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28 marzo 2024

Conegliano

LA CINA E' VICINA

Nessuno ce li ha mandati. In Cina, loro, hanno scelto di andarci spontaneamente. Per mille motivi. Un paio dei quali li hanno raccontati a noi

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende”. Dunque: siamo nel centesimo endecasillabo del quinto canto della prima cantica della Divina Commedia e Francesca sta raccontando a Dante (Dan Din, in cinese) di come lei e Paolo abbiano avuto loro malgrado (seee…par vera: a chi la vogliono raccontare?) una relazione extraconiugale, che li ha portati (oh mamma!) addirittura all’Inferno. Il gossip d’autore però – in questo momento - non ci interessa (quasi per nulla).
Quello che ci incuriosisce è che il verso di 11 sillabe composto da Dante nel 1307 (o giù di lì) più che agli italiani (impegnati ad assaporare le giuggiole di saggezza-in-prosa della tivù) oggi piaccia ai cinesi.
Quello che ci incuriosisce (e ci riempie di tripudiosa estasi) è pensare che a Pechino ci sia gente che – quasi incredibile-ma-autentico - vuole sentire Dante declamato in lingua originaria. Vuole commuoversi ascoltando Francesca che dice qualcosa di mitico come (sìììì!) “Amor condusse noi ad una morte”.
Quello che ci attizza in maniera pazzesca (se l’Alighieri fosse qui, mi caverebbe un occhio per questa espressione fatuo-gergale-giovanilistica) è che in Cina siano più vicini a Dante di quanto, alla fine, lo sia la maggior parte di noi. Segno inequivocabile (comunque) che la Cina sta qui. Proprio qui. Dietro l’angolo.
In Cina - oggi - vivono diversi coneglianesi e vittoriesi. Trevigiani di talento che hanno esportato se stessi in un mondo che – secondo le testimonianze raccolte – ha un’accelerazione incredibile. Un mondo che cambia nell’alveo di una tradizione millenaria.

ANDREA BENEDET - Io, attore di teatro, a Pechino

Nato a Conegliano 36 anni fa, Andrea Benedet vive e lavora in Cina da un anno. A Pechino (abita nel “quinto anello” della capitale) ci è capitato per caso, raccogliendo un invito lanciato dal conterraneo Moreno Donadel.
Andrea Benedet, dopo aver scoperto la vocazione per il teatro (si è formato alla scuola Galante Garrone di Bologna e si è fatto conoscere in Italia e in Francia con La Locandiera e Il mercante di Venezia) ha esportato il tuo talento in Cina, dove ha girato diverse fiction (attualmente è impegnato in una produzione cino-russa dove interpreta un hacker francese) e un film in cui…fa l’americano.

Andrea, cosa ti ha portato in Cina?
Un po’ di incoscienza. La possibilità di lavorare in un paese che si sta trasformando con una velocità incredibile. E che offre straordinarie opportunità.

Per recitare in Cina devi essere più bello o più bravo?
Più bello. E possibilmente straniero. Gli italiani piacciono molto. I cinesi apprezzano…il nostro gesticolare.

Com’è Pechino?
Non è una città. E’ una regione. E’ come…il Veneto, ma meno provinciale.

Sei sposato?
No, sono single. Una condizione che, alla mia età, in Cina, dà quasi scandalo. Comunque se mi innamorassi di una cinese la sposerei.

Come sono le ragazze cinesi?
Gelosissime. Hanno una femminilità accentuata, una grande forza. E un profumo diverso…

E gli uomini?
Fieri, aperti. Senza la tristezza che hanno negli occhi molti occidentali. I cinesi stanno…cavalcando il drago. Crescono ogni giorno. A scapito della tradizione. A volte emulando gli stili consumistici americani: una cosa che fa inorridire…

A Pechino che fai o farai in futuro?
Ho delle parti in alcune produzioni cinetelevisive. Ma mi piacerebbe fare teatro. Portare qui le maschere della commedia dell’arte, la nostra tradizione. Comunque a Pechino c’è Piazza Italia, un locale che fa tendenza. Qui canto e declamo Dante, che i cinesi chiamano Dan Din. Anche il mio nome è stato trasformato in An de lie: “Andrea” in Cina è quasi impronunciabile.

