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25 aprile 2024

Giulio Cesare Giacobbe a Vittorio Veneto

immagine dell'autore

Francesca Salvador | commenti |

 

LA VIA DELLA BUDDHITA'

come diventare un buddha in 5 settimane. Anzi, in 4 ore

 

(Attenzione! nonostante il titolo, il tema della serata non sarà religioso - buddhismo - bensì psicologico)

 

Cari amici,

il 13 e 14 luglio avremo con noi Giulio Cesare Giacobbe, scrittore di best-seller internazionali quali… “Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita”, “Alla ricerca delle Coccole perdute”, “Come smettere di fare la Vittima e non diventare Carnefice”, “Come diventare un BUDDHA in 5 settimane”, “La paura è una Sega Mentale”, "Se li ami non muoiono mai", ecc.

 

La sera di lunedì 13 ci sarà la consueta conferenza aperta al pubblico,

mentre la serata del 14 sarà dedicata al seminario al quale tutti possono iscriversi liberamente.

Il seminario si terrà dalle ore 20 alle 24.

 

Il tema proposto:

 

LA REALIZZAZIONE DELLA BUDDHITA’

Ovvero… Come diventare un Buddha in 5 settimane; anzi, in 4 ore!

 

Questa conferenza/seminario analizza l'insegnamento originale del Buddha – da troppo tempo dimenticato – racchiuso negli Otto Nobili Sentieri, lo analizza dal punto di vista logico e psicologico e lo tramuta in pratica costruendo cinque esercizi psicologici che corrispondono ai cinque sentieri principali: il controllo della mente, la presenza nella realtà, la consapevolezza del cambiamento, il non attaccamento, l'amore universale (gli altri tre riguardano precetti morali).

 

Questi cinque poteri si possono conquistare praticando cinque esercizi accessibili a chiunque.

 

Dedicando ad ogni esercizio, e quindi ad ogni potere, una settimana, occorrono cinque settimane, per conquistare la buddhità.

 

Diventare un buddha si può e addirittura lo si può fare in cinque settimane.

 

Giulio Cesare Giacobbe ha conseguito la laurea in Filosofia presso l'Università di Genova. Ha svolto attività di ricercatore in Storia della Scienza nel CNR (Centro Nazionale della Ricerca).

Ha vinto il premio dell'Accademia Nazionale dei Lincei per le Scienze Filosofiche.

Ha svolto attività di docente presso la Facoltà di Filosofia dell'Università di Genova, dove ha tenuto gli insegnamenti di Storia delle Matematiche, Storia del Rinascimento Scientifico, Storia della Logica, Fondamenti delle Discipline Psicologiche Orientali.

Ha condotto ricerca scientifica in storia della scienza, storia della matematica, storia della logica, informatica e programmazione di calcolatori digitali, filosofia e psicologia orientali.

Ha conseguito il Ph.D. USA con specializzazione in Psicologia Analitica presso l'Institute International of Pneumiatrics, California.

Ha praticato analisi personale e formazione in psicoterapia presso l'Istituto di Psicosintesi di Firenze.

Ha seguito trainings di formazione in tutte le metodiche psicoterapeutiche in uso.

E' iscritto all'Albo degli Psicologi Italiani (Sezione Liguria) ed è abilitato all'esercizio della psicoterapia in Europa e negli USA.

Nel 1988 ha fondato l'Istituto Internazionale di Biopsicosintesi presso il quale ha effettuato ricerca clinica in psicoterapia.

Nel 1998 ha fondato la psicologia evolutiva e la psicoterapia evolutiva con cui ha scoperto e cura la nevrosi infantile attraverso il training per lo sviluppo della personalità adulta.

Ha condotto seminari pubblici sulle tecniche antistress e sull'evoluzione psicologica.

Ha tenuto conferenze in Italia e all'estero.

Attualmente si dedica alla divulgazione psicologica scrivendo libri di grande diffusione nonché all'applicazione della psicoterapia evolutiva mediante il training per lo sviluppo della personalità adulta.

 

 

 

 

IL PIANETA DELLE SCIMMIE

di Giulio Cesare Giacobbe 2 maggio 2015

 

Le scimmie hanno invaso la Terra.

Le puoi vedere ovunque.

Per strada, sugli autobus, nei bar, sui treni.

Persino nei cinema.

Raggomitolate su stesse, tamburellano con le dita senza posa una piccola macchina luminosa.

Si chiama smartphone. Ipnotizzate dal piccolo schermo, fanno scorrere su di esso le immagini a velocità vertiginosa. Muovono velocemente le dita entrando e uscendo continuamente dai social network.

 

Poiché sono analfabeti, non leggono e non scrivono, o lo fanno per simboli, ma guardano all’infinito le immagini.

Soprattutto le fotografie di amici, di fidanzati, di ex fidanzati, di conoscenti, di gente mai conosciuta, di parenti, di genitori, di nonni, di nipoti, di cani, di gatti, di pappagalli.

 

Se rivolgi loro la parola non ti rispondono, perché sono chiuse nel loro tragico autismo.

Sono tagliate fuori dalla realtà.

Vivono in una solitudine desolata. Ma hanno l’illusione di essere in comunicazione fra loro. Perché si inviano in continuazione fotografie scattate con la stessa piccola macchina luminosa.

Ma non si parlano.

Non si incontrano.

Non hanno vere relazioni umane.

Non hanno emozioni.

Non hanno pensieri.

 

Sono scimmie.

 

E vanno avanti così, a tamburellare sulla piccola macchina luminosa, all’infinito. In una vita senza futuro, senza evoluzione, senza vita.

Precipitando nel pozzo senza fondo dell’autoipnosi catalettica.

