ROMA - Uomo, cinquantenne, istruito: è questo il profilo dell'imprenditore montano in Italia secondo il Rapporto Montagne Italia 2016. Ha un'età media di 50,9 anni, per il 73,9% ha conseguito un diploma o una laurea ed è di sesso maschile nel 75,5% dei casi. Al centro della sua scelta imprenditoriale ci sono la continuità dei rapporti familiari (75,9%) e il legame con il territorio (70,1%).

Per quanto riguarda la capacità produttiva, il 30,4% delle aziende denuncia una situazione di perdurante crisi e, nel 2015, il 52% delle imprese ha registrato un fatturato inferiore a 100 mila euro.

Cresce il ricorso all'e-commerce soprattutto nel settore turistico-ricettivo ma le reti d'impresa raggiungono la montagna soltanto per il 3,5% delle aziende e solo l'1% lavora il franchising. Se nelle aree montane dell'Italia, dal 2007 al 2014, si è registrato un decremento demografico dello 0,005%, secondo il rapporto, la popolazione straniera è cresciuta di 400 unità e in più di un terzo dei comuni montani le imprese a titolare straniero sono aumentate del 10%, con la tendenza a sostituire la manodopera locale.

"C'è la volontà di dare un'anima alle politiche legate alle autonomie, con una particolare specificità verso quelle della montagna", ha aggiunto il ministro agli Affari Regionali Enrico Costa. "E' fondamentale la direzione verso cui vogliamo andare perché il Def è stato molto chiaro indicando una strategia nazionale per la montagna", ha detto il ministro. "Abbiamo chiesto che un capitolo venga riservato alla montagna", ha aggiunto riguardo il Fondo sviluppo e coesione e ha annunciato di essersi posto "l'obiettivo di andare a riconoscere l'estensione territoriale e la montanità come due elementi fondamentali nell'ambito degli incentivi che debbono essere riconosciuti".