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19 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Finanziamo chi toglie i capannoni

"Decostruire" è la filosofia che preferisce il paesaggio al cemento

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

PIEVE DI SOLIGO – Decostruire per ricostruire, non con il cemento, ma con il paesaggio. Arriva da Pieve di Soligo una proposta di legge che finirà a breve sul tavolo del Governo: viene proposto di incentivare, con una defiscalizzazione, tutti coloro che decidono di abbattere un capannone vuoto. Caso pilota è la frazione di Barbisano: testimone del boom economico, sede di numerose aziende del settore del mobile, oggi defunte e di cui rimangono solo capannoni vuoti. Sul totale del costruito, qui i capannoni rappresentano la metà, di cui il 70% oggi sono chiusi. Eppure Barbisano non è solo cemento. Ha un contesto storico-culturale che chiede di essere valorizzato.

 

«Barbisano rappresenta un caso esemplare e unico, non solo per la sua posizione a ridosso delle colline di Collalto, tra il Lierza ed il Soligo. Barbisano è anche sul percorso del cammino turistico Monaco-Venezia – evidenzia il sindaco di Pieve di Soligo, Stefano Soldan (in foto) -. La peculiarità del luogo proviene anche dalla sua storia recente, al suo essere stata in tempi passati una piccola capitale delle lavorazioni del giunco e del mobile. Barbisano si può senz’altro definire, infatti, come la culla storica dell’industrializzazione del Quartier del Piave nel settore dell’arredo». Un contesto però segnato dal cemento: «Barbisano rappresenta in sé un esempio sintetico di valore paesaggistico ancora presente, con un potenziale intatto ma nel contempo – non nasconde Soldan – di degrado ambientale e sociale».

 

Il progetto prevede di riqualificare e rigenerare il patrimonio edilizio esistente. E in questa direzione va, ad esempio, l’iniziativa dell’industriale Diotisalvi Perin di realizzare, proprio all’interno di uno dei capannoni rimasti vuoti a Barbisano (l’ex Sech Costruzioni metalliche), un museo delle macchine agricole e della storia veneta.

 

Un progetto impegnativo, lungo, ma che i promotori ritengono efficace qual ora dallo Stato arrivino i giusti incentivi: «Serve una sorta di piano casa, ma inverso, in cui lo Stato dia contributi, o defiscalizzazioni, a chi decide di demolire un vecchio capannone – evidenzia Soldan -: solo così si riuscirà a recuperare porzioni di suolo e di paesaggio per favorire iniziative di sviluppo turistico, oltre a migliorare la viabilità e la mobilità urbana e a sviluppare nuove occasioni produttive-commerciali».

 



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Claudia Borsoi

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