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29 marzo 2024

Vittorio Veneto

DALLI DALLI ALLA VIDEOCAMERA IN CONSIGLIO

I grillini costretti a lasciare il consiglio comunale perché muniti di un piccolo occhio elettronico

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

DALLI DALLI ALLA VIDEOCAMERA IN CONSIGLIO

Vittorio Veneto - Se il Grande Fratello (trasmissione – suppongo – di elevata valenza culturale e didattica) venisse girato in un’aula consiliare avrebbe un’unica location: il bagno. Solo lì infatti pare sia ammesso l’occhio elettronico. Per lo meno questo è quanto è emerso ieri sera a Vittorio Veneto, dove i grillini ci hanno provato. Hanno provato non a “spiare” gli atti del consiglio comunale, ma a riprenderli – da comuni cittadini – per darne conto, attraverso YouTube o altri newmedia, ai cittadini che non possono (o vogliono) partecipare direttamente alle sedute pubbliche. L’esito del tentativo è stato però il loro coatto allontanamento dall’aula.

Ieri pomeriggio, alle 19, i Grillini vittoriesi sono infatti stati costretti ad abbandonare l’aula del consiglio comunale dopo essersi fatti identificare dal comandante della polizia locale. Perché il loro tentativo di video filmare la seduta (annunciato tramite lettera e attraverso un colloquio con il presidente del consiglio comunale) s’è risolto nell’oscuramento delle riprese. Perché videocamere e consiglio comunale – è stato ribadito anche ieri (il tema costituiva uno dei punti all’ordine del giorno dell’assemblea) - proprio non possono convivere.

Il motivo? Ennio Antiga, presidente del consiglio comunale vittoriese, ha sottolineato che sta nello spazio esiguo dal quale i giornalisti, solo loro, solo quelli già iscritti all’albo) potrebbero riprendere.

Che è successo nel dettaglio?

Atto primo. Alle 18.30, in concomitanza con l’apertura della seduta del consiglio comunale, un gruppo di grillini vittoriesi si presenta in aula con una piccola videocamera. Uno di loro, Gioi Tami, chiede un colloquio con il presidente del consiglio vittoriese Ennio Antiga. E gli ricorda che in data 17 aprile aveva inviato una lettera in cui annunciava la sua intenzione di riprendere la seduta del consiglio. Antiga risponde di non “poter fare eccezioni”. Tami ribatte: “Non vogliamo eccezioni. Vogliamo far valere i nostri diritti”. Risposta di Antiga: “Non posso far valere i vostri diritti qualora ledano quelli degli altri. Se continuate a fare riprese, a seduta iniziata, vi farò allontanare dall’aula. Perché è quello che avete scelto”.

Atto secondo. Il consiglio ha inizio. I grillino insistono. La piccola videocamera è palesemente accesa nel palmo della mano di uno di loro. Antiga invita la comandante della polizia locale a allontanare chi filma la seduta o a sequestrare la videocamera. La comandante tentenna: “Mi contestano una norma di legge che non conosco”. Antiga tuona: “Lei non deve interpretare la legge o fornire comunicazioni. Lei deve obbedire e io le impongo di allontanare chi ha la videocamera dall’aula.” “In base a quale norma?”, chiedono i grillini.
La domanda resta sospesa (e priva di risposta), nel semivuoto del parterre riservato al pubblico (sei o sette persone in tutto) che assiste al consiglio. Per non creare disagi (Antiga minaccia di sospendere i lavori o di far proseguire la seduta a porte chiuse), i grillini lasciano l’aula. Verranno poi identificati dalla comandante della polizia locale.

Atto terzo. Il consiglio affronta il primo punto all’ordine del giorno che – non è un caso – riguarda l’interpellanza della consigliera Adriana Costantini la quale chiede al presidente Antiga di sciogliere e di spiegare la contraddizione per la quale il regolamento del consiglio comunale prevede la possibilità di fotografare o registrare le sedute, ma di fatto questa concessione può essere fatta solo dal presidente. “Il presidente del consiglio comunale – puntualizza Costantini – rappresenta l’assemblea. Non può decidere in maniera discrezionale.” Antiga spiega che, pur essendo le  sedute del consiglio vittoriese “improntate alla massima trasparenza e democraticità” lui non può consentire le riprese video a causa dello spazio angusto riservato a pubblico e giornalisti. In merito alla segnalazione sul veto fatta da OggiTreviso qualche tempo fa e al fatto che anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori, aveva invitato la giunta a garantire il libero svolgimento dell’attività giornalistica, Antiga legge una risposta di Amadori in cui quest’ultimo auspica che il consiglio comunale di Vittorio Veneto si doti di uno spazio adeguato alle riprese.
La consigliera Costantini giudica la risposta di Antiga alla sua interpellanza “inattendibile e strumentale”, dichiarandosi insoddisfatta delle giustificazioni addotte.

A sipario chiuso, a videocamere oscurate, l’insoddisfazione la percepisce (anche) la scrivente. Una videocamera non occupa maggiore spazio di una macchina fotografica, non fa alcun rumore, non interferisce in alcun modo nella seduta. E’ un occhio elettronico che consente (eventualmente) di portare fuori dall’aula immagini e dialoghi che altrimenti possono venire solo riportati in sintesi, o sinteticamente verbalizzati. Tra l’altro, come si può facilmente scorgere dalle fotografie scattate ieri, lo spazio riservato al pubblico e ai giornalisti è, di norma, caratterizzato dalla presenza di diverse sedie vuote. Il pubblico che assiste alle sedute è esiguo. E oggi, con le moderne tecnologie, riprendere una seduta non richiede strumentazioni corpose, cavalletti, attrezzi che possono privare il pubblico del proprio spazio. Insomma le motivazioni di carattere logistico (altre norme non sono state citate nell’intervento di Antiga, se non quella – contraddittoria – del regolamento comunale) che vietano l’uso delle videocamere in corso d’assemblea appaiono davvero deboli. Davvero ingiustificate. Davvero limitative di un’attività giornalistica completa e adeguata a un media on line come OggiTreviso.

Emanuela Da Ros

 

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