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20 aprile 2024

Maria e i giochi dell'estate ..4

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Alberta Bellussi | commenti |

I giochi dell’estate

Alla bambina dagli occhi di cielo piaceva molto andare a scuola ma quando arrivavano le vacanze era molto felice perché poteva trascorrere giornate intere a giocare con i suoi amici.

Quanti giochi si potevano fare d’estate. Ci si dava appuntamento nel cortile di qualcuno del Borgo e li si passava l’intera giornata.

Nel giardino di Maria c’era una grande acacia davanti a casa. Dal ramo più maestoso e robusto di questo albero scendeva un’altalena fatta con delle lunghe corde e con una tavoletta di legno come seggiolino.  La nonna diceva sempre a Maria “sta attenta co te va sul biscol che no te casche” ma lei alzava le spalle e usciva allegra. E dalla mattina alla sera le corde di questo gioco erano sollecitate e stridevano con suono rumoroso ad ogni dondolata nell’attrito con il ramo. Ad ogni spinta si guadagnava un centimetro di cielo e alla bambina sembrava di volare. E su di nuovo verso il cielo. La sfida più divertente era quella di andare più in alto possibile e poi saltare in volo dall’altalena e cadere in piedi. La prova di abilità non sempre aveva esito positivo e spesso Maria e i suoi amici cadevano rovinosamente con ginocchia e faccia a terra, ma un secondo dopo erano, di nuovo in piedi, pronti per un nuovo lancio.

Il marciapiede lungo, di porfido, davanti casa era una fucina che permetteva di svolgere giochi di ogni tipo.

Bastava un pezzetto di coccio di vaso, per fiori, arancione per segnare i quadrati del Campanon sul marciapiede. Ognuno si muniva di un sassolino piatto da lanciare sul quadrato. A ogni lancio si saltava su una gamba sola prendendo il sasso senza perdere l’equilibrio, senza mettere giù l’altro piede o toccare le linee altrimenti si doveva ritornare al punto di partenza.

 Poi stanchi di saltare sui quadrati si prendeva un lungo elastico da mutande e si giocava al Gioco dell’elastico. Due bambine tenevano l’elastico teso fra le loro gambe divaricate, mentre un terzo giocatore eseguiva tutta una sequenza di salti che di solito era sempre la stessa e quando si inciampava o  si toccava l’elastico si doveva lasciare il turno ad un altro bambino. Di solito questo era un gioco più da bambine come tutti le varie canzoncine accompagnate dai movimenti delle mani. Ovunque Maria si trovasse con le sue amiche si mettevano sempre a cantare “ Ero in bottega tic e tac che lavoravo tic e tac e non pensavo tic e tac alla prigione tic e tac. Ma un brutto giorno tic e tac la polizia tic e tac mi porto via tic e tac da casa mia tic e tac. Ma io furbone tic e tac presi un bastone tic e tac e glielo diedi tic e tac sul suo testone tic e tac. Ma il suo testone tic e tac era un melone tic e tac e lo mangiai tic e tac per colazione tic e tac. La colazione tic e tac era squisita tic e tac e la storiella tic e tac è già finita tic e tac”.

E poi a saltare con la corda o a giocare ai 10 fratelli con la palla. Palla 1, palla 2… palla 10 e se sbagliavi dovevi lasciare il turno e poi ricominciare da capo.

E poi tutti nascosti dietro il balcone che dava in strada, emozionati e in silenzio, ad aspettare qualcuno che raccogliesse quel portafoglio buttato sul ciglio a cui avevamo appeso un invisibile filo da pesca. Appena qualcuno si avvicinava per raccoglierlo lo toglievamo velocemente, lasciando l’ingenuo che ci era caduto nello scherzo, a bocca aperta, con tanto di risate di noi bambini felicissimi perché era riuscito.

Via in sella alla bicicletta Maria e i suoi amici, d’estate, erano davvero tanti e si muovevano per la borgata in gruppo che  sembravano una squadra di ciclisti.

I bambini conoscevano tutti i campi, i cortili,i prati e soprattutto, d’estate, erano le canalette di cemento, piene di acqua che servivano per l’irrigazione, a essere teatro di molti giochi. Quando erano asciutte diventavano delle autostrade lunghissime da percorrere mentre quando erano piene d’acqua che scorreva limpida si trasformavano in una piscina dove fare il bagno.

Era già tardi il sole scendeva ed era quasi buio.

I bambini prendevano le loro biciclette e di corsa tornavano a casa dove la mamma li aspettava con il sorriso e una nuova giornata di amicizia e serenità era trascorsa ancora una volta.

 



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