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19 aprile 2024

Vittorio Veneto

Via l'invalidità alla nonna: a 94 anni era cieca. A 96 no

L'usl 7 "guarisce" gli infermi: dopo la visita alla nonnina, cieca da anni, le toglie l'invalidità. Il figlio fa ricorso

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Via l'invalidità alla nonna: a 94 anni era cieca. A 96 no

FREGONA - La signora Santa (sentite che bel nome!) Pizzol ha 96 anni. Praticamente inferma, passa dal letto alla sedia a rotelle della "Casa Amica" di Fregona. Fino a due anni fa, quando aveva 94 primavere (e altrettanti inverni) sulle spalle, era un'invalida civile: le visite oculistiche a cui s'era sottoposta  presso la commissione dell'Usl 7 che certifica i diversi handicap l'avevano dichiarata cieca. "E - in effetti - conferma il figlio Renzo Gava, mia mamma vede solo ombre: non riesce nemmeno a distiguire i volti a distanza ravvicinata. Per relazionarsi agli altri usa l'udito e il tatto."

 

Dodici anni fa, in seguito a un'infezione, Santa Pizzol aveva perso del tutto l'occhio sinistro. Il destro è stato progressivamente offuscato da una cataratta evoluta.Ricoverata prima nella casa di riposo di San Fior e poi nella Casa Amica di Fregona, Santa è stata sottoposta alle indagini del caso per verificarne l'invalidità. L'ultima visita, che ha accertato la sua completa cecità, risale a due anni fa. "Poiché il sussidio di invalidità deve essere costantemente supportato da una visita specialistica - spiega il figlio Renzo - la mamma è appena stata sottoposta a un nuovo accertamento. Che ha avuto un esito incredibile:a 96 anni, senza alcun trattamento, mia mamma è guarita. Risulta avere un decimo di vista nell'occhio destro e quindi non è più una "cieca civile". La dichiarazione della commissione che l'ha visitata potrebbe rincuorare: se fosse vera, c'è da sperare che a 100 anni mia mamma tornerà a vedere meglio di quand'era ragazza."

 

Al di là della battuta (amara) del figlio, Santa  non sembra essere un miracolo vivente. Noi che l'abbiamo incontrata, per farci notare abbiamo dovuto toccarla, abbracciarla, alzare la voce, notando - in modo evidente - come le sue pupille non riuscissero a mettere a fuoco nulla. Nemmeno una vaga presenza.

 

"Di fronte all'esito dell'accertamento che ha privato mia madre di un sussidio minimo di accompagnamento - spiega il figlio Renzo  - ho ritenuto opportuno rivolgermi al sindacato per un eventuale ricorso. E' inconcepibile infatti che la commissione dell'Usl abbia "rivisto" il proprio giudizio risalente a un paio di anni fa. Non siamo di fronte a un paziente di mezza età che cerca di ottenere, magari in modo subdolo, un'invalidità: mia madre ha 96 anni ed è sicuramente cieca. Al punto da non distinguere un oggetto da una persona."

 

La "denuncia" di Renzo Gava nasce dal paradosso a cui si è trovato di fronte. Non dalla volontà di reclamare a tutti i costi quella cifra minima che l'Usl aveva assegnato alla madre. Per Gava è una questione di principio fare chiarezza. E reclamare giustizia.

 

Per Santa, la questione non si pone nemmeno: questa donna, dal volto ancora bellissimo, la sua vita l'ha già passata con lutti, dolore e scorni. Nata a Montaner nel 1916, in piena Grande Guerra, Santa ha sempre lavorato, come lavapiatti, per lo più. Dopo essersi sposata ha dato alla luce quattro figli, ma solo uno, Renzo, le è sopravvissuto. Vedova, a 44 anni, Santa non si è mai sottratta alla fatica: andava a far legna, a prendere i funghi, i mirtilli e le fragole selvatiche in quell'ombra di bosco che si allunga sopra Montaner anche quando il sole è allo zenith.

 

Da anziana, il figlio Renzo, che 35 anni fa è emigrato in Germania (sul mar Baltico) per aprire una gelateria, non potendo prendersi cura di lei le ha trovato alloggio in una casa per anziani. Dove Santa è accudita e amata. Anche se ha bisogno di continua assitenza, anche perché è cieca. O forse no. Non più.

 

 

 


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Emanuela Da Ros

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