Stiamo parlando di pazienti molto avanti con gli anni, non autosufficienti, che hanno bisogno di un'assistenza continua. Lasciare pazienti ultranovantenni incustoditi e liberi di girare per i corridoi e “scaricarli” a un altro ospite coetaneo è inammissibile».

 

La difesa. Il presidente della casa di Riposo di Motta, Michelangelo Villalta, all’epoca, subito dopo i fatti: «Si è trattato di una tragica fatalità che non è dipesa da incuria. Abbiamo verificato, quella sera c’erano sei inservienti in struttura. Chi conosce la struttura conosce bene anche come lavora e qual è la qualità del servizio». 

 



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