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29 marzo 2024

Treviso

Mancata riforma delle Ipab venete: la Cisl proclama lo stato di agitazione dei lavoratori

Nelle Ipab della Marca sono impiegati 2.150 lavoratori impegnati a garantire l’assistenza di 3000 cittadini

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Mancata riforma delle Ipab venete: la Cisl proclama lo stato di agitazione dei lavoratori

TREVISO - Stato di agitazione dei lavoratori delle Ipab venete e sciopero proclamato per il 18 dicembre per chiedere alla Regione Veneto di varare la riforma attesa da 18 anni e di tutelare l’assistenza degli anziani e il lavoro degli occupati nel settore.

La Cisl del Veneto, con le federazioni dei lavoratori pubblici e del terziario privato e con il sostegno della federazione dei Pensionati, dice basta ai continui rinvii nell’approvazione della legge regionale per la riforma delle Ipab, le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza che gestiscono le case di riposo e attendono una riforma da 18 anni. Il parlamento ha infatti delegato questa riforma alle Regioni nel 2000, ma il Veneto risulta l’unica Regione d’Italia a non aver legiferato.

Ieri mattina i lavoratori e pensionati trevigiani hanno dato vita a un presidio davanti alla sede amministrativa dell’Israa di Treviso per sensibilizzare i cittadini, ma anche sindaci, responsabili delle Case di Riposo-Ipab, famiglie, associazioni degli anziani e del volontariato. Nelle Ipab della Marca sono impiegati 2.150 lavoratori tra operatori socio-sanitari e infermieri, impegnati a garantire l’assistenza di 3000 cittadini. Tanti sono infatti i posti letto assicurati dalle case di riposo pubbliche della Marca, su un totale di 5500 posti complessivamente garantiti fra pubblico e istituti di assistenza privati.

Sempre ieri i rappresentanti sindacali faranno sentire la loro voce a Venezia davanti alla sede del Consiglio Regionale, chiamato ad approvare il Progetto di Legge della Giunta n.357 Piano Socio Sanitario Regionale 2019-2023 all’interno del quale sono previste delle precise indicazioni sulla riforma delle IPab.

“L’immobilismo della Regione - denunciano il segretario generale aggiunto della Cisl Belluno Treviso Rudy Roffarè, il segretario generale della Cisl Fp Fabio Zuglian e il segretario generale della Fnp Rino Dal Ben - sta provocando una lenta e inarrestabile agonia delle 21 case di riposo pubbliche della provincia di Treviso e delle strutture di Lamon e Auronzo, nel bellunese, con il conseguente impoverimento dei servizi pubblici dedicati agli anziani e alle persone in difficoltà e il peggioramento delle condizioni di lavoro del personale occupato”.

“All’appello - denuncia la Cisl - mancano i necessari finanziamenti e provvedimenti per garantire e migliorare i servizi, a partire da serie e strutturate politiche per il sostegno agli anziani. Sono molte le richieste e le proposte del sindacato alla Regione per una riforma e una gestione pianificata ed efficiente delle case di riposo trevigiane, bellunesi e venete. Non solo l’approvazione in tempi rapidi della riforma, ma anche la trasformazione delle Ipab in aziende pubbliche affinché rientrino nella programmazione del sistema socio-sanitario del Veneto operando in stretta connessione con le Ulss, il taglio dell’aliquota Irap attraverso la parificazione a quella degli istituti di diritto privato, una riduzione dei costi tramite la gestione unificata degli acquisti, dell’attività amministrativa e della formazione, da portare in capo alle Ulss, un aumento dei posti letto per i quali la Regione paga la quota per l’assistenza sanitaria, al fine di abbassare i costi per le famiglie.

A garanzia dei lavoratori, la Cisl chiede l’inquadramento dei dipendenti pubblici nel contratto della Sanità, per favorire la loro integrazione nel sistema socio-sanitario pubblico, compreso il diritto alle festività infrasettimanali. “Servono regole più precise per le case di riposo private - sottolinea Zuglian della Fp -, con il ripristino del contratto nazionale di lavoro sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei lavoratori. Basta contratti di comodo sottoscritti con piccole sigle sindacali solo per ridurre le paghe dei lavoratori”. Allo stesso tempo, ai lavoratori degli appalti va garantito, in caso di subentro di una nuova azienda, la continuità del posto di lavoro e del trattamento contrattuale, dicendo no ad appalti al massimo ribasso scaricati sulle spalle dei lavoratori.

 



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