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23 aprile 2024

Treviso

Il manifatturiero trevigiano rallenta

Indebolimento della raccolta ordini dal mercato interno e dell'utilizzo degli impianti

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Il manifatturiero trevigiano rallenta

TREVISO - Nei primi 9 mesi del 2018 il quadro economico internazionale è stato contraddistinto da una decelerazione della crescita, con dinamiche eterogenee tra i vari Paesi. E’ stato più marcato il rallentamento nelle economie avanzate, mentre nelle economie emergenti lo stesso indicatore è rimasto in linea con i periodi precedenti (+4,7%).

E’ in particolare la componente del commercio mondiale a pesare su questo scenario, per effetto delle misure protezionistiche, che si vanno ad aggiungere all'esaurimento di una politica monetaria espansiva: la variazione annua degli scambi mondiali si assesterà al +4,1% nel 2018 e al +3,8% nel 2019, secondo le previsioni DG-ECFIN rielaborate dall’Istat, dopo che era cresciuto del +4,5% nel 2017. In questo scenario, che pur mantiene gli indicatori fondamentali in territorio positivo, viene subito da chiedersi quanto esposta sia l’economia italiana, e per conseguenza, quella locale, che alla domanda internazionale si sono sempre agganciate, compensando la debolezza strutturale della domanda interna.

Come si posiziona il manifatturiero trevigiano rispetto a questo andamento di fondo? Molti degli indicatori monitorati dalla consueta indagine Veneto Congiuntura di Unioncamere, relativamente al terzo trimestre 2018, mettono in evidenza anche per il tessuto produttivo locale primi segnali di rallentamento, soprattutto sul fronte della produzione e della raccolta nuovi ordinativi.

Nel dettaglio, per la provincia di Treviso è eloquente l’andamento storico del grado di utilizzo degli impianti, che da quattro trimestri consecutivi tende al ribasso, scivolando dal 75% di fine anno 2017 all’attuale 71,8%. Gli fa da coerente corollario la variazione tendenziale della produzione, che si livella ad un +1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, dopo aver conosciuto ritmi decisamente più sostenuti nei trimestri precedenti.

Eloquente anche l’indebolimento della raccolta ordini dal mercato interno: la variazione su base tendenziale si porta in territorio negativo dopo 16 trimestri consecutivi di crescita. Resta invece aggrappata ad un +2,7% la raccolta ordini dal mercato estero, con forte oscillazione negativa rispetto al trimestre precedente (probabile effetto di stagionalità), ma sostanzialmente in linea con quanto rilevato nel primo trimestre dell’anno e nel terzo trimestre del 2017.

Del +3,1% è l’andamento del fatturato su base tendenziale (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). Anche in questo caso una performance non paragonabile a quanto rilevato nel secondo trimestre (+6,4%), ma che si può considerare buona se confrontata con la situazione di un anno fa.   Le previsioni per l’ultimo scorcio d’anno non vanno a prefigurare ulteriori peggioramenti. Delineano piuttosto un quadro che sembra oscillare fra decelerazione e tenuta. Complessivamente, per tutti gli indicatori (produzione, fatturato, ordini) i saldi tra giudizi di crescita e di flessione restano in territorio positivo, all’insegna dunque di un ciclo che resta moderatamente espansivo, benché non nei termini di un anno fa. Si rilevano però importanti differenze: sono più ispirate a cautela le previsioni relative alla raccolta ordini dall’estero (saldo giudizi di +11, contro i +19 di un anno fa), e alla produzione (+13 contro il +16); una situazione leggermente inversa si registra invece per il fatturato (saldo giudizi a +19 contro il 15 di un anno fa) e per la domanda interna (+12, contro il +7 di un anno fa).  

“Stiamo pagando una fase di incertezza, tanto a livello internazionale che nazionale, che non fa bene ai mercati e alle imprese” – commenta il presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza - “Poco possiamo fare se il commercio mondiale rallenta. Certo – sottolinea - dobbiamo evitare di autoinfliggerci, come Italia, ulteriori penalità, valutando bene quali politiche adottare per sostenere la crescita”.  

“Oggi possiamo ancora dire di restare in crescita, seppur più moderata, ma non vorrei che continuasse il rallentamento e ci portasse verso i segni “meno”. Già il territorio bellunese mostra segnali di sofferenza, che sono indipendenti dalla variabile maltempo visti i tempi in cui sono stati raccolti i dati”.

“Ma mi aggrappo ad un dato positivo - chiude il presidente - a livello veneto il settore industriale che ha il più elevato ritmo di crescita della produzione è quello dei macchinari (+4,7% rispetto al terzo trimestre dell’anno scorso). Settore trasversale a quasi tutte le nostre province. I macchinari significano investimenti, gli investimenti significano competitività e lavoro. Io dunque non avrei dubbi quale debba essere la priorità per la politica affinché possa essere sostenuta la crescita”.

 


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