TREVISO – Niente da fare. Nemmeno il consiglio del Sant'Artemio è più disposto a timbrare un documento che chieda l'interruzione del De profundis per le Province.

O meglio, la Lega lo voterebbe a occhi chiusi, ma deve fare i conti con un Pdl che, dopo aver già fatto saltare la mega convention dei consigli provinciali veneti pensata sulla scia dell'annuncio della “cura Monti”, ora non ha alcuna intenzione di far dietrofront. Tanto più che la presentazione di un testo non gradito agli “azzurri”, come è il “Salva-Province”, farebbe sprofondare in minoranza, pur di un solo voto, il Carroccio e la giunta Muraro.

Quale il compromesso possibile? Per ora quello di evitare di parlarne. Così martedì, mentre gli altri consigli provinciali del Veneto metteranno ai voti il documento preparato dall'Upi contro la chiusura degli enti, al Sant'Artemio le serrande resteranno chiuse.

“Abbiamo fatto degli incontri con le altre Province a Venezia e Padova e tutte hanno confermato il consiglio del 31 gennaio dedicato al documento dell'Upi – prova a mediare il presidente del consiglio, Fulvio Pettenà – da parte nostra lo sottoporremo alla maggioranza e poi vedremo come comportarci”.

Il Pdl, comunque, nonostante il testo sia stato redatto accogliendo con il bilancino praticamente tutte le richieste provenienti dai gruppi politici parlamentari, ha già annunciato di non voler fare alcuno sconto. “Non abbiamo cambiato la nostra posizione in merito e mai la cambieremo – mette in chiaro il capogruppo degli “azzurri”, Roberto Fava – il “Salva-Province” non ci interessa e non lo voteremo. Anzi, siamo pronti a presentare un documento che chieda una più profonda revisione dell'assetto istituzionale dello Stato, dove il ridimensionamento delle Province è solo il primo tassello”. Nella casa del Sant'Artemio, insomma, per non litigare è meglio tacere.