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24 aprile 2024

Vittorio Veneto

NATA NEL 1909

Ida Tomè ha cent’anni. Un secolo di ricordi. Una vita da raccontare e tante altre cose da fare: come leggere, per esempio

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

NATA NEL 1909

di Emanuela Da Ros

Vittorio Veneto - È bellissimo guardarla leggere. Ida Zanatello Tomè, 100 anni tondissimi fatti il 10 gennaio, inforca gli occhiali (ma neanche sempre) e legge.
 In passato ha letto romanzi, poesie, parabole, racconti…Ma ora, che la vista non l’assiste sempre,  rilegge. Libri che conosce quasi a memoria, dice, “così che se anche le parole improvvisamente si sfuocano, posso decifrarle con gli occhi della mente. O del ricordo”.


Quando incontro Ida (seduta al tavolo del cucinino) sta leggendo “le massime eterne” di un volume che si intitola “La pratica di amar Gesù Cristo” e l’aforisma su cui riflette è “Tutto è destinato a passare: il bene, il male, la sofferenza, il dolore…”.
Ida Zanatello Tomè è nata prima dello scoppio della prima guerra mondiale. E ha attraversato tutto il Novecento, cioè il secolo che ha prodotto i più grandi cambiamenti nella società occidentale.
“Se le raccontassi la mia vita – mi assicura – potrebbe scrivere un libro e avere un grande successo!”
La figlia Teodora le dice che non ho tempo di ascoltare un secolo intero della sua vita. Che sono venuta per farle gli auguri. E sapere come sta.
Ida sta bene. Ha una mente lucida e attenta. Cammina, si muove, si lava da sola il viso, anche se – negli ultimi tempi – deve ricorrere all’aiuto della nuora per fare il bagno o lavare i riccioli bianchi. Nel 1972 ha scoperto di avere il diabete, che le ha progressivamente fatto perdere un po’ di vista, poi ha avuto un infarto e si è rotta un femore…ma si è ripresa da ogni piccolo-grande infortunio.
E i mali che la fanno soffrire ora non sono fisici: 30 anni fa è rimasta vedova del marito Pietro, che aveva condiviso con lei una buona parte di vita, e pochi mesi fa ha perso il primogenito Giuseppe che, a 75 anni, è stato colpito dalla leucemia.


Ida è stata un’emigrante. Figlia di genitori veronesi (a loro volta emigranti: il papà proveniva dal Brasile), è nata in Svizzera e, dai 12 ai 36 anni, ha vissuto in Belgio “a Chatelineau”(precisa facendo lo spelling perché lo scriva correttamente). “Quando siamo arrivati in questo villaggio del Belgio, nel 1920, non conoscevamo nessuno, ma eravamo sorretti da una grande fede. Prima di aprire la valigia, mia mamma si è guardata intorno e ha chiesto: Dov’è la chiesa?

In Belgio, dove lavoravo in una fabbrica di sigari, ho conosciuto mio marito, originario di Cordignano, anche se poi la famiglia si è trasferita a Cappella Maggiore. Ci siamo sposati e abbiamo messo al mondo Giuseppe. Dopo un anno dalle nozze, mio marito si è ammalato e i medici hanno detto che non avrei più potuto avere figli. Inoltre, a causa delle condizioni di salute di Pietro, abbiamo dovuto abbandonare il Belgio e tornare in Italia, a Cappella. Nella sua famiglia erano già in 18. Con me, mio marito e mio figlio, la famiglia Tomè ha avuto altre tre bocche da sfamare. Sono stata in famiglia 18 anni. Lavoravo tanto ma non potevo nemmeno spostare un pezzo di pane sulla tavola. Ero una sorta di estranea. Nel frattempo però, contro ogni previsione dei medici, sono rimasta incinta di altri quattro figli (Giovanni, Bruno, Anna e Teodora). E finalmente, nel 1961, io e mio marito siamo stati in grado di comperare un pezzo di terra a San Giacomo e di trasferirci qui con i figli.”


Cent’anni sono moltissimi. E’ stata felice nella sua vita?
Sono stata felice i primi anni di matrimonio, in Belgio, con mio marito e il mio primogenito. E quando sono nati gli altri figli,  i 7 nipoti e i 7 pronipoti. Ma ho tribulà tant. Ho sofferto negli anni “in famiglia”: quando abitavo a Cappella, i miei genitori -rimasti in Belgio - sono morti - e io non ho potuto andare al loro funerale perché non possedevo nemmeno una lira mia. E non mi sono stati dati i soldi del viaggio…

E ora?

Ora sono serena. Sono circondata da tanto affetto. E da così tanti ricordi da scriverne un libro...

 


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