 

Hanno invaso la Terra.

 

Le trovi in Brasile, in Cile, in Santo Domingo. In Luisiana, in Florida, in Messico. A New York, a Washington, a Montréal. In Svezia, in Inghilterra, in Germania. In Italia, in Grecia, in Ukraina. In Marocco, in Tunisia, in Iran. in Mozambico, in Senegal, in Costa d’Avorio. In India, in Thailandia, in Cina. In Giappone, in Indonesia, in Australia.

 

Hanno invaso la Terra.

 

Le riconosci subito.

 

Non soltanto dal fatto di essere attaccate alla piccola macchina luminosa come un malato terminale alla macchina della respirazione extracorporea. Ma dallo sguardo vacuo, senza vita, tipico dello stato di trance. Come quello degli zombie.

 

È evidente che sono affette da un terribile virus.

 

Un virus che ha invaso il pianeta e ha trasformato gli esseri umani in scimmie.

Lo ha sparso un genio della comunicazione.

Steve Jobs. Sapendo di essere condannato a morte, si è vendicato contaminando l’intero pianeta con il più terribile virus che abbia mai aggredito l’umanità.

La dipendenza autistica da smartphone.

Certo, non è lo strumento, il colpevole, ma l’uso che se ne fa.

Con il coltello ti ci puoi imburrare il pane come ti ci puoi tagliare le vene.

Ma se inventi un coltello elettrico che se non sei abbastanza abile ti sfugge di mano e ti taglia le dita, è molto probabile che avremo generazioni di mutilati.

 

È quello che è successo.

Abbiamo e avremo sempre di più generazioni di scimmie.

Che gradualmente invaderanno tutto il pianeta.

Dalla morte di Steve Jobs (5 ottobre 2011) al 2 maggio 2015, gli smartphone venduti nel mondo sono stati 1,2 miliardi (285 milioni al mese!) e si prevede che saranno 4 miliardi nel 2018 (Il Sole 24 Ore, 2/5/2015)!

A raggiungere i 7miliardi della popolazione mondiale ci vuole poco.

 

Certo, lo smartphone è uno strumento utilissimo, per gli imprenditori, per i professionisti, per gli amministratori, per i politici.

Cioè per le classi dirigenti o produttive.

Gli permette di rimanere costantemente in contatto con i propri corrispondenti e con i propri affari.

Che è appunto l'uso proprio dello smartphone.

 

Ma metterlo in mano a degli analfabeti equivale a trasformarli in scimmie.

E in scimmie si trasformano anche i semianalfabeti, i semiacculturati, gli ignoranti e i privi di senso critico e di autocoscienza.

 

Cioè praticamente quasi tutti gli abitanti del pianeta.

 

Perché è chiaro che i sistemi istituzionalizzati di istruzione di tutti i paesi del pianeta non sono più formativi, come era stato già rilevato nel 1980 da Ivan Illich (Descolarizzare la società, Mondadori,1983).

 

La sensibilità al virus di Jobs è infatti diffusissima.

 

Il pericolo di trasformarsi in scimmie è reale e presente ovunque, nel pianeta.

Vedi infatti ormai non più soltanto adolescenti (che ai nostri giorni raggiungono tranquillamente i trent’anni di età), disoccupati e non per colpa loro inesorabilmente cretini, ma distinti impiegati e insospettabili casalinghe, che scimmiescamente tamburellano sulla piccola macchina luminosa non per necessità ma per tendenza naturale all’autoipnosi.

 

Che è richiamo inconscio allo stato intrauterino.

Esso è presente in tutti noi.

Lo testimoniano l’uso diffusissimo degli stupefacenti, della televisione, dei videogiochi.

Freud lo ha chiamato istinto di thanatos, di annullamento.

 

È proprio l’istinto di thanatos, che rende potenzialmente lo smartphone uno strumento di morte cerebrale.

 

Perché il suo uso in funzione autoipnotica, che è ormai diffusissimo, è autistico, autoreferente, paradossalmente antisociale perché sostituisce i contatti reali con contatti virtuali, maniacale, ossessivo e quindi sostanzialmente patologico.

 

Certo, lo smartphone ha avuto illustri predecessori.

Prima la televisione, che ha costituito una svolta epocale. Ha chiuso in casa milioni di esseri umani alienandoli dalla realtà. Creando una realtà virtuale dalla quale essi attingono informazioni sulla realtà manipolate a piacere dai detentori dell’informazione.

Poi il computer, che ha aumentato enormemente l’elaborazione dei dati con incremento del commercio e della produzione ma ha aumentato anche la dipendenza umana dalla macchina e ne ha aumentato ulteriormente la caduta nell’autoipnosi e nell’alienazione.

 

Lo smartphone ha chiuso il cerchio facendo dell’autoipnosi e dell’alienazione una pratica comune in tutto il pianeta.

 

Esso ha il vantaggio di essere portato ovunque e quindi non è più limitato nello spazio e nel tempo come televisione e computer.

 

Quindi il suo uso improprio come passatempo non solo è divenuto pratica normale ma addirittura è divenuto segno di distinzione sociale.

E lo stesso smartphone è divenuto uno status symbol.

Così vedi ragazze nigeriane, tunisine, domenicane, thailandesi e cinesi prostituirsi per comprarselo.

I nostri stessi figli, ci obbligano a comprarglielo.

Per tamburellare sui suoi tasti senza fine, senza scopo e senza senso.

Come scimmie.

E queste scimmie sono milioni, presto miliardi.

Hanno invaso il pianeta.

Cosa sarà quando noi moriremo?

Resteranno solo loro, le scimmie?

Il nostro allora diventerà il pianeta delle scimmie.



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