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18 aprile 2024

Treviso

"Eliminiamo il lavro precario, conseguenza della legge Biagi"

Il vescovo Zenti scrive a Prodi e si schiera apertamente con la maggioranza di Governo

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“Il Governo studi come eliminare quella precarietà occupazionale che la cosiddetta Legge Biagi, ha introdotto nel mercato del lavoro”. Il vescovo della diocesi di Ceneda, Giuseppe Zenti, in una nuova lettera al presidente Romano Prodi (riportata dal settimanale diocesano l'Azione),  chiede a Prodi di farsi alfiere di una politica di stabilità occupazionale. Una politica che possa garantire ai giovani quella sicurezza economica fondamentale perché essi possano pensare a metter su famiglia. “Riconosco che in materia di leggi sull’occupazione non ho alcuna competenza – scrive Zenti a Prodi nella lettera apparsa integralmente sul settimanale diocesano l’Azione – ma da cittadino italiano che raccoglie speranze e preoccupazioni dalle confidenze della gente comune e delle famiglie faccio presente il bisogno vitale di tante persone a poter contare su un’occupazione stabile e redditizia. Quanto meno per un decennio. Meglio se poi si offre alla sposa che ama la maternità anche l’eventuale opportunità del part-time, se lo chiede. Ovviamente –continua Zenti – stabilità significa continuità e non fissità. Significa impegno di professionalità”. Il vescovo, con un intervento dal tono particolarmente accorato ma fiducioso nei confronti dell’interlocutore, avverte il capo del Governo che “sulla precarietà ondivaga non si edifica una famiglia che evoca in sé stabilità.” E mettendo la questione nelle mani del presidente del Consiglio afferma la sua convinzione che “questo capitolo della politica raccoglierà consensi più ampi di quanto si possa ipotizzare, persino nello schieramento della minoranza”.  Zenti chiude la lettera ribadendo che un lavoro sicuro è condizione imprescindibile perché i giovani possano ripensare a sposarsi e che il matrimonio, a sua volta, è condizione imprescindibile perché una famiglia nasca e cresca nei valori della stabilità e delle fedeltà. Il vescovo annuncia al presidente del Consiglio di voler fare di questo tema il centro dei suoi prossimi colloqui con gli amministratori della sua diocesi.

 



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