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28 marzo 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI DECIDA SU ZANZOTTO

L'amministrazione dice no alla richiesta di Zanzotto di poter leggere un verbale

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Andrea Zanzotto con la moglie nella casa di Pieve di Soligo

Grottesca e (un po’) disarmante. Difficile non definire così la “non-risposta”che l’amministrazione di Pieve di Soligo ha dato recentemente al suo più illustre cittadino: Andrea Zanzotto.

Quest’ultimo, con una richiesta prima orale e poi formale, aveva chiesto al sindaco pievigino, Giustino Moro, di poter “consultare la registrazione dell’incontro pubblico, avvenuto in biblioteca nello scorso mese di dicembre, e che aveva come oggetto il progetto del “parco letterario” intitolato a Zanzotto”.

Dopo circa un mese (le poste sono lentissime anche a Pieve) dalla ricezione della domanda scritta del poeta, il sindaco Moro risponde a Zanzotto che è incerto se poterlo accontentare o meno e che, per risolvere il dubbio, deve chiedere lumi niente meno che alla Presidenza del Consiglio dei ministri. In burocratese, il sindaco scrive testualmente: “poiché è dubbio, in dottrina come in giurisprudenza, che la registrazione in oggetto, peraltro non ufficiale, possa costituire oggetto di diritto d’accesso, si ritiene di inoltrare idoneo quesito all’apposita Commissione per l’accesso dei documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri deputata a formulare risposte per le questioni controverse sull’argomento”.

In conblusione il sindaco fa sapere al poeta Andrea Zanzotto che la “risposta alla sua richiesta rimane quindi sospesa” fino alla ricezione di un parere da parte del Consiglio dei Ministri. Il poeta, ha commentato la missiva con un sorriso amaro e perplesso. Appare strano infatti che l’amministrazione pievigina debba addirittura interrogare il Governo per fornire a Zanzotto la registrazione di un incontro pubblico, a cui hanno preso parte amministratori, cittadini, giornalisti. Un incontro che di segreto o di “sensibile” non aveva nulla ma che interessava il poeta in quanto “oggetto” del dibattito.

Emanuela Da Ros

 


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