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28 marzo 2024

Castelfranco

Gerhard Croll ha donato a Castelfranco il suo archivio su Agostino Steffani

Croll è il massimo studioso di Steffani a cui è intitolato il Conservatorio di Castelfranco

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Gerhard Croll ha donato a Castelfranco il suo archivio su Agostino Steffani

CASTELFRANCO VENETO – Istituzioni in gran spolvero per un evento storico come la visita in municipio del professor Gerhard Croll, musicologo tedesco di Düsseldorf che a dispetto dei suoi 92 anni non ha mai smesso di studiare e fare ricerca. Il suo soggiorno in Città è stata l’occasione per perfezionare la donazione del suo archivio scientifico, che contiene un cinquantennio di studi dedicati alla figura del compositore castellano.

«La nostra Città – ha dichiarato il sindaco, Stefano Marcon -, è onorata di aver ricevuto l’illustre ospite Gerhard Croll, massimo studioso vivente del grande compositore castellano Agostino Steffani. Gerhard Croll ha inoltre espresso il desiderio di donare alla Biblioteca della Città e del Conservatorio il suo archivio scientifico, che contiene un cinquantennio di studi dedicati alla figura del compositore castellano dando così concretezza all’auspicio dello stesso studioso affinché Castelfranco Veneto diventi un punto di riferimento fondamentale per la musica di Steffani. Nel ringraziare l’illustre studioso per la donazione è auspicio comune che questo importante passo possa significare l’avvio di ulteriori iniziative per ricordare Agostino Steffani, figura politica di primo piano e vescovo e uno dei più celebrati compositori del Barocco».

«Si tratta di microfilm e materiali di studio, importanti sia sotto il profilo musicologico sia storico - afferma Nicoletta Billio, bibliotecaria dello Steffani -. Gli studi del professor Croll iniziano nel 1961 con un dottorato di ricerca su Agostino Steffani. Tutto il materiale potrebbe essere in futuro confluire nel progetto di un’edizione critica delle opere di Steffani e di un catalogo».

Nel frattempo, il Conservatorio ha affrontato la traduzione in italiano della raccolta “Agostino Steffani-musiker, politiker und kirchenfurst”. «È un libro fondamentale per risvegliare l’interesse sulla vita e le composizioni del musicista. Il lavoro di traduzione è impegnativo e richiederà un biennio. Il Conservatorio si è impegnato in questo progetto per riportare interesse intorno ad uno dei massimi esponenti del Barocco europeo»: afferma il direttore Stefano Canazza.

Il musicologo austriaco, novantaduenne, autore della raccolta Agostino Steffani - Musiker, Politiker und Kirchenfürst, che raduna un quarantennio di studi sul compositore castellano, ha voluto tornare a Castelfranco Veneto dove nel 1969 fu tra gli ispiratori del primo festival dedicato a Steffani. «Il mio auspicio - ha spiegato Croll - è che Castelfranco diventi un punto di riferimento fondamentale per la musica di Steffani. Immagino un centro studi sull’esempio del Mozarteum con questo auspicio che dono il mio materiale di studio al Conservatorio. L’Università della musica si deve occupare di produzione e didattica, ma anche di ricerca».

Compositore, figura politica di primo piano e vescovo, Agostino Steffani fu uno dei più celebrati compositori del Barocco. Poi l’oblio, fino agli studi di Croll e al festival Steffani del 1969. Negli anni Ottanta i Sonatori de la Gioiosa Marca insieme a Cecilia Batoli promossero la riscoperta di parte della sua produzione. E fu sempre la Batoli, diventata incontrastata star del Barocco, a voler dedicare al vescovo Agostino prima incidendo lo Stabat Mater con Fasolis e i Barocchismi, poi uscendo per la Decca con The Steffani Project e infine con il cd Mission in cui appare provocatoriamente calva con crocifisso e abiti talari.

«Un personaggio misterioso dal destino singolare: consacrato alla musica, alla chiesa, alla politica di corte... Un uomo dalle molte missioni - lo descrive Bartoli -. Immagino Steffani come un personaggio forte e segreto fin nel suo aspetto. Ogni ritratto ce lo rimanda differente. Un uomo dai mille volti, uno 007 dei suoi tempi. Alla fine non restava che immaginarlo a modo mio, con un tocco di humor».

 


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