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24 aprile 2024

Treviso

Dopo la Lega il sì di Forza Italia: Stefano Marcon candidato Presidente della Provincia

La direzione dei forzisti chiude ad ogni accordo con civiche e centristi e rilancia l’asse con il carroccio

| Davide Bellacicco |

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| Davide Bellacicco |

Dopo la Lega il sì di Forza Italia: Stefano Marcon candidato Presidente della Provincia

Sarà Stefano Marcon, sindaco di Castelfranco, il candidato alla Presidenza della Provincia di Treviso per il centrodestra. Sciolte le riserve in casa Lega, che fino all’ultimo avevano visto in campo anche il collega di Montebelluna, Marzio Favaro, ieri sera è toccato alla direzione provinciale di Forza Italia, riunitasi al Maggior Consiglio, esprimersi sull’ok all’alleanza: un sì convinto senza eccezioni fra i presenti che chiude definitivamente ad ogni ipotesi di accordo trasversale con i democratici o con le numerosissime liste civiche della Marca.

 

A questo punto il pallottoliere, stando ai calcoli dei forzisti, vedrebbe non meno di altri 100 voti ponderati convergere sulla candidatura leghista che ne conterebbe già altri 500 circa su un totale di 1276, un terzo dei quali appannaggio delle citate civiche, liste che, dopo aver incassato l’appoggio degli amministratori di Area Popolare guidati dal Sen. Franco Conte, dovranno scegliere se correre in solitaria o tentare la spallata al carroccio in tandem con un PD alle prese con i tentativi, finora a vuoto, di convincere un assai restio Giovanni Manildo (che, calcolatrice alla mano, al netto delle dichiarazioni sulla volontà di portare a termine serenamente il già impegnativo mandato da primo cittadino del capoluogo, è ben consapevole dell’elevatissimo rischio debacle).

 

A far da contraltare per una certa perplessità fra alcuni presenti per la scelta dell’alleato di limitarsi a recapitare i soli moduli per la raccolta delle firme a sostegno di Marcon, come a chiarire che spazio per proporre diverse soluzioni non è consentito, l’appassionata dichiarazione d’amore verso l’alleato leghista del coordinatore Fabio Chies, abbondantemente suffragata dagli applausi della platea, anche grata per l’elezione per il prossimo triennio di Raffaele Baratto (presente e omaggiato) alla presidenza dell’Alto Trevigiano Servizi (ATS) con la convergenza decisiva dei voti targati Lega, Lega che avrebbe rinunciato per l’occasione a più agili accordi con le civiche.

 

Rivendica il valore del simbolo Chies, che si unisce al coro degli altri forzisti presenti, tutti a rimarcare l’importanza di essere presenti nelle tornate elettorali con un’identità chiara e un riferimento organizzativo che funga da tramite fra gli amministratori eletti ai vari livelli. «Esistono differenze fondamentali fra noi e la sinistra: una di queste riguarda il fatto che pochi di noi sono tesserati al partito e ciononostante sono nostri elettori e collaborano attivamente a favore del centrodestra. Sono quelli i civici che vogliamo coinvolgere. Sì al mondo civico, allora, ma solo a quello radicato nella nostra storia di centrodestra». E continua: «In vista del 18 settembre si prospettano due liste: la nostra e quella di centro-sinistra e questo è esattamente ciò che noi vogliamo per restituire chiarezza».

 

Molto conflittuale, inevitabilmente, il rapporto con NCD e con, l’odiatissimo magari no ma ci si va assai vicino, Conte: Chies contesta ai popolari la mancanza di strutturazione sul territorio e l’ostracismo nei confronti di una Lega Nord che per i forzisti rappresenta, invece, l’alleato numero uno, imprescindibile, in una coalizione in cui il ruolo di componente più moderata dovrebbe essere appannaggio proprio del partito berlusconiano.

Una alleanza a 360°, dunque, quella con i salviniani, rimarcata anche dal giuramento di fedeltà al carroccio in vista delle amministrative che in primavera si celebreranno in quel di Conegliano, come a mettere la parola fine su quei dissidi che portarono nel 2012 Floriano Zambon a correre in solitaria e, per giunta, con l’allora PDL diviso in due. «Se andiamo con il centro-sinistra come giustifichiamo la nostra posizione contraria alle riforme costituzionali»? Sintetizza il coordinatore, interpretando un problema poco discusso ma già molto vivo nelle realtà locali non necessariamente interne ai dem ma sponda centro-sinistra, strette fra valori lontani dalla destra e una cultura magari un po’ distante da quella che sta ispirando non solo lo stile un po’ chiassoso di promozione dei contenuti oggetto del voto ma anche il merito di una riforma per alcuni poco digeribile.

 

Nessun cenno ancora per quanto rileva la composizione delle liste ma per la terna spettante a Forza Italia, se da una parte si registra il no di Chies, interessato a seguire la gestione del partito, dall’altra appaiono certi i nomi di Tommaso Razzolini e Fabio Maggio ai quali si aggiungerebbe l’avvocato Maurizio Bonotto, unico consigliere forzista giunto a fine legislatura, causa le defezioni dei colleghi migrati fra le braccia di Sernagiotto a sostegno dei Conservatori e Riformisti di Fitto. Ed è proprio Fabio Maggio a lanciare l’invettiva più decisa contro l’attuale vice di Muraro a Sant’Artemio, Bonesso, coinvolto nel tentativo di coalizione moderata alternativa alla Lega cui sta lavorando il fronte civico: «Vivo la realtà di questo partito da dodici anni, otto dei quali da amministratore. Franco Bonesso non ha mai portato nulla al partito e se scelgo di continuare il mio impegno politico è anche per la volontà di potergli sbattere la porta in faccia». Sincero ed efficace, se non altro.

 


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