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29 marzo 2024

Politica

M5S e Lega ai ferri corti

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M5S e Lega ai ferri corti

M5S e Lega ai ferri corti sulla prescrizione nel ddl anticorruzione. Un summit al ministero di via Arenula tra i parlamentari pentastellati e quelli del Carroccio alla presenza del Guardasigilli Alfonso Bonafede, e una lunga riunione congiunta della commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera durata fino a sera, non sono bastati ieri a trovare un compromesso. Ognuno resta sulle sue posizioni, è stallo.

Spetterà ai leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini sbrogliare la matassa che col passare delle ore si fa sempre più ingarbugliata. I due vicepremier, però, sono entrambi impegnati all'estero (il ministro del Lavoro in Cina, quello dell'Interno nel Ghana) e questo rende tutto più difficile. Non c'è tempo da perdere. Oggi pomeriggio si voterà sugli emendamenti e bisognerà correre ai ripari. Il premier Giuseppe Conte proverà a mediare ancora una volta.

A fine giornata ieri si è fatto sentire il segretario di via Bellerio, che mantiene il punto: "Riforma della giustizia, e anche della prescrizione, sono nel contratto di governo e diventeranno realtà: mettere in galera mafiosi e corrotti è una priorità della Lega. L'importante è farle bene queste riforme, evitando che i processi durino all'infinito anche per gli innocenti, altrimenti è una sconfitta per tutti". La grana scoppia in commissione, a Montecitorio, durante la riunione nella sala del Mappamondo. L'emendamento 'incriminato' è quello che prevede lo stop alla prescrizione dopo il primo grado, a prescindere dalla sentenza di assoluzione o condanna: viene ritirato e poi riformulato da M5S per sfuggire alle forche caudine dell'inammissibilità.

La Lega, per bocca di Igor Iezzi, non ci sta: ''Serve una legge ad hoc, non si può ottenere una riforma con un emendamento di solo tre righe cui è stato cambiato solo il titolo...''. Anche le opposizioni puntano i piedi (''Non sanno che pesci prendere, litigano su tutto'') e chiedono di chiarire il giallo tecnico sull'ammissibilità o meno dell'emendamento grillino. I relatori Cinque stelle Francesca Businarolo e Francesco Forcinit ne presentano altri tre. Di fronte all'impasse la presidente della Giustizia, Giulia Sarti, è costretta a riaggiornare i lavori a questa mattina. "L'ufficio di presidenza è convocato per le 9.-9.30'', annuncia. Il nervosismo è palpabile tra i parlamentari grillini e quelli leghisti.

Iezzi è sconsolato: ''Non dovevamo arrivare a questo punto". Il Pd, per bocca di Emanuele Fiano, non ha dubbi: ''Non c'è una questione tecnica ma politica che blocca tutto. In corso c'è un forte scontro politico tra M5S e Lega che sono in totale disaccordo, fanno a cazzotti su tutto, sia al Senato che alla Camera. Naturalmente, come sempre capita in questi casi, ci vanno di mezzo gli italiani perché questa è una bomba atomica sui processi...''. ''Questo emendamento prima ritirato poi ripresentato -insiste- è una vera e propria presa per i fondelli...". Enrico Costa e Giusi Bertolozzi di Fi, Giovanni Donzelli di Fdi, considerano l'emendamento pentastallato un "escamotage" per ''prendere tempo'' e contestano con forza la scelta di rinviare ogni decisione a oggi.

 



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