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29 marzo 2024

Treviso

L'insofferenza dei territori verso il livello sovraordinato

Il rischio isolamento del Veneto rispetto alle altre regioni

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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L'insofferenza dei territori verso il livello sovraordinato

TREVISO - All'appuntamento del referendum di domenica prossima, 22 ottobre, i Veneti oggi non si presentano compatti. Oltre al SI, alcuni spingono per il NO, altre forze politiche propongono l’astensione.

Gli ultimi due tentativi di "mettersi in proprio", come la Brexit in Gran Bretagna e l'indipendenza promessa, ma non proclamata in Catalogna, hanno suscitato perplessità anche in riferimento ai referendum regionali di domenica prossima.

Intanto vale la pena osservare che la Costituzione prevede che le ulteriori forme di autonomia possono essere concesse “su iniziativa della Regione interessata” e negli ultimi 9 anni la Regione Veneto non ha fatto alcuna richiesta.

In un periodo in cui è particolarmente intenso il contenzioso tra Regione del Veneto e Stato, si è ignorata la disponibilità più volte manifestata da autorevoli esponenti del Governo (ministro Costa e sottosegretario Bressa) a incontrarsi, per discutere quali maggiori poteri e competenze.

Per taluni il referendum del Veneto ha nello sfondo un'idea, che mira a indebolire lo Stato centrale.

Nel mondo, invece, ogni forma di federalismo poggia su uno stato centrale forte, in grado di intervenire, in nome dell’interesse nazionale, contro sprechi e inefficienze dei vari enti locali.

Poteva essere opportuno, come del resto sta facendo la Regione Emilia Romagna, di chiarire all’interno del Consiglio Regionale quali maggiori poteri si rivendicano dallo Stato e presentarsi uniti, coinvolgendo nella trattativa tutte le forze politiche presenti in Consiglio Regionale e cercando di trovare solidarietà in altre Regioni e nel numero maggiore possibile delle forze politiche nazionali.

Questa considerazione tiene conto che, dopo la trattativa con il Governo, comunque, la concessione di ogni “ulteriore forma di autonomia” deve avvenire con legge dello stato “approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti” (art. 116 della Costituzione).

Alla prima presentazione dei comitati per il “Sì”, il 14 luglio a Mira, non c'erano politici non leghisti. Inoltre, erano presenti rappresentanti delle istituzioni, alcuni studiosi e uomini di cultura, ma tutti veneti.

Appare legittima la domanda: come mai non è stato trovato nessuno da fuori Regione, per dare il segnale che questa non è la battaglia solo del Veneto, né solo di una forza politica, ma è un impegno nell’interesse di tutti gli italiani?

In fondo si tratta di ispirarsi al principio di sussidiarietà, in base al quale è nell’interesse dello Stato, di tutti gli Italiani, che un ente più grande sovraordinato non faccia ciò che può fare con uguale efficacia un ente più piccolo.

In tal modo l’autonomia non sarebbe contro qualcuno, ma per uno stato forte, all’interno del quale opera e cresce la comunità delle autonomie.

Anche in questo caso risultano evidenti i limiti dell’azione politica del Veneto: difficilmente si riesce ad operare uniti.

E che dire di alcuni fenomeni in qualche modo legati alle esigenze dell'autonomia?

Basti pensare che, mentre il Veneto propone il referendum contro lo stato centralista, la provincia di Belluno organizza il referendum per affermare la sua specificità, rispetto alle altre province venete, Mestre vuole ottenere, con referendum, la sua autonomia rispetto a Venezia, Porto Santa Margherita vuole separarsi da Caorle e Sappada aspetta la legge per passare in Friuli.

Passo dopo passo, ma decisi verso sempre nuove divisioni.

L’unico alleato del Veneto in questo referendum pare essere la Lombardia, con la quale il Veneto ha concordato la data del referendum, ma non il testo.

Da sempre c’è una certa diffidenza tra le due Regioni, senz’altro dai tempi del Lombardo-Veneto, quando la nostra regione sofferse la sudditanza reale alla Lombardia, e poi con la nascita della Liga veneta nel 1980, che ben presto in Veneto si divise per personalismi, gelosie, antipatie…

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 


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