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24 aprile 2024

Treviso

Non ci sono medici a Treviso: "Ne mancano almeno 300"

La Cgil di Treviso: “La misura è colpa, pronti a mobilitazioni”

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Non ci sono medici a Treviso:

TREVISO - Nella Marca mancano almeno 300 medici, solo in ambito ospedaliero. Parla di “emergenza del personale medico” il segretario generale della Fp Cgil, Ivan Bernini.

“L’emergenza non nasce oggi – spiega Bernini –, nella nostra provincia mancano anestesisti, psichiatri, ortopedici, ginecologi solo per fare alcuni esempi. Più volte sia i sindacati che lo stesso Ordine dei Medici hanno provato a rappresentare i problemi nei confronti della Regione e delle direzioni. Spesso sono rimasti o inascoltati o è arrivata soltanto la classica pacca sulla spalla della serie “portate pazienza”. Ma la pazienza è ormai al limite e aumenta la frustrazione, oltre che lo stress, correlato a ritmi non sostenibili e a responsabilità crescenti”.

“Il personale medico non vede rinnovato il contratto da oltre 10 anni prosegue il responsabile della Cgil Medici di Treviso, Tiberio Monari – viene spostato da un ospedale all’altro per coprire prestazioni e interventi, con la scusa che siamo considerati tutti dirigenti facciamo un monte orario superiore alle 38 settimanali senza che vi sia riconoscimento, turni e reperibilità che si accumulano dopo aver svolto il normale orario di lavoro. Non vogliamo allarmare nessuno, ma non siamo più disponibili a tacere, lo facciamo per il nostro lavoro e per la qualità delle cure che rivolgiamo ai cittadini. In poche parole: anche chi attraverso il proprio lavoro garantisce un diritto, quello a essere curato e assistito, ha dei diritti”.

“Se andiamo a vedere le condizioni nel loro insieme, e guardiamo anche alle retribuzioni di questi lavoratori, ci accorgeremo che non è sorprendente il fatto che manchino medici nel territorio. Molti se ne sono andati a causa dei blocchi delle assunzioni, altri se ne rimangono all’estero visto il riconoscimento sociale, oltre che professionale, e la valorizzazione economica. Non c’è dubbio che le dinamiche che hanno portato a questa situazione sono tante e diverse. Ma alcune potevano essere affrontate da tempo, dall’imbuto sulle specializzazioni al basso tasso di borse di studio. Ciò non toglie che, se non si riconoscono e valorizzano anche economicamente questi professionisti, che tra formazione e specializzazioni hanno investito almeno 11 anni della loro vita di studio, l’emergenza non cesserà.

Come non cesserà a colpi di Tweet o a post su Facebook come qualche Presidente di Regione è solito fare. Le parole e le pacche sulle spalle non bastano più”. concludono Monari e Bernini – “Siamo pronti a partire tutti insieme con forme di mobilitazione locale”.

 


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