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28 marzo 2024

Esteri

"Ha offeso Kim, pena di morte per Trump"

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Dittatore crudele, basso e grasso". Bruciano ancora, a distanza di giorni, gli insulti rivolti da Trump a Kim Jong-un. E bruciano a tal punto che la stampa della Corea del Nord ha chiesto di condannare a morte il presidente degli Stati Uniti d'America. Una richiesta che arriva da un editoriale del Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale del regime e voce su carta del leader nordcoreano. A riportare le parole del Rodong è il Guardian.

Secondo il giornale, Trump si sarebbe infatti macchiato di 'codardia' per aver cancellato la visita al confine con il Paese durante il viaggio in Sud Corea, mentre meriterebbe la morte per aver offeso ancora una volta Pyongyang e il suo capo al comando durante il discorso pronunciato a Seoul, dove il presidente Usa ha accusato Kim Jong-un di operare una "crudele dittatura" ai danni del suo popolo.

Parole, inutile dirlo, che hanno fatto infuriare i vertici della Corea del Nord e - di conseguenza - gli organi di stampa vicini: "Il peggior crimine per il quale (Trump, ndr.) non potrà mai essere perdonato - si legge sul Rodong Sinmun - è quello di aver osato danneggiare in modo malevolo la dignità della leadership". Il presidente, si legge ancora, "dovrebbe sapere che è solo un crudele criminale condannato a morte dal popolo coreano".

Dall'inizio del suo mandato, osserva il Guardian, Trump ha ingaggiato una vera e propria guerra di parole con Kim Jong-un, un conflitto durissimo finora sul piano verbale, che ha visto una escalation di insulti personali e minacce del tutto inedito nella politica internazionale e mai visto nemmeno in tempi di Guerra Fredda. Ultimo, fra i numerosi episodi degni di nota, lo sfottò di 'The Donald' al nordcoreano nell'ennesimo tweet al vetriolo: "Perché Kim Jong-un mi ha insultato chiamandomi 'vecchio', quando io non gli direi mai che è 'basso e grasso'? Beh, trovo molto difficile che possa essere mio amico, ma forse un giorno - aveva ironizzato il presidente - succederà!". Ennesima ironia evidentemente sgradita alla Nordcorea, che all'ipotesi di un'apertura agli Usa preferisce di gran lunga chiedere la testa del leader americano.

 



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