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24 aprile 2024

Nord-Est

Mose, Baita: "Tutto parte da Roma"

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Mose, Baita:

VENEZIA - L'inchiesta Mose, con le tangenti, i fondi neri, gli arresti e gli indagati eccellenti tra Veneto e Lombardia, è stata sottovalutata, secondo il grande accusatore Piergiorgio Baita (ex ad della Mantovani) perché "non è un caso locale. Tutto parte da Roma perché la salvaguardia di Venezia è un caso nazionale".

Baita lo ha detto ieri mattina uscendo dall'aula del Tribunale di Venezia, al termine del controesame del processo nel quale sono rimasti otto imputati, tra cui l'ex sindaco Giorgio Orsoni (finanziamento illecito), l'ex ministro Altero Matteoli, e l'ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva (entrambi per corruzione). Baita aveva ricostruito nell'udienza precedente, esaminato dai Pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e dall'aggiunto Carlo Nordio, il sistema con cui l'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova (Cvn) Giovanni Mazzacurati rastrellava fondi neri con sovrafatturazioni pilotate, giocando sul fatto - secondo Baita - che solo così le imprese consociate avrebbero potuto lavorare.

 

Ma durante il contro-riesame da parte delle difese e le repliche dei Pm, Baita ha parlato di un Cvn che, in fase di chiusura per i lavori ormai avanzati del Mose, doveva sopravvivere, dandosi un'altra mission, così come aveva ideato Mazzacurati. Secondo Baita, l'intento dell'ex presidente del Consorzio era di sviluppare ancor più la propria creatura. Così Baita, se da una parte ha confermato l'impianto accusatorio della Procura, ha anche alzato il tiro.

 

Secondo la sua tesi, Mazzacurati avrebbe continuato a fare cassa utilizzando anche gli accantonamenti fatti dai consorziati, seguendo un progetto "imprenditoriale" di cui - ha sostenuto - era il "padrone assoluto", e che "grazie ai fondi dati alla politica che assicurava opere e protezione" metteva "le aziende nella condizione di non potersi staccare: lavori solo se paghi anche se si brontolava". Per Baita l'ingegnere mirava a diventare l'uomo delle grandi opere, con le spalle protette dalla politica "foraggiata" con gli stessi soldi delle imprese consorziate. Costrette a pagare per lavorare. Per chi non ci stava, ha detto Baita, Mazzacurati si trasformava in un "killer".

 



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