I francesi reagiscono, 200mila in piazza. Giallo Hayat: è già in Siria?
I tre giorni di terrore
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PARIGI - I francesi reagiscono. All'indomani dei raid delle teste di cuoio francesi in cui sono morti i tre terroristi responsabili degli attacchi che hanno fatto 20 morti in tre giorni, manifestazioni senza precedenti in tutto il Paese. Oltre 200mila, secondo le stime della polizia, i transalpini che sono scesi in piazza per esprimere dolore e sdegno per gli attentati a Parigi, con una mobilitazione in numerose città della provincia e che testimonia di un sentimento diffuso e condiviso. A Tolosa sono stati in 80mila a dirigersi lungo l'avenue Jean Jaures verso il monumento dei caduti della Resistenza. A Pau sono stati in 35mila a marciare dietro lo striscione "Nous sommes tous Charlie" portato dai ragazzi dei licei, mentre a Nantes erano più di 30mila, a Nizza in 23mila (foto), a Orleans in 22mila e a Besancon in 20mila.
Intanto continua la caccia a Hayat Boumeddiene, la 26enne compagna di Ademy Coulibaly, che la polizia ha descritto come "armata e pericolosa". "Non figura tra le persone decedute o ferite" nel negozio kosher di Parigi in cui Coulibaly ha ucciso quattro ostaggi prima di essere a sua volta ucciso durante il blitz delle teste di cuoio. Anche se non vi sono conferme ufficiali, alcune fonti giornalistiche hanno riportato che la donna sarebbe riuscita a fuggire confondendosi tra gli ostaggi usciti dal negozio dopo il blitz.
Secondo le Parisien Hayat Boumediene, la compagna di Amedy Coulibaly, sarebbe già in Siria. La donna più ricercata di Francia avrebbe preso il 2 gennaio un volo Madrid-Istanbul assieme a un uomo il cui fratello è noto ai servizi francesi. I servizi turchi riferiscono, dice ancora il quotidiano, che la donna ha attraversato il confine fra Turchia e Siria giovedì 8 gennaio. Era in possesso di un biglietto di ritorno Istanbul-Madrid per venerdì 9 gennaio, ma la 26enne non ha mai preso quel volo. Tali notizie appaiono in contraddizione con il fatto che la Boumediene è ricercata dalla polizia francese per la sparatoria di Montrouge giovedì 8 gennaio. Inoltre alcuni testimoni, riportavano i media francesi, avrebbero visto la donna giovedì sera mentre scendeva da un taxi a Parigi assieme a Coulibaly, l'uomo che venerdì è stato ucciso dopo aver tenuto diverse persone in ostaggio in un minimarket kosher.
Gli inquirenti francesi continuano a ricostruire i legami, definiti "costanti e consistenti", tra i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly, contatti che venivano portati avanti anche attraverso le loro compagne. Il procuratore di Parigi, Francois Molins, ha infatti reso noto che tra Boumeddiene e la moglie di Cherif Kouachi, Izzana Hamyd, che è in stato di fermo da mercoledì, vi sono state oltre 500 telefonate durante il 2014.
Nel clima di tensione che ancora oggi si respira a Parigi si registra un falso allarme davanti alla sinagoga di Parigi. Un primo tweet del Consiglio degli ebrei di Francia avvertiva di colpi d'arma da fuoco sparati davanti alla sinagoga di rue Clovis a Parigi, aggiungendo che la polizia stava intervenendo. Ma meno di mezz'ora dopo un nuovo tweet del Consiglio spiegava che era un falso allarme e i messaggi precedenti sono stati ritirati. Minuti di terrore a Disneyland Paris dove è scattato in mattinata l'allarme terrorismo che, stando a quanto scrive Le Parisien sul suo sito, si sarebbe fortunatamente rivelato falso. A farlo scattare sarebbe stata una donna che si è affacciata alla finestra del suo albergo gridando di essere Hayat Boumedienne. Le forze dell'ordine sono subito intervenute ordinando l'evacuazione di parte del parco di divertimenti. La donna è stata fermata ed ora è sotto interrogatorio. Qualche ora dopo ancora un altro falso allarme terrorismo è scattato in un centro commerciale di Villiers-en-Bière, nel dipartimento di Senna e Marna, a poca distanza da Parigi, dopo che la polizia ha individuato una borsa sospetta che poi è risultata essere stata dimenticata da un cliente.
Col passare delle ore emergono nuovi dettagli sui tragici fatti di ieri. Parlando con le persone tenute in ostaggio nel negozio kosher di Parigi, secondo quanto si sente in un estratto trasmesso oggi da Rtl, Amedy Coulibaly avrebbe chiesto di fare manifestazioni "per dire di lasciare in pace i musulmani, perché non le fate?". L'emittente francese ha registrato quanto detto dal sequestratore che aveva lasciato fuori posto la cornetta del telefono dopo aver parlato con un giornalista. L'uomo ha chiesto che si smetta di "mettere in prigione i nostri fratelli, di attaccare lo Stato Islamico".
Intanto al Qaeda nella Penisola Arabica ha rivendicato l'attacco contro il giornale satirico Charlie Hebdo, affermando di aver diretto l'operazione e di aver scelto l'obiettivo. In un messaggio pubblicato su Twitter lo sceicco Harith al-Nadhari, leader spirituale del gruppo, ha poi lodato "i benedetti attacchi a Parigi" e attaccato "gli sporchi" francesi, definiti "i capi degli infedeli che insultano i profeti". Ha poi lodato gli "eroi mujahedeen", riferendosi ai tre terroristi uccisi ieri nei raid, che "hanno dato ai francesi una lezione sui limiti della libertà di espressione". "Come possiamo noi non combattere chi attacca il nostro profeta, insultano la nostra religione. E' meglio per voi smettere di attaccare i musulmani - ha poi aggiunto rivolgendo nuove minacce - in modo che possiate vivere in pace. Ma se desiderate solo la guerra, allora non avrete più pace fino a quando continuerete a fare la guerra ad Allah e al suo profeta".
Il presidente Francois Hollande ha convocato una riunione dell'unità di crisi all'Eliseo a cui partecipano il presidente del Consiglio, Manuel Valls, il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, dell Difesa, Jean-Yves Le Drian, della Giustizia, Christiane Taubira, ed altri membri del governo. Sul tavolo della discussione, tra l'altro, le misure di sicurezza per la grande marcia repubblicana che si terrà domani a Parigi per dare una risposta unitaria agli attacchi terroristici e alla quale parteciperanno anche leader europei, tra i quali il premier italiano Matteo Renzi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e il premier britannico David Cameron.