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19 marzo 2024

Fiero pasto: 25000 morti da antibiotico resistenza

Categoria: No profit e attivismo - Tags: antibiotico resistenza animali salute etica

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Walter De Iulis | commenti |

Sono il primo da sinistra, capelli scuri e vegani

Nell'intestino di onnivori e latto-ovo-vegetariani ci sono geni di antibiotico resistenza. Molto meno nell'intestino per chi la nutrizione la basa tutta sui vegetali, non solo la gran parte, raccomandata dalla tradizione insostenibile carnista.

Ma iniziamo prima, il 27 ottobre 2017: il convegno di Coop, presso la Facoltà di Veterinaria di Milano, moderato dalla giornalista Vera Paggi, già Rainews, concludeva la sua campagna alleviamolasalute con l'impegno contro l'antibiotico resistenza. Ma anche la gara dell'ossimoro: allevare non è la parola più precisa per indicare prigionie, torture e uccisioni in giovanissima età. Quanto alla salute, si tratta di cibi eticamente non buoni, che uccidono altri umani di pioggia, di fame e, appunto, di malattie.

Studenti e comuni cittadini consumatori, molti con lo studio vergine, com'ero anch'io anni fa, si sono visti regalare la maglietta già distribuita da cinque importanti quotidiani (ce l'ho ancora imballata), in cui campeggiano animali cartonati, una grafica che riduce l'unicità che hanno in comune con noi, ce li allontana, e rende, com'è noto in psicologia, la violenza su di loro tollerabile e somministrabile. Stessa grafica che compare sul depliant che vuole leggere i consumatori (avete letto bene). Quattro facciate e otto volte l'espressione benessere animale.

Leggiamo: L'antibiotico resistenza non è un problema di sicurezza alimentare - E' un problema di salute pubblica. Concesso il beneficio dello slogan, rimane che l'antibiotico resistenza è un problema di sicurezza alimentare, non lo sarebbe se la nostra umanità fosse al pari delle umane conoscenze e avessimo dismesso pratiche da lasciare al passato.

Coop si interessa quindi al problema, tuttavia, mescolare il logicamente vero, col logicamente falso, è una pratica nota fin dall'antichità per l'efficacia nel favorire il secondo. Lo stesso depliant di Coop conferma il dato europeo nel titolo del post, e specifica che in Italia siamo fra i 5000 e i 7000 morti annuali. Meno morti di altri, evidentemente, per l'importanza che ricevono in generale.

Coop dice anche che il ricorso agli antibiotici è particolarmente estensivo in veterinaria,

cioè, estensivo nell'intensivo,

cioè non ha nessuna necessità scientifica,

non esistendo alcuna scienza che riconosce la necessità dell'uccisione delle coscienze.

Tuttavia, come teme Mc Donald il progresso della civiltà, per cui dovrebbe convertire la produzione, e si veste di verde per continuare a vendere rosso (con una nota pratica di marketing, effetto collaterale della green-economy), così anche altre imprese cercano di tranquillizzare i consumatori, cioè tenerli conservati dove sono, non farli progredire e cambiare domanda.

Viene citato il Ministero della Salute, che invita all'uso razionale e responsabile degli antibiotici. Razionalità e responsabilità all'interno di quattro paradossi del tutto irrazionali e irresponsabili: uccidere altri animali, per uccidere altri umani di pioggia, fame e malattie. Mettiamone un quinto se ci rifiutiamo di conoscere e riconoscere questa realtà.

Secondo Coop, le vendite in Italia sono in calo, appunto, e l'Italia è al vertice europeo dell'uso antibiotico, terzo gradino del podio, per l'esattezza.

E siamo al cosa fare: si annuncia la riduzione progressiva degli antibiotici, all'interno dell'aumento dell'otto volte citato benessere animale. Avendo i lettori nozioni minime di matematica, questo aumento non è quantificato e non è etologicamente significativo: in condizioni di prigionia, tortura e morte, lucidare le catene non rende giustizia sociale.

Con queste premesse, l'impegno di un'impresa legittimamente interessata al profitto è credibile? Veniamo alle prove:

prima prova, teorica: nonostante il tempo ridottissimo concesso per le domande, riesco a strappare a Vera Paggi il gettone per la prima, non senza scontare un po' di ridicolo, ma nell'attivismo va un po' messo in conto, finché i prigionieri nella caverna di Platone non ne usciranno, smettendola di aggredire chi vorrebbe solo liberarli. Avrei voluto argomentare un minimo, ma vengo interrotto e mi si chiede la domanda secca: così

chiedo se, visto il gran parlare di etica in un contesto di uccisioni, non sarebbe più etico non uccidere (questa volta... è significativo).

La risposta è che

essendo onnivori dobbiamo uccidere (falso, è possibile, sconsigliabile e non necessario), anche perché abbiamo i canini e gli eschimesi mangiano gli animali. Non scherzo, l'aula magna non è crollata, il pubblico l'ha bevuta e l'equipe convenuta di Coop, sviolinata dalla brava giornalista, si è dimostrata illogica, antiscientifica e contraria al progresso della civiltà.

Seconda prova, pratica: in quei giorni Coop aveva aperto al pubblico, per dimostrare trasparenza e genuinità, circa lo 0,6% degli allevamenti, visitabili con prenotazione, solo uno di suini, quelli del prosciutto crudele. A luglio, il gruppo La Loro Voce - Iene Vegane mi aveva introdotto all'attivismo. Eravamo rimasti in contatto e discutemmo della possibilità di questa visita: erano poco propensi ad andare, perché pensavano che avrebbero trovato tutto tirato a lucido, da cerimonia. Ho insistito, proponendo che si sarebbe potuta chiedere una seconda visita a distanza di tempo per vedere il prima e il dopo.

Ebbene, le Iene Vegane sono andate, accolte da veterinari, in tuta per la difesa biologica: le mucche erano in un letto e ricoperte di escrementi e il veterinario sosteneva che quello fosse il loro habitat naturale. Come me ora, gli attivisti, entrati come cittadini qualsiasi, durante il video non sapevano se piangere o ridere per l'insostenibilità della scena.

La zootecnia non ha supporto scientifico che non contrasti con altre scienze. La malattia è un suo postulato, noto dai tempi di Virgilio, almeno. Per quanto il carnismo voglia arrampicarsi sugli specchi e sedurre. Il ferro degli animali uccisi con coltello in acciaio biologico è cancerogeno come quello degli animali passati per lama intensiva. Le carni bianche contengono ugualmente grassi saturi e altro bioaccumulo di inquinanti, ammesso anche che non si usino antibiotici. Bioaccumulo che nei vegetali è notevolmente inferiore, proprio per le dinamiche del bioaccumulo, e servirebbe molta meno chimica se il 70% delle terre mondiali non andasse in quota distruzione e spreco da carnismo.

Ma, allora... sei tu? No, dai!..

Grazie per esserci e Go Vegan!



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