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20 aprile 2024

Conegliano

"Mandatemi pane e aringhe": la lettera dal campo di prigionia aperta dopo 101 anni a Godega

La lettera aperta davanti ai figli, dopo un secolo

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

GODEGA DI SANT'URBANO - Una lettera conservatasi per 101 anni in perfette condizioni, che non era mai arrivata a destinazione. Angelo Bortoluzzi, di Godega, la inviò nel 1918 dal campo di prigionia di Erlangen, in Baviera. Non giunse mai nel comune trevigiano, ma si conservò nel tempo: l’ha trovata il collezionista Tonino Fuser, ad un mercatino dell’antiquariato, e dopo un secolo è stato possibile leggerne il contenuto ai discendenti.

 

La lettera è stata aperta durante uno dei cicli di incontri di storia locale, all’ex oratorio di Sant’Urbano a Pianzano: una serata che ha attirato un centinaio di persone, compresi anche i due figli del Bortoluzzi. “Io qui sto bene”, informa la missiva dal campo di prigionia, con la quale Bortoluzzi chiedeva di inviare pane e aringhe sotto sale.

 

“E’ stata interpretata come la richiesta di un soldato che sta morendo di fame”, spiega il sindaco Paola Guzzo. Va ricordato che le aringhe sono il cibo tipico della Fiera di Godega, che si tiene a marzo: Bortoluzzi scriveva la sua lettera a febbraio, a poca distanza da un evento che per il paese ha da sempre un’importanza capitale. L’uomo chiedeva inoltre informazioni sulla famiglia e sui due fratelli, per sapere se fossero ancora a Godega.

 

La lettera si è conservata in modo ottimale: l’inchiostro è leggibile, nonostante risulti un po’ sbiadito. La missiva è scritta con una grafia elegante e raffinata, cosa che ha portato gli esperti a ipotizzare che sia stata scritta da uno scrivano. Chi scriveva le lettere, infatti, poteva insieme censurare i contenuti ritenuti non adatti ad essere trasmessi.

 

La richiesta di Bortoluzzi, precisa e apparentemente serena, cela infatti un grido più doloroso, quello dettato dalla fame e dalle condizioni della prigionia. Contenuti che non potevano essere direttamente scritti nella lettera, ma che riescono ad emergere se si interpreta correttamente il testo. Bortoluzzi, fortunatamente, non morì nel campo di prigionia e nemmeno in guerra: riuscì infatti a salvarsi e a tornare dopo le sofferenze del conflitto mondiale.

 


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Roberto Silvestrin

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