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20 aprile 2024

Treviso

MURARO: "ANTIDEMOCRATICO ELIMINARE LE PROVINCE"

Il presidente di Treviso difende il ruolo degli enti provinciali

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Treviso - Da Padova il proclama del presidente della Provincia di Treviso: "Sopprimere le Province non è un passo verso la semplificazione amministrativa e nemmeno un segno di democrazia".

Muraro ha affrontato nuovamente il tema della minacciata soppresssione degli enti provinciali e lo ha fatto al convegno nazionale “Il punto sul federalismo fiscale”, tenutosi ieri a Padova.  Il presidente trevigiano è intervenuto al convegno organizzato dall’Università di Padova e dalla Regione in qualità di membro del direttivo dell'Unione Province Italiane.

"Il federalismo rappresenta una svolta epocale nella restaurazione statale – ha detto Muraro – finalmente avverto la volontà trasversale di portare avanti queste riforme. I territori hanno bisogno di un sistema di governo di area vasta: la presenza istituzionale comunale è eccessivamente frazionaria e la logica regionale appare a volte distante".  Secondo il presidente della Provincia, quindi, sopprimere le Province per dover creare comunque delle agenzie esterne alle Regione che sopperiscano alle funzioni delle Province, non è di sicuro un passo verso la semplificazione amministrativa e nemmeno un segno di democrazia.

"I cittadini, - ha argomentato Muraro - si troverebbero l’area vasta governata da persone che non hanno eletto direttamente ma che sono state nominate. Le Province non sono fatte solo di manutenzioni, ma offrono servizi al territorio che solo un ente di governo dell’area vasta può dare. Perché ricordiamo che i Comuni ragionano coi prg e la Provincia è l’unica in grado di dare una pianificazione sovracomunale. Certo, bisogna avere i numeri per definirsi area vasta, e le Province stesse sono disposte a definire i parametri minimi".

"La vera riforma dello Stato - ha concluso Leonardo Muraro -  deve guardare alla cancellazione delle sovrapposizioni di competenze. Un vero riordino: competenze certe, ma anche tributi certi. Perché abbiamo visto che se lo stato non funziona, l’economia corre lo stesso. E la politica rimane indietro”.

 


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