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28 marzo 2024

Italia

Migranti, la rabbia delle Ong: "Accuse vergognose"

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Migranti, la rabbia delle Ong:

Medici Senza Frontiere si dichiara "indignata" per gli attacchi al lavoro delle Ong che soccorrono i migranti in mare. "Le accuse contro le Ong in mare sono vergognose, ed è ancora più vergognoso che siano esponenti della politica a portarle avanti, attraverso dichiarazioni false che alimentano l’odio e discreditano Ong che hanno come unico obiettivo quello di salvare vite”, ha detto Loris De Filippi, presidente di Msf, che esporrà esporrà il proprio punto di vista alle istituzioni il 2 maggio, in audizione alla Commissione Difesa del Senato. Nel frattempo, l'Organizzazione segue con attenzione quanto viene dichiarato in riferimento alle attività di ricerca e soccorso delle Ong, e quindi anche di Msf, e valuterà in quali sedi intervenire a tutela della propria azione, immagine e credibilità.


"È una polemica strumentale che nasconde le vere responsabilità di istituzioni e politiche, che hanno creato questa crisi umanitaria lasciando il mare come unica alternativa e hanno fallito nell’affrontarla e nel fermare il massacro - denuncia De Filippi - Se ci fossero canali legali e sicuri per raggiungere l’Europa, le persone in fuga non prenderebbero il mare e si ridurrebbe drasticamente il business dei trafficanti. Se ci fosse un sistema europeo di aiuti e soccorsi in mare non ci sarebbe bisogno delle Ong”.

In riferimento alle false accuse sul lavoro in mare delle Ong, Msf ricorda che "i soccorsi avvengono secondo il diritto del mare e dei rifugiati sotto il coordinamento e le indicazioni della Guardia Costiera italiana; che non riceviamo telefonate dirette dai trafficanti; che le Ong lavorano in acque internazionali e solo in pochi casi eccezionali, in presenza di naufragi imminenti e sotto autorizzazione delle autorità competenti, sono entrate in acque libiche; che il lavoro di Msf in mare è sostenuto esclusivamente da fondi privati; che non ci sono prove che i soccorsi siano un fattore di attrazione; che persone disperate, torturate, afflitte da guerre, persecuzioni e povertà continueranno a partire; che fino a quando non verranno garantiti canali legali e sicuri per trovare sicurezza in Europa e un sistema europeo di aiuti e soccorsi in mare, quelle stesse persone continueranno a rischiare e perdere la propria vita nel Mediterraneo".

Medici senza frontiere ringrazia infine "le tante componenti della società civile che stanno rispondendo alle false accuse sulla base di una corretta informazione, prendendo posizione a favore delle organizzazioni e dell’azione di soccorso in mare".

SAVE THE CHILDREN - "Il 2016 è stato l’anno in cui nel Mar Mediterraneo si è registrato il più alto numero di morti in mare, oltre 5.000 e il 2017 potrebbe essere peggiore. Sono già 962 le persone che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno e per questo motivo è necessario continuare le operazioni di ricerca e salvataggio in mare, fino a quando non verranno introdotto vie alternative e sicure per consentire ai migranti di raggiungere l’Europa". Lo sottolinea Save The Children.

La missione di Save the Children è quella di salvare i bambini e non possiamo rimanere a guardare mentre affogano nel tentativo di scappare dalla violenza, dalle persecuzioni e dalla povertà estrema. Per questo motivo dal 2016, con la nave Vos Hestia, abbiamo deciso di partecipare alle missioni di ricerca e salvataggio: salviamo le persone dal rischio di annegare e proteggiamo i bambini che sono i più vulnerabili, quando salgono a bordo della nostra nave", afferma Valerio Neri, Direttore Generale dell’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti.

"Le operazioni della nave di Save the Children avvengono sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana, e respingiamo con forza ogni accusa della più minima connessione con i trafficanti. La Vos Hestia opera solo in acque internazionali e non è mai entrata in acque libiche”, continua Valerio Neri. “Nei giorni scorsi il Procuratore di Catania che sta indagando sulle operazioni delle ONG ha chiaramente specificato che Save the Children non è tra le organizzazioni il cui operato desta sospetti e preoccupazione. La stessa posizione è stata espressa pubblicamente da alcuni membri della Commissione Difesa del Senato che stanno svolgendo un’indagine conoscitiva sullo stesso tema e che nei giorni scorsi, dopo aver avuto modo di ascoltare anche Save the Children, hanno dimostrato apprezzamento per l’attività dell’organizzazione”.

La Vos Hestia "è l’unica nave tra quelle presenti nel Mediterraneo nelle operazioni di ricerca e salvataggio, a dedicare particolari interventi di protezione nei confronti dei bambini e dei minori non accompagnati che rischiano la vita durante il loro viaggio".

Il lavoro di Save the Children per supportare in particolare i minori migranti "non avviene solo attraverso le operazioni di salvataggio in mare: Save the Children supporta interventi di cooperazione allo sviluppo nei loro paesi di origine, con particolare attenzione ai bambini che sono i più vulnerabili e che spesso intraprendono da soli il viaggio verso l’Europa, esponendosi a gravissimi rischi, violenze e spesso abusi e sfruttamento".

I minori non accompagnati, nel solo 2016, rappresentavano infatti circa il 90% di quelli arrivati in Italia e l’intervento dell’Organizzazione "continua dopo il salvataggio attraverso il supporto dato dai team di protezione dei minori sugli sbarchi in frontiera Sud, fino alle attività dei tre centri diurni Civico Zero a Roma, Milano e Torino e al supporto alla frontiera Nord del paese".

"Se gli sforzi di ricerca e salvataggio in mare venissero interrotti, non diminuirebbe il numero dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa, perché non cesserebbero i motivi che spingono uomini, donne e bambini a rischiare la vita in mare pur di non morire nei loro paesi di origine o in Libia, né cambierebbe l’approccio disumano dei trafficanti senza scrupoli. Unica conseguenza sarebbe l’aumento del numero di morti in mare. La presenza di navi che operano per la ricerca e salvataggio in mare non rappresenta un fattore di attrazione, ma semplicemente un modo per consentire ad un numero maggiore di persone di sopravvivere", conclude Valerio Neri.

 


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