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29 marzo 2024

Montebelluna

Malato Sla, parroco: “Non voleva staccare spina ma volontà Dio”

Zaia: “Testamento biologico diventi realtà”. Oggi in Duomo a Montebelluna il funerale di Dino Bettamin

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Malato Sla, parroco: “Non voleva staccare spina ma volontà Dio”

MONTEBELLUNA - "Ha sofferto moltissimo. Un uomo di fede, coraggioso che ha sempre combattuto ma l'aggravarsi della malattia e la fatica di quest'ultimo tempo l'ha portato a chiedere di essere lasciato 'partire' verso la 'Casa del Signore'. La sua volontà era di non staccare la spina ma di essere lasciato alla volontà di Dio. Voleva essere addormentato per poter lasciare spazio alla volontà del Signore". Lo ha detto don Antonio Genovese, parroco del Duomo di Montebelluna, in un'intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche italiane. Don Genovese conosceva bene e ha seguito in ospedale Dino Bettamin, il malato di Sla morto in sedazione profonda, i cui funerali saranno celebrati oggi, mercoledì, alle 16,15 nel Duomo di Montebelluna (in foto). "Non sono state staccate le macchine - ha sottolineato il parroco - le flebo erano in funzione e anche il respiratore è stato staccato solo dopo un'ora dalla morte. Ha fatto ricorso alle cure palliative come previsto dalla legge". "Dino poco prima di essere addormentato - ha aggiunto il parroco - ha ricevuto i sacramenti".

"La sua malattia - ha detto ancora il parroco - era diventata sempre più difficile. Era sempre accompagnato dalla moglie, dai figli, dalle persone care. Ha sempre combattuto. Era un uomo fiero, sempre con il sorriso: non lo ho mai sentito lamentarsi. Un coraggio indomito legato alla fede e all'affetto dei suoi cari. Ricordo che tre domeniche fa mi era venuto a trovare in canonica con il suo solito sorriso". "Era attaccato profondamente alla vita - ha ricordato don Genovese - ma contemporaneamente era consapevole di partecipare al mistero della Croce di Cristo. La sua malattia l'ha vissuta con sobrietà, questo descrive bene la grandezza di quest'uomo. Non è vero che voleva staccare la spina. Ha vissuto con coraggio questa malattia ma nell'ultimo periodo era arrivata un po' di stanchezza. Mi viene in mente Giovanni Paolo II quando disse 'lasciatemi andare'. Con la famiglia c'è stato sempre un grande dialogo. E' stato difficile ma la famiglia ha vissuto tutto con grande serenità. I familiari non si sono mai pianti addosso".

"Dino poco prima di essere addormentato - ha concluso il parroco - ha ricevuto i sacramenti: abbiamo pregato, recitato l'Ave Maria. Ho dato l'assoluzione generale e l'unzione degli infermi. Conoscevo Dino da giovane. Era sempre bello incontrarlo, c'era una bella amicizia. Era una persona che ha saputo affrontare la vita e la malattia con grande serenità. Era una malattia degenerativa davvero dura da essere gestita ma la sua scelta è stata di una serenità disarmante".

 

Zaia, testamento biologico diventi realtà - "Ho il massimo rispetto della scelta di questa persona. Personalmente credo che il testamento biologico debba diventare realtà in un paese civile quale l' Italia si ritiene". Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, sul caso di Dino Bettamin, il malato di sla trevigiano che ha avuto la sedazione palliativa nelle ultime ore prima della morte. "Fa piacere che anche il Papa - ha aggiunto Zaia - si sia espresso in quella direzione, del non accanimento nelle cure. Direi però che il testamento biologico è la condizione dirimente per tutti questi casi".

Per Zaia, "è giusto che ogni persona lasci un suo testamento dicendo 'nel momento in cui non sarò più autosufficiente, non più in grado di decidere, diventerò un vegetale e non sarò più in grado di parlare, dispongo che accada questo'. Per esempio che si vada in sedazione, che ci sia un accompagnamento con le modalità che verranno decise dalla persona che è coinvolta". Il governatore ha ricordato che era "ministro quando ci fu il caso di Eluana Englaro. Io ero lì in quel Consiglio dei Ministri e rammento quanto dibattito ci fu".

 


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