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29 marzo 2024

Esteri

"Era un bravo bambino": parla la madre di bin Laden

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"La mia vita è stata molto difficile perché mio figlio è stato molto lontano da me. Era un bambino molto buono e mi voleva così tanto bene". E' quanto afferma Alia Ghanem, la mamma di Osama bin Laden, in un'intervista al 'Guardian', la prima che la donna abbia mai concesso. Intervista avvenuta a Gedda - dopo l'assenso delle autorità saudite che tengono sotto stretto controllo la famiglia, che pure rimane una delle più influenti del Paese - in cui la donna attribuisce la responsabilità degli atroci atti commessi o organizzati dal figlio, che definisce timido e bravo a scuola, "alle persone che gli hanno fatto il lavaggio del cervello quando aveva vent'anni, all'università, come se fosse entrato in un culto".

"Avevano denaro per la causa. Gli dicevo sempre di star lontano da loro e non ha mai ammesso in cosa si stava imbarcando perché mi voleva così tanto bene" ricostruisce Ghanem, che ha un'età compresa fra i settanta e gli ottant'anni. "Non mi è mai passato per la testa" che potesse diventare un jihadista, "siamo stati davvero sconvolti, non avrei voluto che niente di quello che è successo mai accadesse - aggiunge -. Perché avrebbe dovuto gettare via tutto in questo modo?".

11 SETTEMBRE - "Ora sono passati 17 anni dagli attacchi dell'11 settembre del 2001 ma - riassume un fratellastro di bin Laden, che ha assistito all'intervista della madre - lei continua a negare quello che Osama ha fatto. Lo amava così tanto che si è rifiutata di attribuirgli la responsabilità che continua ad attribuire alle sue compagnie. Accetta solo il lato del bravo bambino, la parte che tutti abbiamo visto; non ha mai accettato quella del jihadista".

L'ultima volta che la madre ha visto Osama è stato in Afghanistan nel 1999 quando, insieme al resto della famiglia, erano andati a trovarlo due volte nella base alle porte di Kandahar che i mujahiddin in lotta contro i sovietici - mujahiddin di cui Osama faceva parte con orgoglio dei familiari - avevano riconquistato. "Era super felice di riceverci - ricorda Ghanem -: ci portava in giro per i dintorni ogni giorno della nostra permanenza. Aveva ucciso un animale e avevamo celebrato e invitato tutti".

 



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