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25 aprile 2024

Marco Tamaro

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Pietro Panzarino - Vicedirettore | commenti |

Marco Tamaro (Venezia, 29/04/1959), agronomo, dirige la Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso dal 2009. Esperto di politiche di gestione territoriale, dopo la maturità classica e la laurea in Scienze Agrarie ha svolto attività di ricerca dal marzo 1988 al luglio 1989 presso il Dipartimento di Scienze Ambientali-Facoltà di Chimica Industriale dell’Università di Venezia, con Alessandro Marani.

Dal 1989 al 2008 ha lavorato presso il Consorzio di Bonifica Destra Piave di Treviso (dal 2002 come vice direttore). È stato componente della Commissione Edilizia nei Comuni di Quarto d’Altino (VE) e Istrana (TV) in qualità di esperto in materia di bellezze naturali e di tutela dell’ambiente (L.R. 31-10-1994 n. 63). È responsabile della programmazione di tutta l’attività della Fondazione Benetton nelle sue diverse articolazioni, segretario del Consiglio di Amministrazione e del Comitato scientifico.

1. Direttore, dal 2009 è successore di Domenico Luciani. Sulla base delle sue esperienze professionali, tenendo conto di quanto scriveva Buffon già nel '700 "lo stile è l'uomo", ci può presentare il suo gruppo di lavoro nella Fondazione?
Nella gestione del personale sono convinto che la responsabilizzazione del singolo soggetto è l'obiettivo principale in tutte le organizzazioni, lui deve saper cogliere il peso dell'onore e dell'onere. Tutto questo vale soprattutto nell'ambito delle istituzioni culturali, dove i maggiori risultati possono nascere dalla responsabilizzazione delle persone.

Mi sono sempre mosso favorendo una auspicabile predominanza dell'autorevolezza rispetto all'autorità. Questo, naturalmente, non significa autogestione, ma creare condizioni per mettere tutti i soggetti in condizioni di poter dare il meglio di sé.

 

2. Mi pare che lo sfondo su cui si muove la Fondazione è la "Convenzione Europea del Paesaggio". Il vostro centro di interesse è "il governo e il disegno del paesaggio". Può delinearcelo? Come si è pervenuti a questa situazione?

Per cogliere fino in fondo il processo bisogna risalire al dato iniziale: la Fondazione Benetton nella prima fase aveva due strutture: la prima, riguardante studi e ricerche, avviata nell'87; l'altra, invece aveva come obiettivo le iniziative culturali. Gli stessi due palazzi in cui operavano, separati anche fisicamente, di fatto favorivano questa distinzione.
Ma il tempo ha operato in modo tale che le due realtà si sono fuse nel 2007; due anni dopo, nel 2009 avvenne il cambio della direzione con il sottoscritto. Il gruppo ha due asset strategici: il primo continua le ricerche sul paesaggio, ossia l'idea primigenia del mio predecessore Luciani; il secondo invece si occupa della valorizzazione culturale e della interpretazione di alcuni fenomeni. Ambedue gli assets, comunque, si muovono nella logica di interpretare il dialogo con la cultura del territorio.
Quasi a dimostrazione dell'ultima affermazione, basti pensare che nella mente dei fratelli Benetton, quando si è voluta questa sede prestigiosa di Palazzo Bomben, è stato creato un passaggio privato ad uso pubblico, anche per favorire la necessità di visitare gli spazi espositivi.
Era evidente, quindi, l'ispirazione di un'apertura verso la città di Treviso. In fondo iniziative culturali srl da sole comportavano alcuni limiti nella conduzione delle varie attività. Anche questo, in qualche modo, a suo tempo ha spinto per ricondurre ad un unicum tutta la scommessa, che si è fatta più interessante. Io stesso sono figlio di questa impostazione e mi sto muovendo, cercando di far dialogare queste due anime.

3. È possibile conoscere qualche dato significativo a livello di risorse impegnate da Benetton?
Da sempre c'è stata grande riservatezza da parte del Gruppo, che non ha mai voluto rendere noto le cifre dei propri investimenti, per evitare che potessero essere interpretate in modo strumentale, quasi " per farsi bello". Guardando i frutti, si può dedurre che per le attività della Fondazione servono diverse centinaia di migliaia di euro, che sono garantite annualmente dal Gruppo che ci sostiene; a ciò bisogna aggiungere i costi per il mantenimento della struttura e di tutto il personale, che si attesta intorno alla ventina di persone.