Sei già famoso a Pechino?
No. Direi di no.

Ma potrei comunque chiederti un autografo…preventivo…
(sorriso).

 

CHIARA CAMILLO - Una laurea in Lingue orientali e il desiderio di un massaggio ai piedi

La prima volta che ho visto Chiara era seduta accanto a suo marito Yan. Parlava della Cina, anzi di Xi’an. E aveva la capacità – non comune – di “parlare per immagini (vivide)”. Così il viso di Chiara e Yan  nell’affresco di Xi’an sono rimasti nella mia mente a lungo. Come una calcografia.
Chiara Camillo, 31 anni a settembre, è originaria di Ponte della Priula, ma da sei anni abita in Cina. A Xi’an ha conosciuto Yan, da cui ha avuto Tashi, un bimbo bellissimo, il cui nome – in tibetano – significa “prosperita’, fortuna, buon auspicio”.

Chiara chiama il marito Yan anche se in cinese – ci dice – persino tra familiari si è soliti appellarsi con cognome e nome, tanto che se Chiara seguisse la tradizione dovrebbe rivolgersi al consorte chiamandolo Zhang Yan.

Chiara, perché vivi a Xi’an?
Perché nel 2004 mi sono sposata con un cinese e ho provato a conciliare matrimonio e lavoro.

Che lavoro svolgi?
Lavoro in proprio con mio marito, nel settore dei servizi alle aziende. Dopo la nascita di Tashi, siamo rappresentanti in Cina di una Scuola di italiano per stranieri convenzionata con 6 atenei, per cui adesso stiamo dando la precedenza all’insegnamento dell’italiano finalizzato all’inserimento degli studenti cinesi nelle nostre università.

Con tuo marito e tuo figlio parli italiano o cinese?
Con mio marito cinese, con mio figlio italiano (altrimenti gli viene a mancare il bilinguismo mentre siamo in Cina) 

Che cosa ti manca ora dell’Italia, della tua terra?
Mi manca il paesaggio, il verde, le Dolomiti, il mare, le colline, i boschi, il clima (qui dove siamo noi il clima e’ secco, mi manca spesso la pioggia), la cucina e i generi alimentari di qualità, soprattutto i latticini! Mi manca la cultura occidentale che aspira alla felicità individuale, alla libertà della persona e all’autorealizzazione; la libertà di pensiero che si rispecchia anche nelle relazioni interpersonali (siamo molto più abituati dei cinesi a dire quello che pensiamo!), l’autonomia e la dignità che, se non sempre nei fatti almeno nell’ aspirazione collettiva, spettano di diritto alla persona, sesso femminile compreso. Mi manca la possibilità di avere una vita culturale arricchente, il grado di civiltà e senso civico dei cittadini (in quanto italiani non brilliamo certo per questo, ma qui siamo ancora piu’ indietro...).

Tornerai in Italia?
Quest’anno io e la mia famiglia staremo stabilmente qui, visti gli impegni. Ma dall’anno prossimo dovremmo fare la spola tra Cina e Italia e poi voglio che Tashi faccia le scuole in Italia.

Che cosa ti mancherà della Cina quando sarai qui? 
In Italia della Cina mi mancheranno certi sapori: dei piatti fantastici che riesco a mangiare solo qui; la facilità con cui ci si può far fare il massaggio ai piedi, gli amici migliori (che anche se non sento e vedo spesso sono di una fedeltà stoica), un tempio buddhista vicino alla zona montagnosa a sud di Xi’an.

MORENO DONADEL - Attore, docente di arti marziali, musicista. Un eclettico coneglianese a Pechino

Coneglianese, musicista (ascoltatelo su You Tube mentre interpreta Keith Jarret), esperto d’arti marziali, attore…troppo carino, Moreno Donadel (lo diciamo per le fan nazionali) ha la morosa cinese. D’altra parte vive a Pechino da undici anni e siccome non s’è chiuso in un monastero…

Moreno, che fai in Cina?
Vivo a Pechino dal 1998. Quello che mi ha portato qui è stato il mio amore per le arti marziali cinesi che pratico da quando ero piccolo. Una volta arrivato qui ho scoperto un mondo in continuo mutamento e ho deciso di rimanere piu’ a lungo. Qui faccio molte cose: ho una cattedra di piano jazz al conservatorio di musica contemporanea di Pechino, do concerti tutte le settimane di musica jazz e classica, lavoro anche come modello e attore e ovviamente continuo a praticare e a insegnare le arti marziali.

