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28 marzo 2024

Italia

Ideatore della dieta macrobiotica Ma.Pi e collaboratori accusati di riduzione in schiavitù, maltrattamenti, evasione fiscale

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Ideatore della dieta macrobiotica Ma.Pi e collaboratori accusati di riduzione in schiavitù, maltrattamenti, evasione fiscale

Una “psicosetta”, che operava tra le Marche e l’Emilia-Romagna nel campo dell’alimentazione macrobiotica, è stata smantellata dalla polizia di Ancona al termine di una attività d’indagine coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Ancona. Le indagini, condotte dai poliziotti delle squadre mobili di Ancona e Forlì e supportate dalla squadra anti sette del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, hanno avuto inizio nel 2013 grazie alla denuncia di una ragazza, in passato vittima della setta, che ha raccontato ai poliziotti di aver creduto ai racconti sui benefici “miracolosi” della dieta elaborata dal capo della setta che, a suo dire, sarebbe stata in grado di guarire malattie incurabili per la medicina ufficiale.

 

Come fa sapere la polizia, al capo dell’associazione, un noto imprenditore del settore macrobiotico e ad alcuni membri, anch’essi indagati, sono stati contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale. Infatti, come ricostruito dalla polizia, approfittando dello status psicologico in cui versavano le vittime prescelte, attraverso il rigido controllo dell’alimentazione e la negazione del mondo esterno, soprattutto medico, manipolavano gli “adepti” arrivando gradualmente a gestirne l’intera vita e a pretendere da loro donazioni di denaro.

 

Agli indagati vengono altresì contestati reati di natura finanziaria per aver evaso il pagamento di imposte per centinaia di migliaia di euro. Secondo quanto emerge dalle indagini l'obiettivo era quello di ottenere un "asservimento totale delle vittime" attraverso un "rigido stile di vita imposto dal maestro, attraverso le cosiddette diete Ma.Pi, (dal nome del maestro) in numero di cinque (gradualmente sempre più ristrette e severe) e le lunghe 'conferenze' da lui tenute, durante le quali si parlava per ore della forza salvifica della sua dottrina alimentare".

 

Tutta la vita degli adepti, come ricostruito dalla polizia, "era gestita dal maestro, che si avvaleva dei suoi collaboratori prescelti, facenti parte della 'segreteria', che attraverso i cosiddetti 'capizona' e 'capicentri', dislocati in varie parti d'Italia", riusciva a "manovrare a suo piacimento il mondo macrobiotico". Gli adepti, come emerso dalle indagini, venivano convinti ad abbandonare il loro lavoro e in genere ad abiurare la precedente vita e a ''lavorare'' per l'associazione quale ringraziamento per il messaggio salvifico ricevuto; di fatto si trattava di sfruttamento, costretti a lavorare per molte ore e, nella migliore delle ipotesi, sottopagati.

 



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