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20 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Mozione in Regione contro i profughi a Soller

Villanova: "Sarebbe minata sicurezza e tranquillità dei cittadini"

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Mozione in Regione contro i profughi a Soller

CISON DI VALMARINO - Non si sa nemmeno se arriveranno. E, se arrivaranno, non si sa chi siano i ragazzi che potrebbero trovare alloggio al Borgo Teson di Cison di Valmarino. Nessuno, per ora, può sapere da dove vengono, che storia hanno, da dove sono partiti e dove sono diretti. Nessuno, insomma, può sapere chi sono ma Villanova non ha dubbi: con l’arrivo di 80 profughi a Soller sarebbe “minata la tranquillità e la sicurezza degli abitanti della zona e dei comuni limitrofi”.

 

E’ partendo da questo presupposto, e dal fatto che i migranti vengono utilizzati come "una macchina da soldi", che il consigliere leghista ha deciso di presentare in consiglio regionale la mozione contro l’arrivo dei profughi a Cison di Valmarino. “Voglio portare all’attenzione della Regione il paradosso che stiamo raggiungendo nell’accogliere i profughi - esordisce Villanova - Infatti, in un paese che conta 85 abitanti vengono fatti alloggiare 80 profughi. Questa dovrebbe essere integrazione? Con la mozione chiedo alla Regione di attivarsi presso le sedi competenti affinché sia bloccato l’arrivo di 80 migranti nel "Borgo Teson" nel comune di Cison di Valmarino”.

 

“Il proprietario del complesso noto imprenditore della zona - continua il consigliere regionale - avrebbe partecipato ad un bando pubblico della Prefettura di Treviso per l’affidamento nel territorio della Provincia di Treviso del servizio di accoglienza ed assistenza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Un accordo fatto senza tener conto della situazione della Comunità. Tant’è che l’arrivo dei migranti al Borgo Teson è fortemente osteggiato dai cittadini”.

 

Nella mozione viene specificato che secondo la Comunità di Soller i migranti sono usati come "mezzo per produrre denaro, per sopperire all’incapacità imprenditoriale di ridare vita a questa ex casa colonica e per celare dietro alla parola “integrazione” un articolato sistema di sfruttamento".

 



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