Sei single? sposato?
Non sono sposato; la mia ragazza e’ cinese.

Quanto pensi di restare?
Non so ancora quanto mi fermerò. Probabilmente ancora molto fino a che gira così bene e fino a che la Cina rimane in continuo cambiamento. Mi piace mettermi in gioco e forse questo e’ il motivo che mi ha convinto a rimanere qui 11 anni fa, ripartire da zero, rifare tutto senza nessun aiuto, senza nessuno che mi conoscesse e mi potesse aiutare. E’ stata una sfida con me stesso.

Cosa ti manca di Conegliano? dell’Italia?
Dell’ Italia mi manca l’arte, la musica, e ovviamente la famiglia e gli amici, il cielo azzurro di Conegliano, le colline con i vigneti e quelle strade e stradine che ho sempre fatto a piedi fin da piccolo (mi sto trattenendo ma lo dico: mi manca la pizza!)

Quanto lontana è - per te - la Cina?
Opportunità in Italia per me ci sono: continuo le mie attività di insegnante di wu shu e di musicista ogni volta che torno in Italia (circa due volte all’anno per circa 2 mesi); gli allievi delle palestre dove io insegno a Vittorio Veneto e a Conegliano mi aspettano tutti gli anni e gli amici musicisti mi propongono di fare delle serate di buona musica insieme.
Insomma le mie varie attività mi dividono fra Cina (dove passo la maggior parte del tempo), Italia e Giappone dove vado 15 giorni all’anno per dei concerti.

EDOARDO DE BASTIANI E MARY SANTONASTATO - In Cina fanno…quello che gli piace. Lo stipendio? Non è così importante…

Che ci fanno (i vittoriesi) Edo e Mary in Cina?
Edo (De Bastiani, figlio di Paolo e di Barbara Saltini) è graphic designer per alcune gallerie d’arte di Pechino e per aziende cinesi. Allo stesso tempo, lavora a due progetti musicali, uno con altri due espatriati, e l’altro con tre ragazzi cinesi, a cui collabora anche Mary.
Mary (Santonastaso; la mamma è Adriana Costantini) lavora nella cooperazione allo sviluppo, e si occupa della realizzazione di progetti sanitari a sostegno della popolazione locale, in particolare di quella rurale e di minoranza (soprattutto in Tibet e Mongolia).

Perché siete arrivati in Cina e non vi siete fermati in qualche città più vicina?
Mary ha studiato cinese a Venezia, poi si è specializzata in diritti umani e ha trovato un lavoro a Pechino che concilia questi due interessi.
Edo è venuto in Cina per raggiungere Mary e per trovare nuovi stimoli.

Quanto pensate di fermarvi?
Ancora non lo sappiamo, dipende dalle scelte professionali e personali che opereremo. Per il momento stiamo bene qui. Poi si vedrà.

Cosa vi manca di Vittorio Veneto o dell’Italia?
Famiglia e amici, l’aria pulita, la libertà di espressione

Che cosa non vi manca?
Le contraddizioni della scena politica italiana, la carenza di stimoli per i giovani, la xenofobia dilagante.

La Cina è davvero lontana come eravamo abituati a credere?
I contatti con la Cina sono sempre più frequenti, a livello culturale e soprattutto economico. Nonostante ciò, in Italia si ha spesso un’immagine incompleta di questo paese, che viene visto principalmente come una grande potenza in rapidissimo sviluppo. La realtà della Cina è invece molto più complessa e presenta ancora delle criticità importanti, soprattutto in termini di povertà e disuguaglianze sociali, che spesso non traspaiono dai resoconti dei media.

Quanto guadagnate?
Mary ha uno stipendio fisso, Edo è a progetto.

 


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Emanuela Da Ros

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