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20 aprile 2024

Vittorio Veneto

CHIUDIAMO QUELLA STAZIONE

I treni non partono, la biglietteria non esiste: la stazione fantasma fa perdere coincidenze, tempo, denaro

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CHIUDIAMO QUELLA STAZIONE

OggiTreviso lancia un appello accorato: si chiuda la stazione di Vittorio Veneto. Quella stazioncina di periferia è un falso, un bluff. Un insulto alla civiltà. Se i Vittoriesi fossero certi di non avere una stazione, non perderebbero sistematicamente treni e coincidenze e arriverebbero (forse) a destinazione puntualmente. Avendo a disposizione una stazione-fantoccio i viaggiatori, i pendolari, gli studenti universitari di Vittorio Veneto si illudono invece di poter prendere un treno, e di poter essere collegati al resto del mondo.

Anche se i fatti, costanti, continui, provati, motivati, dimostrano che non è così. Che la stazione di Vittorio Veneto, il più delle volte, compromette il collegamento con i treni che transitano nelle altre stazioni. E fa spendere soldi inutili, non facilmente rimborsabili, per un servizio che - di fatto - non esiste.

Lanciamo una moneta nella fontana dell'insoddisfazione: quanti viaggiatori in partenza dalla stazione di Vittorio Veneto hanno perso treni? coincidenze? soldi? quanti sono arrivati a destinazione ore e ore e ore dopo rispetto alla tabella di marcia preventivata?

Chi scrive sa per certo, per aver avuto decine e decine e decine di segnalazioni, che questo è avvenuto fin troppe volte. E forse una volta di troppo. Un esempio?

Mettiamo il caso che dobbiate partire dalla stazione di Vittorio Veneto per arrivare a Trieste. Calcolate di prendere il treno delle 16.25, di cambiare a Conegliano dove la coincidenza, vi assicura  Trenitalia, è alle 16.41 e di giungere a Trieste alle 18.56. Che fate? la cosa più semplice: arrivata alla stazione di Vittorio Veneto qualche minuto prima della partenza, fate il biglietto chilometrico al distributore (la biglietteria è inesistente) e poi aspettate (pirandellianamente) che il treno fischi.

A questo punto, però, l'unica cosa che prendete al volo è la consapevolezza, che il treno non fischierà (quasi) mai puntuale. Che il 70% delle volte, il treno per Conegliano arriverà in ritardo. Che la coincidenza non la prenderete mai e che se mai, con l'ansia alla gola, chiederete informazioni a un dipendente Trenitalia (a proposito come si chiamava il "controllore" che domenica pomeriggio era sulla linea Calalzo-Conegliano?) lui vi risponderà che la possibilità di pigliare la coincidenza è una sorta di utopia e la sua risata vi seppellirà...

E così, illudendovi di avere un treno per Trieste in partenza da Vittorio Veneto, arriverete nella città giuliana non alle sette ma alle dieci, cioè almeno tre ore dopo.

Il ritardo vi innervosirà al punto tale da volerne sapere di più. Proverete a chiamare la stazione di Conegliano (quella di Vittorio Veneto è inesistente) al telefono. Che succederà? questo: scoprirete che la stazione di Conegliano, come le altre stazioni italiane, non ha numero di telefono.

Trenitalia ha deciso, in nome della privacy!, di eliminare ogni numero di telefono dalle stazioni ferroviarie. Al posto di tanti numeri (inutili!), l'utente ha a disposizione un call center, rispondente al numero 89.20.21. Un numero dove può trovare un operatore (identificato, mettiamo caso, con l'etichetta A354), che vi assicura "di non avere nessun numero di telefono a disposizione, di non potervi dare nessun altra informazione che quella relativa a orari e tariffe, a meno che il computer non sia andato in tilt come oggi".

Rincuorati per la gentilezza dell'operatore, chiamate (www.paginebianche.it) la direzione regionale delle Ferrovie (041.3696234) che ha sede a Mestre. Dall'altro capo del filo trovate un dipendente che vi ribadisce che le stazioni non hanno alcun numero di telefono (cioè sono state bandite dall'elenco carteceo e on line), e che eventuali reclami contro i disservizi o l'arroganza dei dipendenti o eventuali richieste di rimborso per biglietti non utilizzati vanno fatte su un modulo cartaceo (Trenitalia non lavora on-line) da farsi consegnare presso una stazione dotata di biglietteria (non è il caso di Vittorio Veneto, che la biglietteria se la sogna).

Che fate? se siete vittoriesi, prendete l'auto, vi recate alla stazione più vicina dotata di biglietteria (Conegliano), cercate un parcheggio a pagamento, vi mettete in fila allo sportello (dietro la linea gialla), e quando finalmente arriva il vostro turno chiedete un modulo per il reclamo. La gentile cassiera lo scarica dal monitor, lo stampa e ve lo consegna consigliandovi di "scrivere bene tutto quello che è accaduto". Voi le chiedete se è possibile utilizzare lo stesso modulo per ottenere il rimborso di un biglietto non utilizzato e così scoprite che per fare questo dovreste: fotocopiare il biglietto vergine, inserirlo in una busta, spedirlo per raccomandata alla direzione regionale e sperare in due cose: che tutto questo anbaradan non superi in costi il costo del biglietto e poi che il rimborso vi venga effettivamente corrisposto in euro e non in un biglietto chilometrico da utilizzare, pena la scadenza, entro tre mesi.

Ne avete abbastanza? Noi di OggiTreviso sì. Per questo chiediamo ai lettori di aderire a un appello sincero: Chiudete la stazione di Vittorio Veneto.

Giovanni Papini, nel 1914, proponeva di chiudere le scuole. La sua era una provocazione. La nostra è una necessità: chiudere la stazione di Vittorio Veneto significa non essere più presi in giro.

Emanuela Da Ros

 


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