4. Il paesaggio: come e perché questa scelta caratterizzante della Fondazione?
Soprattutto e sin dalle origini il Gruppo Benetton ha avuto un grande spirito innovativo, un'idea di puntare su iniziative, che potessero essere originali, senza confondersi né con l'Accademia né con i Centri Studi di altra natura. Adesso parlare di paesaggio, da quando c'è la Convenzione Europea, è diventato qualcosa di uso comune, invece quando si è cominciato a individuare questa attività sul paesaggio, non ne parlava nessuno. E proprio la categoria "governo del paesaggio" mi risulta essere frutto di una rielaborazione teorica dell'architetto Luciani.

5. Che fa l'architetto Luciani? come sta?
Sta benissimo e lavora come e più di prima. Da ciò può capire che non è andato molto lontano e la Fondazione continua ad affidargli la gestione del premio Scarpa.
È il settore in cui ha voluto concentrare le sue risorse: non è un caso che continua ad essere il Presidente della giuria del Premio Scarpa.

6. Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino: in che cosa consiste?
Il Premio è stato presentato recentemente a Milano e quest'anno compie 25 anni. Però il termine "premio" è fuorviante, perché non si vince niente.
Infatti è un progetto di ricerca, che mira annualmente a individuare un luogo, non un progettista, non un genio, non un'opera di un archistar. Insomma, un luogo, come dicevo, che possa descrivere in modo adeguato, a livello di speculazione, i rapporti tra le persone e il luogo della loro vita, il modo di insediarsi nel mondo, il luogo in cui ci si raccoglie al suo interno, con una estensione dei rapporti regolari tra persone e insediamenti.
Evidentemente è una tensione tra il bagaglio della memoria e la natura, in cui ci si è insediati. Tutto questo costituisce il background della realtà di un luogo, con la tensione progettuale verso il futuro: noi siamo soliti dire e parlare di "patrimonio di natura e di invenzione", un dato che sintetizza, che fa sintesi delle due realtà, come lo stesso Luciani aveva colto e definito anni or sono.
Si tratta di individuare dei luoghi, che ci permettano di misurarci con diverse scale, in aree geografiche diverse, sui temi della ricerca paesaggistica: studiare il paesaggio significa cogliere il modo e le modalità con cui l'uomo si insedia in una realtà e fa suo il territorio nel quale è andato a vivere.
Nella storia hanno cominciato dapprima gli agricoltori, che hanno messo radici nei luoghi individuati e rimanendo là sono diventati creatori di paesaggi. Il filosofo Heidegger diceva " non sono perché penso, ma perché abito!".
Abitare, dal punto di vista filologico, si raccorda con la radice greca di "casa" e di là nasce anche la categoria ecologia, che in qualche modo è riconducibile al fenomeno fondativo dell' insediarsi che per noi è fondamentale.

7. Ci presenta i vincitori di quest'anno?
Il premio di quest'anno descrive in modo specialissimo questa idea, perché coglie due luoghi, due micro insediamenti vicini a Srebrenica, Osmace e Brezani, luoghi in cui c'è un ritorno umano, delle persone, dopo i tragici fatti del 1995. Quindi c'è una ricostruzione di questi legami tra l'uomo e il suo luogo, dove torna a insediarsi dopo lo strappo tremendo che ha fatto saltare una generazione. Noi ci siamo confrontati con questo fenomeno, cercando di tenere distante il dramma dell'omicidio degli anni '90, perché non era lo scopo della nostra ricerca. Se avessimo tenuto conto della storia tragica, avremmo spostato tutta la nostra attenzione altrove. In questa ricerca ci siamo uniti ad altri, che da tempo si occupavano di quei territori, che erano lì ad aiutare quelle persone a riprendere il senso di quei luoghi, prendendo in mano le memorie perdute, perché adesso ci sono dei trentenni, che sono lì, perché nel '95 avevano solo cinque anni.
Quelli un poco più grandi di loro ossia coloro che avevano dai 10 ai 12 anni, purtroppo, finirono nelle fosse comuni. Ma questi trentenni non hanno avuto un padre, un nonno, che insegnasse loro in che modo stare insieme, come formare comunità, di fatto si è perso la cognizione dei rapporti con il territorio, si è persa la memoria dei luoghi. Con questa nuova realtà comincia e continua la scommessa e la sfida!

A Treviso, la campagna 2014 prosegue nelle giornate di venerdì 9 e sabato 10 maggio, con l'inaugurazione di un'esposizione, un seminario pubblico di riflessione, la pubblicazione di un dossier dedicato a Osmace e Brezani e la cerimonia di consegna ai responsabili del luogo del sigillo, disegnato da Carlo Scarpa (1906-1978), l'inventore di giardini, che dà il nome al Premio. Per la circostanza venerdì 9 maggio è programmata una conferenza dedicata ai primi venticinque anni del Premio.



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