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28 marzo 2024

Esteri

"Le persone intelligenti hanno meno amici": i risultati di una ricerca

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Essere intelligenti può avere i suoi vantaggi, certo, ma non sempre avere un buon quoziente intellettivo significa essere dei tipi socievoli. Al contrario, le persone intelligenti sembrano essere molto più felici da sole che in compagnia dei propri amici. Un luogo comune? Non proprio, visto che a dirlo è uno studio realizzato da due psicologi evoluzionisti che sfidano il cliché secondo il quale più relazioni sociali abbiamo più piacevole sarà la nostra vita.

Come scrive il 'Daily Mail', secondo gli psicologi Satoshi Kanazawa della London School of Economics e Norman Li della Singapore Management University le caratteristiche sociali di base sviluppate dall'essere umano durante l'evoluzione della specie tendono a dominare ancora oggi sulla nostra concezione di felicità. I due psicologi sostengono infatti che alla base della felicità moderna ci sia la cosiddetta 'teoria della savana', un principio elaborato da Kanazawa, secondo il quale il comportamento umano rimasto ancorato all'ambiente ancestrale dei primi Homo Sapiens tende ad entrare in conflitto con quello moderno.

Utilizzando i dati di un'ampia ricerca condotta su un gruppo di adulti di un'età compresa tra i 18 e i 28 anni, i due psicologi hanno applicato la teoria della savana per analizzare il grado di soddisfazione delle persone intervistate. I due si sono concentrati su due fattori in particolare, che a loro avviso caratterizzano le differenze di base tra la vita moderna e il modo in cui vivevano i loro antenati, e la densità di popolazione e la frequenza con la quale si interagisce con i propri amici. Il risultato? Le persone che vivono in zone ad alta densità abitativa sono anche poco soddisfatte della propria vita. E non è tutto.

Perché se è vero che chi frequenta spesso i propri amici risulta essere anche più felice, quest'ultimo aspetto si scontra con un altro fattore: l'intelligenza. Gli autori dello studio hanno spiegato che le persone 'estremamente intelligenti', che hanno un'interazione sociale frequente, sono anche le meno soddisfatte. Per spiegare il fenomeno, Kanazawa e Li hanno applicato la teoria della savana, dimostrando che durante il processo evolutivo, il cervello dei nostri antenati si è perfettamente adattato alla vita della savana africana, dove la popolazione era scarsa, e viveva in gruppi di circa 150 individui.

Allora l'interazione sociale sarebbe stata cruciale per la sopravvivenza, sia in termini di cooperazione sia per trovare un compagno, ma anche lo spazio di interazione era altrettanto importante. I due ricercatori ritengono che il modo in cui ci siamo evoluti e la vita frenetica che conduciamo oggi ha fatto sì che la nostra mente e il nostro corpo si trovassero e si trovino tuttora in lotta costante per tenere il passo con i tempi. Di conseguenza, isolandosi, gli individui più intelligenti riescono ad adattarsi meglio alle sfide della vita moderna, lasciandosi alle spalle con più facilità le proprie radici sociali ancestrali.
 

 



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