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20 aprile 2024

Esteri

Hiv, 35 milioni di morti dal 1982

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hiv

La lotta all'Aids ha fatto passi enormi dal 1982, anno in cui si manifestò l'epidemia che si scoprirà essere causata dal virus dell'Hiv. "Mentre ancora trenta anni fa era sinonimo di malattia mortale oggi l'infezione da Hiv si può cronicizzare, cioè fare in modo che non risulti pericolosa per la vita dell'ospite, pur non eradicandola. Nel frattempo, però, sono morte oltre 35 milioni di persone, e nei Paesi a risorse limitate, benché si muoia di meno, grazie alle numerose battaglie per l'accesso ai farmaci, l'infezione continua a uccidere due milioni di persone ogni anno". E' il quadro della Società italiana di farmacologia (Sif) diffuso in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l'Aids. "La svolta a metà anni Novanta, con la messa a punto della 'triplice terapia' a base dei nuovi antiretrovirali - aggiunge la Sif - Con i farmaci disponibili ad oggi è possibile cronicizzare l'infezione, ovvero fare in modo che, pur restando nell'organismo, non risulti tuttavia letale. Il virus dell'Hiv quindi non viene eradicato, ma gli viene impedito di replicarsi e diffondersi fino a compromettere a tal punto la funzionalità del sistema immunitario da portare a morte l'organismo con infezioni e lo sviluppo di tumori".

 

TERAPIA ANTIRETROVIRALE - Ma come agiscono i farmaci alla base della terapia antiretrovirale che riesce a cronicizzare l'infezione? "L'attuale terapia antiretrovirale dell'infezione da Hiv (Terapia antiretrovirale altamente attiva) si conduce principalmente impedendo quattro meccanismi-chiave del virus: blocco dell'ingresso dell'Hiv nelle cellule (farmaci inibitori della fusione); blocco della capacità dell'Hiv di modificare il proprio corredo genetico da Rna in Dna, tappa necessaria al virus per replicarsi (farmaci inibitori dell’enzima trascrittasi inversa); blocco della capacità del virus di integrare il proprio Dna, così trasformato, nel Dna della cellula ospite (farmaci inibitori dell’Integrazione); blocco della maturazione delle nuove particelle virali potenzialmente infettanti (farmaci inibitori dell’enzima proteasi). La strategia della terapia antiretrovirale è quindi quella di colpire il virus non su uno ma su almeno quattro dei suoi numerosi meccanismi d'azione contemporaneamente".

 



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