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19 aprile 2024

Italia

Governo, la parola a Napolitano

Pd: fiducia in lui, no larghe intese

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Governo, la parola a Napolitano

ROMA - Ancora qualche ora di riflessione. Giorgio Napolitano al termine di una densa giornata di consultazioni con tutte le forze politiche, si è preso ancora un po' di tempo per decidere come sbrogliare l'intricata matassa e dare vita a un governo. La palla è tornata infatti nelle sue mani. E il panorama è ancora tutt'altro che limpido dal momento che tutte le delegazioni hanno di fatto confermato le proprie posizioni.

Ultima a salire al Colle è stata quella del Pd guidata dal vicesegretario Enrico Letta (Pier Luigi Bersani era assente visto che il pre-incarico conferitogli da Napolitano resta ancora in piedi) che ha espresso forse il solo elemento di novità. "Non mancherà il nostro apporto responsabile alle decisioni che il Capo dello Stato, nel quale nutriamo piena fiducia e gratitudine, vorrà prendere", ha scandito al termine del colloquio aprendo di fatto a un governo del Presidente.

Posizione non gradita al Pdl che con Alfano a fine serata accusa il Pd di "scaricare su altri responsabilità che sono tutte e solo sue" assicurando che "mai e in nessun caso il capo dello Stato, nei colloqui con noi, ha preso in considerazione e quindi neppure avanzato ipotesi di cosiddetti 'governi del Presidente' o 'istituzionali' o 'tecnici'''.

Confermato invece dal Pd il no al governissimo giudicato "non idoneo" dopo le "contrapposizione" e lo "scontro" tra le forze politiche tradizionali. Per i Democratici sarebbe però "profondamente sbagliata" l'idea di "rivotare con l'attuale legge elettorale". E ribadisce che la convenzione per le riforme, proposta da Bersani "è e resta il luogo per una legittimazione reciproca". Letta ha quindi espresso il suo rammarico per "i troppi no che abbiamo ascoltato in questi giorni, e aggiungo anche quelli di questa mattina" che rischiano "di negare la possibilità che il cambiamento possa effettivamente avvenire sia nelle istituzioni, nell'economia e nella società".

Un "governo di cambiamento" invocato e sostenuto anche dal leader di Sel Nichi Vendola che ha chiesto al Quirinale di far "compiere fino in fondo il tragitto" a Bersani "e portare davanti alle Camere le sue proposte". Per Vendola infatti "al di fuori della sua personalità" non ci sono altri che possano tirare fuori il Paese "dalla intricata situazione politica in cui si trova". L'unica via è un pieno "conferimento dell'incarico a Pier Luigi Bersani". Mentre "è interdetta qualunque possibilità di immaginare un governo di larghe intese" perché "il Pdl non è un alleato possibile". Vendola ha quindi lanciato un ultimo appello al leader 5 Stelle: ''Come gli altri leader - ha scandito - Grillo ha sulle spalle il destino del Paese e non può metterlo sotto i piedi''.

I 5 Stelle però sembrano non sentire ragioni. Saliti al Colle senza Beppe Grillo - che però ha fatto una telefonata di cortesia a Napolitano - hanno ribadito la linea: disponibili per un governo 5 stelle ma "ribadiamo la nostra determinazione a non accordare la fiducia a governi politici o pseudo tecnici", ha scandito il capogruppo al Senato Vito Crimi.

A un governissimo puntano invece sia Pdl e Lega, sia i montiani di Scelta Civica. Dopo un'ora e venti a colloquio con Giorgio Napolitano Silvio Berlusconi e Roberto Maroni hanno ribadito la linea: dar vita a un "governo di coalizione con Pd-Pdl-Lega-Scelta civica''. E "per quanto riguarda i contenuti dell'azione di governo siamo disponibili a incontrare le altre forze politiche ed esaminare nel dettaglio i provvedimenti urgenti che si impongono per la difficilissima situazione economica. Crediamo che ci possa essere accordo su provvedimenti principali. Questa è la nostra posizione". Apertura anche sul nome del premier: ''Ci va bene la candidatura di Bersani, come ci vanno bene altre possibili candidature''. No deciso invece a ipotesi di governi tecnici, ''un'esperienza tragica'', secondo Berlusconi. ''La politica è professionalità ed esperienza, oltre che buon senso'', ha detto il leader del Pdl in piena sintonia con la Lega: ''Siamo disponibili a un governo politico che dia risposte. Diciamo di no ad un governo tecnico, a quel punto sarebbero mille volte meglio le elezioni'', ha sottolineato Maroni. Quanto al Quirinale, Berlusconi ha tenuto a precisare che da parte del Pdl e della Lega ''non c'è stata nessuna discussione, né una nostra posizione. Se si governa insieme, poi si discute insieme su quale possa essere il miglior presidente della Repubblica possibile''.

Anche Scelta Civica non vedrebbe male la possibilità di un esecutivo di larghe intese: "Noi riteniamo che ci sia un'assoluta necessità di dare risposte ai problemi attraverso un governo stabile in tempi certi - ha affermato il coordinatore di Sc Andrea Olivero -. In questa direzione, abbiamo ancora una volta espresso la nostra piena disponibilità per costruire una grande coalizione tra le tre principali forze che si sono trovate in questi anni disponibili rispetto a un programma riformista nel Paese, a patto che questa non diventi una grande contraddizione, una modalità per nascondere i problemi che ciascun soggetto ha a casa propria". Per questo, ha aggiunto Olivero "abbiamo proposto al Capo dello Stato di avviare al più presto delle esplorazioni, nelle forme che il Presidente indicherà, per andare a verificare le compatibilità programmatiche, per vedere la possibilità concreta di una convergenza che dia origini a un governo che possa affrontare i problemi del Paese".

(Adnkronos/Ign)

 


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