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29 marzo 2024

Politica

Giustizia, la sfida di Salvini

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Giustizia, la sfida di Salvini

"O una vera riforma della giustizia pesante, significativa, che dimezza i tempi dei processi o non siamo al mondo e al governo per fare le cose a metà". Nessuna via di mezzo sulla giustizia per Matteo Salvini che ieri, in conferenza stampa a Milano Marittima, ha lanciato l'ennesimo avvertimento della giornata al M5S. Dopo il Cdm fiume di mercoledì notte - otto ore di fuoco che hanno portato a un accordo a metà, con la spaccatura netta sul processo penale -, la Lega non intendere arretrare di un passo: dal partito di Salvini si chiedono con insistenza "sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere e anche del Csm per garantire giustizia efficiente, equa e imparziale. I cittadini - dicono - non possono essere ostaggi di processi infiniti".

Del resto, ribadisce una nota del Carroccio dal tono di sfida, la Lega non voterà "una non riforma, vuota e inutile. Siamo al lavoro per una reale riduzione dei tempi della giustizia, per un manager nei tribunali affinché diventino realmente efficienti, perché ci sia certezza della pena: colpevoli in galera e innocenti liberi".

"Giochini", la replica del ministro della Giustizia Bonafede, che punta il dito contro il Carroccio e solleva il dubbio: "Non permetterò a nessuno giochini per far saltare la prescrizione, che è un'isola di impunità che prima di tutto salva colletti bianchi e corrotti", ha detto il Guardasigilli che poi, riferendosi al mancato accordo con la Lega sulla riforma del processo penale, ha rimarcato: "Mi viene il dubbio che l'obiettivo sia quello di fare saltare la legge sulla prescrizione, che entrerà in vigore a gennaio 2020".

Ma le parole del Guiardisigilli raccolgono solo l'ennesima replica, piccata, da parte dell'universo leghista, quella della ministra per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno: "Bonafede - spiega - era informato costantemente delle criticità e per noi non era una riforma votabile".

 



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