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19 aprile 2024

Treviso

Infermiera fingeva di vaccinare i bimbi e gettava le fiale

Asl: 'grave violazione doveri'. Campagna richiamo 500 pazienti

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Infermiera fingeva di vaccinare i bimbi e gettava le fiale

TREVISO - Un'infermiera è al centro di un procedimento disciplinare dell'Asl 2 di Treviso perché sospettata di aver solo finto di vaccinare molti dei bambini portati al suo ambulatorio, buttando via le fiale dopo aver registrato la prestazione. I colleghi si erano insospettiti, perché i bimbi non piangevano durante l'iniezione.

 

Il caso era stato segnalato nel giugno 2016 a Nas e Procura. Ma a marzo 2016 il gip, su richiesta del pm, aveva archiviato.

L'Asl ha avviato una campagna di richiamo che riguarderebbe 500 pazienti.

 

La vicenda viene narrata nel dettaglio in un comunicato diffuso dall’Asl 2 di Treviso, in cui si annuniciano delle giornate vaccinali straordinarie e mirate per varie patologie, i giorni 24 e 28  aprile, 2 e 6 maggio prossimi presso il Dipartimento di Prevenzione di Treviso.

"I cittadini interessati sono stati contattati tramite un’apposita lettera in questi giorni - viene spiegato -. La decisione si è resa necessaria dopo accurati accertamenti in seguito a possibili irregolarità nella condotta di un’assistente sanitaria in servizio presso il Servizio Igiene, Sanità Pubblica e Medicina di Comunità di Treviso, durante alcune sedute per la somministrazione di vaccini".

 

I fatti. “Lo scorso giugno 2016, la Direzione riceveva la segnalazione di alcuni suoi operatori, in cui era motivato il sospetto che una collega - da poco giunta a Treviso con concorso di mobilità - potesse non eseguire correttamente le vaccinazioni.

Verificata subito da parte dei dirigenti la sussistenza del sospetto manifestato, la Direzione aziendale denunciava i fatti al Comando Carabinieri Nas di Treviso e prendeva avvio un procedimento, durante il quale l’Aulss 2 è stata vincolata al rispetto dell’obbligo del segreto istruttorio, previsto dal Codice di Procedura Penale, e quindi impossibilitata a svolgere azioni che potessero interferire col corso delle indagini.

L’assistente sanitaria ha vaccinato solo per circa tre mesi, essendo stata trasferita ad altro incarico al manifestarsi dei sospetti nelle colleghe”.

 

“Ai primi di marzo di quest’anno – prosegue la nota - la Procura della Repubblica trasmetteva all’Azienda la richiesta di archiviazione del procedimento da parte del Pubblico Ministero e il decreto d’archiviazione da parte del Giudice delle indagini preliminari. Le conclusioni del Pubblico Ministero erano specificate “in assenza di ulteriori elementi a carico”.

Non più vincolata agli obblighi verso il procedimento penale, l’Azienda ha avviato una serie di valutazioni sierologiche.

Il 10 aprile, in seguito agli accertamenti, la Direzione del Dipartimento di Prevenzione riteneva di avere elementi sufficienti per ritenere che l’assistente sanitaria non aveva eseguito tutte le vaccinazioni che doveva avere effettuato, dandone segnalazione alla Procura della Repubblica e al proprio Ufficio Provvedimenti Disciplinari. Ritiene, infatti, che si sia configurata una grave violazione dei doveri professionali e degli obblighi assistenziali”.

 

Ora chi credeva di essere stato vaccinato correttamente, ma in realtà potrebbe non esserlo, dovrà ripresentarsi.  “Contemporaneamente, il Dipartimento di Prevenzione ha ritenuto di contattare tutti i cittadini interessati (circa 500), adulti e bambini, per offrire la possibilità di completare correttamente la vaccinazione. Come prevedono le indicazioni nazionali e internazionali, infatti, se non vi è la certezza che una vaccinazione sia stata eseguita correttamente, la dose deve essere ripetuta. Ripetendo la dose, quindi, può essere garantita quella protezione elevata e a lungo termine che è assicurata da un ciclo vaccinale correttamente eseguito”.

 

“A noi interessa la salute dei cittadini e assicurare quei servizi della cui erogazione siamo incaricati – sottolinea Francesco Benazzi, Direttore generale -. In questo frangente, il sistema ha dimostrato di essere all’altezza. Se un’operatrice, infatti, può essere venuta meno ai suoi compiti, il fatto non è passato inosservato ai colleghi che subito se ne sono accorti e hanno attivato tempestivamente tutti quei percorsi a garanzia dei cittadini e dell’azienda. Ringrazio di cuore loro per la professionalità e la coscienziosità dimostrata così come ringrazio i Carabinieri dei Nas e la Magistratura per la collaborazione fornita. I cittadini potranno completare la vaccinazione in modo corretto. Ci scusiamo con loro per il disagio”.

 

“E’ una vicenda sconcertante che, prima di tutto, impone una serie di valutazioni oggettive”. Lo dice il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, commentando la notizia.

“Prima di tutto – dice il Governatore – non bisogna dimenticare che la sanità è un valore primario, che significa sicurezza per tutti, per noi che la eroghiamo e per i cittadini che ricevono il servizio. Peraltro in questa vicenda – continua Zaia – si va ben oltre il dibattito su sì o no ai vaccini: qui siamo alla presunta non erogazione di un servizio richiesto e pagato dalla gente, oltre che previsto dalla Costituzione. E quand’anche – aggiunge – un operatore sanitario intendesse obbiettare, lo deve fare manifestando il suo problema e chiedendo di essere assegnato a un diverso incarico, non certo facendo mancare un servizio alla popolazione”.

“Non si agisce così rispetto a genitori fiduciosi e a bimbi inconsapevoli, facendo correre gravi rischi – conclude Zaia – ed è per tutti questi motivi che, se alla fine saranno identificate ipotesi di reato e colpe, rispettosi delle indagini interne già avviate dalla Ulss e del lavoro in corso da parte degli inquirenti, chiediamo alla magistratura di aiutarci a fare definitiva chiarezza e, se comprovate le responsabilità, alla Ulss di applicare il principio della tolleranza zero”.

 

"Ho ricevuto diverse segnalazioni da parte di cittadini e consiglieri comunali in seguito alla notizia apparsa sul web dellla mancata vaccinazione per 500 bambini da parte di un'assistente sanitaria in forze all'Ulss2. Un  fatto gravissimo sul quale come autorità sanitaria cittadina mi auguro venga fatta al più presto chiarezza - dichiara il sindaco di Treviso Giovanni Manildo -. Ho per questo scritto al direttore generale affinché oltre all'indagine interna vengano date tutte le rassicurazioni necessarie alle famiglie. Il Comune di Treviso come noto si sta battendo e rivendica con forza l'importanza della vaccinazione come strumento di tutela del benessere e della salute dei nostri bambini.

 

Ringrazio per questo i consiglieri Giovanni Gajo e Nicolò Rocco primi firmatari della mozione proposta dal consigliere Nicolò Rocco che prevede l'obbligo di vaccinazione nelle scuole di competenza comunale. Mi piacerebbe che chi ha potere in Regione dedicasse le sue energie a ripristinare l'obbligo vaccinale tolto nel 2007. I frutti indiretti di questa scelta vanno combattuti anche da un punto di vista informativo: noi non abbiamo dubbi, stiamo con i medici, stiamo con la salute dei cittadini".

 

 


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