Sarà stata una svista, sarà stato un problema di sicurezza, come lo staff del ministro si è premurato di precisare qualche ora dopo (pare che il ministro e la scorta non conoscessero il capogruppo leghista e si siano attenuti alle normali procedure di sicurezza), sarà che la cortesia in politica, dall’arrivo dei grillini, è diventata merce rara o che Cecile Kyenge, dopo i pesanti insulti ricevuti dalla Lega Nord, forse un po’ di astio giustamente l’ha accumulato, sta di fatto che la stretta di mano tra lei ed il capogruppo leghista in Consiglio Comunale a Milano ieri non c’è stata.

Ma andiamo con ordine. Il ministro Cecile Kyenge, intervenuta a Milano alla cerimonia (simbolica) voluta dal Sindaco Pisapia di consegna della cittadinanza a 200 bambini milanesi figli di stranieri ma nati in Italia, sta per andarsene quando Alessandro Morelli, capogruppo leghista in Consiglio Comunale va verso di lei.

Morelli prova ad avvicinarsi al ministro, ma viene bloccato dalla scorta, cerca di presentarsi, ma niente da fare, la Kyenge viene portata via in auto. A quel punto il “lumbard” tenta l’inseguimento, fallisce nell’intento e dà il via alla polemica: “Scappa di fronte ad un cittadino che vuole presentarsi e stringerle la mano” commenta “avrei voluto informare il ministro della nostra campagna ‘Clandestino è reato’ e spiegarle le nostre ragioni. Attraverso un gesto distensivo le avrei fatto capire che la nostra sarà una battaglia durissima contro le sue idee”.

A rincarare la dose è, poi, il segretario della Lega lombarda Matteo Salvini (lo stesso che aveva accusato il ministro di “istigare a delinquere, visto che parla della clandestinità come un non reato”) che, ironizzando su Facebook, afferma: “Sicura Kyenge, integri tutti tranne i leghisti?”.

Che i leghisti, dopo il flop delle ultime elezioni politiche, si sentano ormai una minoranza etnica?

Julia Gardiner